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Precipita con il parapendio, 47enne salvo per miracolo
Il 47enne ha riportato diverse fratture, ma non è stato giudicato in pericolo di vita. Sulla vicenda sono ora in corso le indagini, per accertare eventuali responsabilità.Precipita con il parapendio, 47enne salvo per miracolo- Nanopress.itÈ stato lui stesso ad allertare i soccorsi, telefonando alla moglie. Fortunatamente non ha mai perso coscienza ed è rimasto sempre lucido. Precipita con il parapendio, 47enne salvo per miracoloI fatti si sono registrati questo pomeriggio, venerdì 23 agosto, in una zona collinare a pochi chilometri da Monopoli. Un 47enne, originario di Locorotondo, è ora ricoverato presso il Policlinico di Bari dove è arrivato con un elicottero dei vigili del fuoco, che lo hanno stabilizzato, prima di disporne il trasferimento in ospedale.Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo era partito intorno alle 17 da Contrada Impalata ma a qualche minuto dal decollo è precipitato. È stato lui stesso ad allertare i soccorsi, telefonando alla moglie. Fortunatamente non ha mai perso coscienza ed è rimasto sempre lucido. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i vigili del fuoco del I turno B di Monopoli, il nucleo S.A.F. Bari insieme ai colleghi elicotteristi di Bari- 118 Monopoli e ai carabinieri impegnati nelle ricerche dell’uomo con un mezzo aereo.Il 47enne ha riportato diverse fratture, ma non è stato giudicato in pericolo di vita. Sulla vicenda sono ora in corso le indagini, per accertare eventuali responsabilità. LEGGI TUTTO
Caso Santanchè, da Ruggiero a Sangiuliano: ecco i 33 ministri che si sono dimessi dal 2001
Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaL’attuale premier, Giorgia Meloni, ha già accolto le dimissioni di un suo ministro: quelle di Gennaro Sangiuliano. Che a settembre 2024 ha lasciato l’incarico di responsabile della Cultura per l’esplosione del “caso Mario Rosaria Boccia”. L’uscita dall’esecutivo di Sangiuliano non è affatto un inedito. Negli ultimi 25 anni sono 33 i ministri che per motivi vari (giudiziari, politici o personali) hanno abbandonato il dicastero loro affidato. In altre parole, dal 2001 il 12% dei 278 ministri nominati dai presidenti del Consiglio che si sono succeduti a Palazzo Chigi ha concluso prematuramente l’esperienza di governo: da Renato Ruggiero e Claudio Scajola nel secondo esecutivo Berlusconi a, appunto, Sangiuliano passando per Federica Mogherini, Maria Carmela Lanzetta e Maurizio Lupi nell’esecutivo Renzi e Lorenzo Fioramonti nel “Conte 2”. Una percentuale che potrebbe subire un aggiornamento per l’evoluzione delle vicende giudiziarie, e anche politiche, legate al ministro del Turismo, Daniela Santanchè. Vicende che sono al centro in queste settimane delle mozioni di sfiducia, presentate dalle opposizioni, che sono in discussione in Parlamento.Il picco di dimissioni con il secondo governo BerlusconiIn carica dall’11 giugno 2001 fino al 23 aprile 2005 il secondo governo presieduto da Silvio Berlusconi lungo il cammino vide diversi ministri lasciare l’incarico per varie ragioni. A partire da quelli degli Esteri, Renato Ruggiero, dell’Interno, Claudio Scajola e dell’Economia Giulio Tremonti. A presentare le dimissioni furono anche il ministro della Funzione pubblica, Franco Frattini, nominato da Berlusconi alla Farnesina al posto di Ruggiero, Giuseppe Pisanu, che abbandonò il ministero dell’Attuazione del programma per subentrare a Scajola al Viminale, e l’allora leader della Lega, Umberto Bossi, che lasciò il ministero delle Riforme (dove fu sostituito da Roberto Calderoli) per il seggio di parlamentare europeo. Poi nel novembre 2024 toccò ancora Frattini abbandonare pure il ministero degli Esteri (dove approdò l’allora vicepremier e leader di An, Gianfranco Fini) per la designazione a nuovo Commissario Ue al posto di Rocco Buttiglione, che aveva rinunciato dopo le polemiche suscitate dai suoi interventi sulle coppie gay. Nel dicembre 2004 il ministro della Funzione Pubblica, Luigi Mazzella, che due anni prima aveva preso il posto di Frattini a Palazzo Vidoni, rassegnò le dimissioni e venne sostituito da Mario Baccini (Udc). Quattro mesi più tardi, nell’aprile 2005, tutta la delegazione dell’Udc si ritirò dal governo: oltre a Baccini, i ministri per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, e per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, e il vicepremier Marco Follini.Loading…Le uscite dal “Berlusconi III” e dal “Berlusconi IV”Il terzo governo Berlusconi resta in carica dall’aprile 2005 al maggio del 2006. Ma già nel settembre del 2005 il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco (che nel secondo esecutivo Berlusconi aveva preso il posto di Tremonti) si dimette per tensioni sulle vicende del governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio; e sulla legge Finanziaria. Nel febbraio del 2006 si dimette anche il ministro delle