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IN EVIDENZA

  • Condannato per stalking, dopo 5 ore torna a minacciare l’ex compagna: “A cosa è servito denunciare?”

    La vittima ha raccontato di essere stata costretta a cambiare città e lavoro per due volte, ma questo non è bastato a far desistere il suo ex compagno.Condannato per stalking, dopo 5 ore torna a minacciare l’ex compagna: “A cosa è servito denunciare?” – Nanopress.itLa donna ha raccontato di non sentirsi tutelata dallo Stato, perché – nonostante la denuncia e la condanna – poco o nulla è cambiato. Condannato per stalking, dopo 5 ore torna a minacciare l’ex compagnaUna vicenda drammatica quella che arriva dal Cremonese e che mette bene in luce la difficoltà nel proteggere le vittime di stalking e violenza domestica e quanto ancora occorra fare per offrire maggiori tutele. Dopo essere stato condannato a due anni di reclusione per atti persecutori e revenge porn, un uomo di 53 anni, fotografo di origine turca, è stato rilasciato con la condizionale. Tuttavia, appena cinque ore dopo la sua scarcerazione, ha ripreso a perseguitare la sua ex compagna, una donna di 33 anni.Nonostante la condanna e i mesi trascorsi in custodia cautelare, l’uomo ha continuato a tormentare la sua ex, creando profili falsi sui social media, contattando i suoi amici e diffondendo insulti attraverso una finta pagina di giornale. La vittima ha cambiato lavoro e città due volte, ma lui è riuscito a rintracciarla ogni volta. In un’intervista al Corriere della Sera, la donna ha espresso il suo senso di impotenza e frustrazione, sentendosi non tutelata nonostante le denunce e il supporto ricevuto da parte delle persone a lei vicine. “Sono andata dallapsichiatra, ho avuto vicino persone che mi hanno sostenuto, ma non è stata una passeggiata. E poi succede questo? A che cosa è servito denunciare?” è stato il duro sfogo della vittima. LEGGI TUTTO

  • Stefano Cucchi, tre carabinieri rinviati a processo per depistaggio: «Dichiararono il falso durante il processo»

    La prima udienza del processo è stata fissata per il 25 settembre presso l’ottava sezione del Tribunale monocratico.Stefano Cucchi, tre carabinieri rinviati a processo per depistaggio – Nanopress.itGli imputati sono il maresciallo Maurizio Bertolino, il capitano Prospero Fortunato e il maresciallo Giuseppe Perri. Secondo quanto stabilito al processo, gli imputati avrebbero ‘’sviato e ostacolato’’ le indagini con false dichiarazioni, anche durante il procedimento.Stefano Cucchi, tre carabinieri rinviati a processo per depistaggioIl giudice per l’udienza preliminare del Tribunale penale di Roma ha rinviato a giudizio tre carabinieri in relazione alla morte di Stefano Cucchi, con l’accusa di falso e depistaggio. Gli imputati sono il maresciallo Maurizio Bertolino, il capitano Prospero Fortunato e il maresciallo Giuseppe Perri. Questo processo, noto come “Cucchi-ter”, riguarda il depistaggio e le dichiarazioni false fatte dai carabinieri durante le indagini sulla morte di Stefano Cucchi. Le accuse contro i carabinieri includono il tentativo di ostacolare e deviare le indagini attraverso dichiarazioni false. In particolare, il maresciallo Bertolino – secondo quanto riferisce l’Ansa – avrebbe mentito ai suoi superiori riguardo all’esistenza di un raccoglitore con atti relativi al caso Cucchi nella stazione dei carabinieri di Tor Sapienza. Il capitano Prospero, in servizio al nucleo radiomobile di Roma, avrebbe scritto il falso nel “Memoriale di servizio”, indicando che due colleghi erano impegnati in altri servizi esterni quando invece uno di loro era stato sentito negli uffici della questura. Il maresciallo Perri, anch’egli del nucleo radiomobile di Roma, avrebbe mentito in aula negando di aver chiesto ai poliziotti di assistere all’interrogatorio del collega che aveva accompagnato.Il processo inizierà il 25 settembre – Nanopress.itIl processo Cucchi ter al via il 25 settembreIl ministero della Difesa è responsabile civile nel procedimento, mentre tra le parti civili sono Riccardo Casamassima, testimone chiave che ha contribuito a svelare il pestaggio subito da Cucchi in caserma, e l’associazione Cittadinanzattiva. La prima udienza del processo è stata fissata per il 25 settembre presso l’ottava sezione del Tribunale monocratico.Il 15 ottobre del 2009, Stefano Cucchi, di professione geometra, venne fermato da 5 agenti di polizia all’ingresso del parco degli Acquedotti a Roma. Il giovane fu trovato in possesso di 20 grammi di hashish. Stefano Cucchi fu arrestato e portato in carcere. Una settimana dopo, sarebbe morto all’ospedale Sandro Pertini.Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro sono stati condannati a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Per il carabiniere Roberto Mandolini la pena comminata dalla Corte di Cassazione è stata di 3 anni e 6 mesi di reclusione. LEGGI TUTTO

