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IN EVIDENZA

  • Saman Abbas, la madre è arrivata in Italia

    Condannata all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della figlia, Nazia nega le accuse e sostiene che altri parenti siano i veri responsabili.Saman Abbas, la madre è arrivata in Italia – Nanopress.itOltre a Nazia Shaheen e suo marito Shabbar Abbas, gli altri parenti coinvolti nel caso di Saman Abbas sono: Danish Hasnain, lo zio di Saman, che è stato condannato a 14 anni in primo grado e due cugini di Saman, inizialmente imputati, ma assolti in primo grado. Saman Abbas, la madre è arrivata in ItaliaNazia Shaheen, la madre di Saman, è stata estradata dall’Italia dopo essere stata arrestata in Pakistan. Condannata all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della figlia, Nazia nega le accuse e sostiene che altri parenti siano i veri responsabili. Ora che è in Italia, avrà l’opportunità di fornire la sua versione dei fatti agli inquirenti italiani.L’ultima immagine di Saman con la madre risale alla notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021, poco prima che la giovane venisse uccisa per aver rifiutato di lasciare il suo fidanzato, con cui avrebbe voluto presto convolare a nozze. Il caso è ancora in corso e l’appello è previsto per l’autunno. Le dichiarazioni di Nazia potrebbero portare nuovi elementi alla luce.Oltre a Nazia Shaheen e suo marito Shabbar Abbas, gli altri parenti coinvolti nel caso di Saman Abbas sono: Danish Hasnain, lo zio di Saman, che è stato condannato a 14 anni in primo grado e due cugini di Saman, inizialmente imputati, ma assolti in primo grado. LEGGI TUTTO

  • Fine vita, il governo impugna la legge della Toscana

    Il governo ha deciso in Consiglio dei ministri di impugnare la legge Toscana sul fine vita. La regione era stata la prima in Italia a disciplinare questa materia: con le sue disposizioni degli scorsi mesi si occupava di definire la procedura con cui le Asl sono autorizzare a somministrare i farmaci ai pazienti che ne facciano richiesta, previa corrispondenza di questi ultimi ai criteri fissati dalla Corte Costituzionale. La Toscana si è mossa per colmare il vuoto normativo determinato dal Parlamento, che non ha mai legiferato sull’argomento nonostante l’invito – con una sentenza del 2019 – della stessa Corte. A partire da quell’anno, il suicidio assistito in Italia è legale: i pazienti devono rientrare però in alcuni requisiti: irreversibilità della patologia, presenza di sofferenze fisiche o psicologiche, che il paziente reputa intollerabili, (c) dipendenza del paziente da trattamenti di sostegno vitale, (d) capacità del paziente di prendere decisioni libere e consapevoli. 

    Giani: “Decisione paradossale, difenderemo la nostra legge”

    “È paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il Governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte costituzionale che ha indicato la necessità di colmare un vuoto legislativo in materia di suicidio medicalmente assistito”, ha commentato il governatore toscano Eugenio Giani. “Difenderemo con determinazione la nostra legge, certi di aver agito nel rispetto della legalità, della Costituzione e, soprattutto, delle persone. Come presidente della Regione Toscana – dice sempre Giani – esprimo profonda delusione per la decisione del Governo di impugnare la nostra legge sul fine vita. Questa legge rappresenta un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili. La nostra normativa – aggiunge – è stata elaborata in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n.242 del 2019, che ha indicato la necessità di colmare un vuoto legislativo in materia di suicidio medicalmente assistito. In assenza di una legge nazionale, la Toscana ha scelto di dare risposte concrete ai cittadini, nel pieno rispetto dei principi costituzionali”.  LEGGI TUTTO

  • È stata scoperta una rete di antiche città in Amazzonia, abitata quando in Europa c’era l’Impero Romano