Riforme Calderoli dopo le polemiche seguite alla t-shirt con le vignette danesi su Maometto che aveva mostrato in Tv. E ad annunciare le dimissioni nel marzo 2006 è anche il ministro della Salute Francesco Storace per la vicenda delle intercettazioni, dopo l’arresto di 16 persone che avrebbero spiato i suoi rivali Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini prima delle elezioni regionali del 2005. Anche il quarto governo Berlusconi, operativo dal maggio 2008 al novembre 2011, non rimane immune dall’effetto dimissioni. Il primo a lasciare l’incarico nel 2010 è il ministro delle Regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto (all’epoca esponente Pdl). Nell’aprile 2010 il suo collega di partito Giancarlo Galan viene nominato ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, a seguito delle dimissioni del leghista, Luca Zaia, eletto presidente della Regione Veneto. Lo stesso Galan annuncia le sue dimissioni nel marzo del 2011, quando va a ricoprire l’incarico di ministro dei Beni culturali, lasciato da Sandro Bondi (Pdl). Sempre nel 2010 Paolo Romani (Pdl) è nominato ministro dello Sviluppo Economico, sostituendo Berlusconi, che aveva mantenuto l’interim del dicastero dopo le dimissioni di Claudio Scajola nel maggio dello stesso anno. Il 2010 vede anche le dimissioni di Aldo Brancher, all’epoca ministro per la Sussidiarietà e il Decentramento. Nel 2011 arrivano anche quelle di Angelino Alfano da ministro della Giustizia dopo essere stato nominato segretario del Popolo della Libertà.Mastella lascia il secondo governo ProdiNel gennaio 2008, durante il secondo governo Prodi (in carica dal maggio 2006 al maggio 2008), l’allora ministro della Giustizia, e leader dell’Udeur, Clemente Mastella, lascia l’incarico per le accuse di concorso esterno in associazione a delinquere della procura di Santa Maria Capua Vetere (dalle quali è stato poi assolto nel 2017). Le dimissioni di Mastella hanno provocano l’uscita dalla maggioranza dell’Udeur, che si è rivela uno dei passaggi decisivi nella caduta dell’esecutivo sostenuto da una coalizione di centrosinistra.Quattro i ministri usciti dal governo RenziAd abbandonare il governo Renzi, in carica tra il 2014 e il 2016, sono stati quattro ministri. A cominciare da quello degli Esteri, Federica Mogherini (Pd), che dal novembre 2014 era stata chiamata a ricoprire il ruolo di Alto appresentante per la politica estera della Ue a Bruxelles. Ad annunciare le dimissioni è poi il ministro per gli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta (Pd), in vista di un incarico nella giunta calabrese di Mario Oliverio. A seguito di vicende giudiziarie legate al cosiddetto scandalo Grandi Opere, che aveva coinvolto il dicastero delle Infrastrutture, l’allora ministro Maurizio Lupi (all’epoca Ncd) lascia l’incarico. Così come nell’aprile del 2016 il ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, per le ricadute relative all’inchiesta Tempa Rossa. LEGGI TUTTO
Trento, passa il Ddl per il terzo mandato di Fugatti: si spacca Fdi
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaVia libera a Trento per il terzo mandato, vale a dire il Fugatti ter, grazie ai voti di due esponenti di Fratelli d’Italia, partito che così si spacca. Il Consiglio provinciale ha infatti approvato il disegno di legge sul terzo mandato, presentato dalla Lega, che aumenta da due a tre i mandati massimi consecutivi per i presidenti della Provincia autonoma di Trento.La riforma mira a consentire all’attuale governatore Maurizio Fugatti di candidarsi per la terza volta. La proposta, che ha ottenuto 19 voti favorevoli e 16 contrari, è passata grazie alla divisione che si è consumata nel gruppo di Fratelli d’Italia: due esponenti – i consiglieri provinciali Carlo Daldoss e Christian Girardi – hanno votato a favore, due contro. Daldoss e Girardi hanno poi annunciato di voler lasciare il partito.Loading…«Abbiamo aderito a Fratelli d’Italia due anni fa, convinti che potesse rappresentare un’opportunità per dare un’identità trentina a un partito nazionale, specificando fin da subito la volontà di lavorare per radicare il partito sul territorio, quindi un progetto politico nazionale “aperto2, che tenesse conto e mettesse al centro la specificità trentina», dichiarano Daldoss e Girardi che hanno votato a favore del Fugatti ter.«Purtroppo, nel corso del tempo, abbiamo costatato con dispiacere che le nostre ripetute osservazioni sulla necessità di un approccio più attento alle dinamiche locali e svincolate da imposizioni troppo verticistiche non sono state recepite», proseguono i due consiglieri.«In tutti questi mesi abbiamo avvertito un clima di rigidità e chiusura anche quando abbiamo chiesto di partecipare all’elaborazione della strategia politica, chiedendo un confronto aperto sulla linea politica del partito in Trentino. Avremmo voluto avere la possibilità di portare umilmente il nostro contributo politico, figlio del confronto quotidiano con i nostri territori d’appartenenza», concludono Daldoss e Girardi. LEGGI TUTTO