  • Caso Almasri, fonti dell’esecutivo: il governo invia memoria alla Cpi

    Il governo ha trasmesso alla Corte penale internazionale dell’Aja la propria memoria difensiva sulla vicenda del mancato trasferimento di Njiiem Almasri, il comandante libico arrestato a Torino il 19 gennaio e rimpatriato appena due giorni dopo. Lo si apprende da fonti dell’esecutivo. L’invio del documento è avvenuto alla vigilia della scadenza della proroga concessa alla stessa autorità italiana per depositare le proprie osservazioni. Lunedì, dopo l’ultima richiesta di rinvio, l’incartamento è stato inviato agli uffici dell’Aja in formato digitale.  L’atto, che riassume la posizione dell’esecutivo nell’affaire, è ora all’attenzione dei giudici con base nei Paesi Bassi che, in sostanza, accusano l’Italia di non aver eseguito il mandato d’arresto, di non aver perquisito Almasri, di non aver sequestrato i dispositivi in suo possesso e di aver sperperato denaro pubblico rimpatriandolo a Tripoli a bordo di un aereo dell’intelligence. 

    Quale era la posizione del ministro Nordio

    Secondo quando si apprende, non è escluso che nell’incartamento sia stato ribadito quanto affermato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, nel corso dell’informativa in Parlamento a febbraio scorso. In sostanza il numero uno di via Arenula aveva sostenuto che l’arresto del generale libico, accusato di crimini contro l’umanità, era avvenuto senza una preventiva consultazione con il ministero, che il mandato della Corte penale internazionale conteneva “gravissime anomalie” e dunque era “radicalmente nullo”. In Aula Nordio ha ricordato che è il ministero della Giustizia, secondo la legge 237 del 2012, a curare “in via esclusiva” – recita la norma – i rapporti di cooperazione tra lo Stato italiano e la Corte penale internazionale. Ma nel caso di specie – è la posizione ribadita dal ministro – via Arenula è stata tagliata fuori fin dall’inizio.  Una notizia informale dell’arresto, avvenuto a Torino alle 9.30 del 19 gennaio, spiegò davanti ai parlamentari, “venne trasmessa da un funzionario Interpol a un dirigente del nostro ministero alle 12,37”. Solo il giorno dopo, lunedì 20 alle 12.40, il procuratore della Corte d’appello di Roma ha inviato “il complesso carteggio”. Ed alle 13.57 l’ambasciatore italiano all’Aja ha trasmesso al ministero la richiesta di arresto. La comunicazione della questura, ha spiegato a febbraio Nordio, “era pervenuta al ministero ad arresto già effettuato e, dunque, senza la preventiva trasmissione della richiesta di arresto a fini estradizionali emessa dalla Cpi al ministro”.     LEGGI TUTTO

  • È morto Paolo Spada, il medico delle “Pillole di ottimismo” durante il Covid

    Malato da tempo, il dottor Paolo Spada – chirurgo vascolare – ha lasciato un’impronta significativa nel mondo della medicina e della comunicazione. Addio a Paolo Spada – Nanopress.itDocente presso la Clinica Humanitas di Rozzano, le sue “Pillole di ottimismo” hanno raggiunto quasi 200.000 persone sui social media durante la pandemia.Addio al dottor Paolo SpadaAddio al dottor Paolo Spada, chirurgo vascolare e docente alla Clinica Humanitas di Rozzano, Milano. Durante la pandemia da Covid-19, era diventato famoso per la sua rubrica “Pillole di ottimismo”, in cui cercava di offrire una visione positiva senza nascondersi dietro frasi generiche come “andrà tutto bene”. Il medico, vista anche la sua professione, basava la sua fiducia sulla scienza e la comunicazione chiara. Malato da tempo, la sua esperienza personale gli ha insegnato l’importanza di dare un significato alla vita e di viverla appieno, come lui stesso più volte ha ribadito. Spada credeva che la comunicazione fosse fondamentale nel rapporto tra medico e paziente. Non si trattava solo di curare il corpo, ma anche di fornire conforto e supporto emotivo.Inoltre, il dottor Paolo Spada aveva a cuore i giovani. Li incoraggiava a superare i propri limiti e a osare. Per coloro che desideravano intraprendere la professione medica, suggeriva di fare volontariato in ambulanza. Questa esperienza avrebbe permesso loro di acquisire competenze sanitarie, aiutare gli altri e fare nuove amicizie.Le sue “Pillole di ottimismo” hanno raggiunto quasi 200.000 persone sui social media durante la pandemia, fornendo informazioni importanti e rassicurazioni. Paolo Spada rimarrà un punto di riferimento importante per molti, sia come medico che come essere umano che ha saputo comunicare con chiarezza e semplicità.“Un Doc pieno di umanità, un uomo pieno di interessi e di grandi passioni che ha saputo illuminarci e guidarci con le sue “pillole di ottimismo” quotidiane – ogni giorno- durante la pandemia. Aspettavamo i tuoi dati ogni sera tutte insieme, per capire e imparare cosa fosse la pandemia e cosa sarebbe successo… ci hai insegnato e confortato tanto” si legge in uno dei tanti messaggi condivisi sul web in ricordo del professionista prematuramente scomparso. LEGGI TUTTO