    Caricamento playerUn gruppo di archeologi guidati dal francese Stéphen Rostain ha scoperto i resti di una serie di antiche città nella foresta amazzonica dell’Ecuador, grazie a una tecnologia di telerilevamento basata sul laser e a indagini sul campo. L’articolo scientifico che documenta la scoperta, pubblicato sulla rivista Science, spiega che queste città furono abitate circa tra il 500 a.C. e un periodo compreso tra il 300 e il 600 d.C., più o meno quando in Europa c’era l’Impero Romano.
    Appartenevano al cosiddetto popolo Upano, così chiamato dal nome di un fiume che scorre in una regione collinare ai piedi delle Ande: è la più antica società umana amazzonica mai scoperta e studiata. Questi insediamenti infatti hanno almeno mille anni in più dei più antichi trovati in precedenza nell’Amazzonia.
    Rostain è un archeologo esperto di antiche civiltà amazzoniche precolombiane, cioè che vivevano in America prima che ci arrivasse Cristoforo Colombo nel 1492, ed è un ricercatore del Centre national de la recherche scientifique (CNRS), l’analogo francese del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) italiano. Aveva iniziato a studiare alcune montagnole del tipo che solitamente nasconde resti di antiche costruzioni nella valle dell’Upano una trentina d’anni fa, ma per molto tempo lui e i suoi colleghi si erano limitati a studiare due siti principali, Sangay e Kilamope, dove sono stati trovati manufatti di ceramica dipinta e incisa.
    Le sue scoperte si sono estese dopo che nel 2015 l’Istituto nazionale per il patrimonio culturale dell’Ecuador realizzò una mappatura aerea della valle dell’Upano con un LIDAR, uno strumento che permette di misurare la distanza di oggetti e superfici attraverso impulsi laser e che per questo può essere usato per rilevare la presenza di strutture umane nascoste in una fitta foresta. Grazie alle informazioni ottenute in questo modo gli archeologi si sono accorti che i siti a loro noti erano collegati ad altri, fino ad allora sconosciuti, attraverso una rete di strade. Complessivamente sono stati trovati cinque grandi insediamenti e dieci più piccoli in una zona di 300 chilometri quadrati. Le strade più grandi misuravano 10 metri di larghezza e si allungavano fino a 20 chilometri.
    La copertina di Science del 12 gennaio 2024, dedicata alla scoperta della rete di antiche città scoperta in Amazzonia
    Sono state trovate le tracce di campi coltivati a mais, patate e manioca (un altro tubero), canali, abitazioni e costruzioni per cerimonie religiose, entrambe realizzate con mattoni di fango, l’unico materiale da costruzione reperibile nella regione. Il gruppo di Rostain ha stimato che nella rete di centri potessero vivere almeno 10mila persone, forse fino a 30mila nei periodi di picco demografico. Sarebbe una popolazione numericamente simile a quella che abitava Londra in epoca romana e capace di organizzare il lavoro in maniera complessa, avendo potuto realizzare una rete urbana di questa estensione.
    La scoperta è una ulteriore conferma del fatto che le popolazioni della foresta amazzonica non vissero sempre in piccoli gruppi più o meno nomadi, come si pensava in passato, ma che nella regione si svilupparono anche altri tipi di società prima dell’arrivo degli europei. LEGGI TUTTO

  • Elly Schlein compie 40 anni, la carriera politica della segretaria del Pd

    Nata il 4 maggio 1985 a Lugano, in Svizzera, la segretaria del Partito Democratico è la prima donna e la più giovane politica a guidare il partito. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Bologna, si dedica all’attivismo nell’associazionismo studentesco. Dopo l’elezione al Parlamento europeo nel 2014, si candida alle regionali in Emilia-Romagna nel 2020, dove viene nominata vicepresidente e assessora regionale al Welfare, politiche giovani e Patto per il Clima. Nel 2023 vince le primarie del Pd con il 54% dei voti LEGGI TUTTO

  • Referendum 8 e 9 giugno, il compenso per gli scrutatori e i presidenti di seggio

    Domenica 8 e lunedì 9 giugno gli italiani saranno chiamati a votare su cinque referendum che affrontano temi centrali come il lavoro e la legge per la concessione della cittadinanza. In vista della consultazione, è utile sapere quale sarà il compenso previsto per chi sarà chiamato a svolgere il ruolo di scrutatore o presidente di seggio. Per entrambi i ruoli è previsto un compenso stabilito per legge, che varia in base al numero di schede da scrutinare e alla presenza di eventuali elezioni amministrative nello stesso comune. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

    Il compenso per gli scrutatori

    Secondo la normativa in vigore, gli scrutatori riceveranno un compenso base di 104 euro, a cui si aggiunge una maggiorazione a ciascun quesito in più oltre il primo, pari a 22 euro a scheda. Con cinque quesiti in programma, l’importo complessivo per ogni scrutatore sarà quindi di 192 euro. Nei comuni italiani in cui si voterà contemporaneamente anche per il rinnovo delle amministrazioni locali, essendo una doppia consultazione, il compenso salirà a 208 euro.
    Il compenso per i presidenti di seggio
    Più elevato l’importo destinato ai presidenti di seggio, che ricevono un rimborso forfettario netto di 262 euro nei comuni dove si voterà solo per i referendum. In caso di consultazione combinata con le amministrative, il compenso previsto sarà di 282 euro. In entrambi i casi, si tratta di importi esenti da tassazione.
    Riposi compensativi per i lavoratori
    Chi ricopre il ruolo di presidente o scrutatore ed è anche un lavoratore dipendente ha diritto al cosiddetto riposo compensativo. Questo significa che, per ogni giornata di effettivo servizio al seggio coincidente con una giornata lavorativa, il lavoratore potrà usufruire di un giorno di riposo aggiuntivo, senza decurtazioni di stipendio.
    Requisiti e scadenze
    Per candidarsi come scrutatore o presidente di seggio è necessario essere cittadini italiani, aver compiuto 18 anni ed essere iscritti agli appositi albi comunali. Chi aspira a ricoprire il ruolo di presidente di seggio deve inoltre essere in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado. Le scadenze per presentare la propria disponibilità variano da comune a comune. A Milano, ad esempio, è possibile segnalare la propria disponibilità fino al 5 giugno 2025. A Roma, la scadenza è fissata al 12 maggio per gli scrutatori e al 4 giugno per i presidenti di seggio. LEGGI TUTTO

POLITICA

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