Bimba di due anni muore investita nel parcheggio dell’ospedale: stava chiedendo l’elemosina con la mamma
La piccola è deceduta all’ospedale Regina Margherita di Torino, dove era stata trasferita in gravissime condizioni in seguito all’incidente.Bimba di due anni muore investita nel parcheggio dell’ospedale: stava chiedendo l’elemosina con la mamma – Nanopress.itA investirla un automobilista torinese, che l’ha travolta mentre usciva dal parcheggio dell’ospedale. Bimba di due anni muore investita nel parcheggio dell’ospedaleNon ce l’ha fatta la piccola Esmeralda, la bimba di due anni investita nel parcheggio dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, nel pomeriggio di lunedì – 12 agosto – mentre chiedeva l’elemosina insieme alla mamma. Soccorsa da alcuni passanti, la piccola è stata trasferita d’urgenza all’ospedale Regina Margherita del capoluogo piemontese. Dopo due arresti cardiaci, sopraggiunti per via delle gravi lesioni agli organi interni, il suo cuore ha smesso di battere.Davanti all’ospedale Regina Margherita si è radunata una piccola folla di parenti della piccola e si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine per far rientrare la situazione. La mamma della bambina ha accusato un malore, che ha reso necessario il ricovero al San Giovanni. LEGGI TUTTO
Carceri, in arrivo la circolare del Dap sulle «stanze dell’amore»
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl ministro della Giustizia Carlo Nordio si è detto «d’accordo “per tre quarti”» con le proposte contenute nel documento-appello che gli è stato consegnato dai Garanti dei detenuti durante un incontro al dicastero di Via Arenula. Il Guardasigilli ha confermato la sua contrarietà «ad amnistia, indulto e a qualsiasi forma di indulgenza lineare», ha riferito Samuele Ciambriello, portavoce della conferenza dei Garanti. Novità in arrivo per le cosiddette “stanze dell’amore”: a breve il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) emanerà una circolare per «garantire una omogeneità nell’applicazione e nella possibilità di riconoscere l’esercizio del diritto all’affettività in ogni istituto penitenziario».Misure contro il sovraffollamentoRiguardo al sovraffollamento, il ministro ha garantito che «ci saranno nuovi posti per gli istituti, puntando all’aumento di comunità, in particolare per tossicodipendenti, e meno carcere. Riguardo allo sfollamento delle carceri, un ruolo importante lo avranno i magistrati di sorveglianza, il cui numero potrebbe essere incrementato». I garanti sono convinti che serva una misura “deflattiva” e che occorra una norma per l’aumento dei giorni di liberazione anticipata speciale, prevedendo uno sconto di ulteriori 15 giorni a semestre. Tra le proposte, anche quella di ispirarsi alla misura temporanea della legge del 2010 che introduceva la possibilità di scontare nella propria abitazione o in altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza la pena detentiva – anche residua di pena maggiore – non superiore a 18 mesi.Loading…Sollicciano: infiltrazioni, cimici e qualche “panneggio d’amore”«Dal Dap circolare sulle “stanze dell’amore” in carcere»All’incontro, a cui hanno preso parte anche i garanti di Roma, Parma, del Piemonte e membri del coordinamento nazionale, è stato ricordato il dato allarmante dei suicidi in carcere valutando la possibilità del numero chiuso; è stato sollecitato l’aumento di educatori e mediatori linguistici, ma anche psicologi, psichiatri e assistenti sociali. Quanto all’attuazione della sentenza della Consulta sulla tutela del diritto all’affettività delle persone detenute, come detto, «il Dap sta preparando una circolare»: «Gradualmente gli istituti si adegueranno e dunque al momento ci sarà un’applicazione a macchia di leopardo nei vari istituti del Paese».Emergenza suicidi e minoriL’emergenza, sottolineano i garanti al ministro, è legata poi anche ai minori. Anche per questo i garanti, oltre a sollevare le problematiche legate agli istituti penali per i minorenni, chiedono di costruire più comunità e meno carceri minorili. «Il continuo ricorso alla penalizzazione come metodo di governo rischia di far crollare il sistema carcerario» segnala il capogruppo di Avs nella commissione Giustizia della Camera, Devis Dori. «La situazione drammatica dei giovani detenuti, costretti spesso con persone grandi, magari in carcere per reati gravi», a causa della mancanza di spazi: «l’accumulo delle pene impedirà una soluzione e una detenzione rieducativa per quei giovani». Occorre dunque «una depenalizzazione, un sostanziale dietro front rispetto al modello repressivo di Caivano, e la riattivazione di un sistema di pena alternativo» conclude Dori. Mentre per i suicidi in carcere «è davvero inquietante che il ministro Nordio non abbia mai detto una parola», una piaga drammatica sulla quale il capogruppo di Avs continua a sollecitare l’attenzione. LEGGI TUTTO