  • Omicidio Marco Biagi, torna in libertà l’ex Br Simone Boccaccini

    Oltre all’omicidio di Marco Biagi, Boccaccini è stato coinvolto anche nell’assassinio di Massimo D’Antona, per il quale è stato condannato a 5 anni e 8 mesi per associazione sovversiva.Omicidio Marco Biagi, torna in libertà l’ex Br Simone Boccaccini – Nanopress.itLa sua scarcerazione anticipata è stata possibile grazie a una riduzione di pena di 10 mesi e alla buona condotta in carcere, riconosciuta dal Tribunale di Sorveglianza di Alessandria.Omicidio Marco Biagi, torna in libertà l’ex Br Simone BoccacciniSimone Boccaccini, ex brigatista fiorentino noto anche come “compagno Carlo” nei documenti interni delle Brigate Rosse, è stato rilasciato dal carcere di Alessandria. La notizia è riportata dal Corriere della Sera. Boccaccini era stato condannato per l’omicidio di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso il 19 marzo 2002 dalle Br-Pcc sotto la sua abitazione a Bologna.Inizialmente, nel giugno 2005, era stato condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di Bologna per aver partecipato ai pedinamenti del professore universitario consulente del Ministero del Lavoro nei mesi e nei giorni che hanno preceduto l’agguato. Successivamente, la pena fu ridotta in appello a 21 anni nel dicembre 2006, e questa sentenza fu confermata in Cassazione nell’ottobre 2007.La sua scarcerazione anticipata è stata possibile grazie a una riduzione di pena di 10 mesi e alla buona condotta in carcere, riconosciuta dal Tribunale di Sorveglianza di Alessandria. Oltre all’omicidio di Marco Biagi, Boccaccini è stato coinvolto anche nell’assassinio di Massimo D’Antona, per il quale è stato condannato a 5 anni e 8 mesi per associazione sovversiva. La notizia del suo rilascio ha suscitato diverse reazioni, tra cui quella del figlio di Marco Biagi, Lorenzo, che ha espresso la sua indifferenza verso l’ex brigatista. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha dichiarato che la decisione di scarcerare Boccaccini per buona condotta è stata sconvolgente. Chi era Marco Biagi Marco Biagi era un giuslavorista italiano, professore universitario e consulente del Ministero del Lavoro. Il docente venne assassinato dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002 a Bologna. Biagi aveva lavorato su diverse riforme del mercato del lavoro in Italia e aveva sostenuto politiche di flessibilità e modernizzazione. L’omicidio di Marco Biagi – Nanopress.itLa sua morte ha suscitato grande indignazione e ha avuto un impatto significativo sulla discussione pubblica riguardante il lavoro e la sicurezza in Italia.Marco Biagi era un giuslavorista italiano, professore universitario e consulente del Ministero del Lavoro. Biagi è stato assassinato dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002, mentre rientrava nella sua abitazione, a Bologna. Biagi aveva lavorato su diverse riforme del mercato del lavoro in Italia e aveva sostenuto politiche di flessibilità e modernizzazione. La sua morte ha suscitato grande indignazione e ha avuto un impatto significativo sulla discussione pubblica riguardante il lavoro e la sicurezza in Italia. Le Brigate Rosse (BR) sono state un’organizzazione terroristica italiana di estrema sinistra, costituitasi nel 1970 con l’obiettivo di propagandare e sviluppare la lotta armata rivoluzionaria per il comunismo. Di matrice marxista-leninista, le BR sono state il più potente, numeroso e longevo gruppo terroristico di sinistra in Europa occidentale. La loro attività culminò tra il 1977 e il 1980, quando compirono attentati, sequestri e omicidi contro politici, magistrati, industriali e forze dell’ordine. Tra i momenti più noti, l’agguato di via Fani e il sequestro di Aldo Moro nel 1978. LEGGI TUTTO

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