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  • Antifascista e giudice costituzionale, la Consulta ricorda Edoardo Volterra

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaNell’inverno del 1966 a Roma ci fu una fortissima nevicata che paralizzò la città per qualche giorno. Si fermò tutto, ma non il professore di diritto romano Edoardo Volterra, che non concepiva di poter saltare anche solo un giorno di lezione. Ed è così che, andando in facoltà, cadde e si fratturò una gamba: fu in ospedale che i suoi collaboratori scoprirono che l’insigne e facoltoso giurista ebreo soleva girare con una grande quantità di monete nelle tasche dei pantaloni. Dai tempi della guerra aveva imparato che per un ebreo non è c’è mai la certezza di tornare a casa. Lui, figlio di Vito Volterra, grande matematico nonché senatore del Regno e fondatore del Cnr, fu picchiato in università dalle squadracce fasciste ad appena 21 anni e poi spogliato del suo lavoro di docente e dei suoi beni e costretto all’esilio a causa delle leggi razziali: davvero al sicuro non si sentiva neanche 20 anni dopo la sconfitta del nazifascismo.Il giurista ebreo Edoardo Volterra: il ricordo della Consulta nel Giorno della MemoriaL’episodio è narrato nel ben docufilm “Edoardo Volterra – La vita come dovere, lo studio come passione” realizzato qualche anno fa su soggetto della figlia, Virginia Volterra. Ed è rievocando la sua figura e la sua storia – di grande e riconosciuto maestro del diritto romano, nonché di antifascista e militante del Partito d’Azione, e per questo arrestato dal regime fascista, infine di giudice costituzionale (dal 1973 al 1982) – che la Corte costituzionale presieduta da Giovanni Amoroso ha voluto celebrare il Giorno della Memoria alla presenza, tra gli altri, della senatrice a vita Liliana Segre.Loading…Le parole della senatrice a vita Liliana Segre«Edoardo Volterra è stato una grande figura nella nostra vita culturale, politica e istituzionale. E’ stato un vero protagonista del secolo breve, dei padri della nostra Costituzione democratica e repubblicana», ha ricordato Segre durante la cerimonia a Palazzo della Consulta. «Costretto nel ’31 a firmare il patto di fedeltà al regime imposto da Giovanni Gentile per umiliare i docenti universitari e integrare il carattere totalitario del fascismo, Volterra fu comunque cacciato dall’università di Bologna a seguito dalle immonde leggi razziali del 1938 imposte da Mussolini e dal re… Io c’ero allora. Avevo 8 anni, mi ricordo gli amici che venivano a casa. Maestri, professori, persone intelligenti dotate di grandi capacità che venivano espulse. Al famigerato manifesto della razza Volterra rispose da sottile giurista e antichista, ricordando che gli ebrei erano da secoli perfettamente integrati nella società italiana sin dai tempi dell’antica Roma. Erano a tutti gli effetti parte del sistema giuridico dell’impero e potevano definirsi ’civis romanus sum’». E ancora: «Edoardo Volterra non si oppose al regime solo in punto di diritto. Fu infatti partigiano combattente e comandante militare coraggioso e risoluto, fatto prigioniero fu liberato quando cadde finalmente il fascismo. Alla Costituente rappresentò il Partito d’Azione, divenendo a pieno titolo uno dei padri della nostra Costituzione, democratica e repubblicana».La missione alla Consulta: dallo statuto dei lavoratori al reato di plagioAlla Consulta Volterra, uomo di sinistra, fu nominato dal presidente della Repubblica Giovanni Leone, democristiano eletto da una maggioranza di centrodestra. Si era all’inizio del fenomeno del terrorismo e in piena crisi petrolifera, ma furono anche anni di avanzamento in tema di diritti civili e sociali: sono sue 73 le pronunce sullo statuto dei lavoratori, sullo sciopero politico, sulla incostituzionalità dell’articolo 603 del Codice penale, ovvero il reato di plagio che così scompare. La sua preziosissima biblioteca personale, ricca di testi antichi, dal 1989 è accolta in una sala a lui dedicata nella biblioteca dell’École Française de Rome. Tra i suoi ex allievi e assistenti figurano docenti di diritto romano come Giorgio Barone, Pierangelo Buongiorno, Luigi Capogrossi Colognesi (marito della figlia Virginia), Oliviero Diliberto e Francesco Sitzia. LEGGI TUTTO

  • Sabato primo contatto Trump-Von Der Leyen, le mosse di Meloni

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl piano di un summit fra Donald Trump e i vertici Ue è più vivo che mai nell’agenda di Giorgia Meloni. I funerali di Papa Francesco non possono rappresentare l’occasione giusta, non solo per una questione di forma, ma anche perché sul dossier dazi si registrano ancora distanze che non consentono di parlare di cornici di intesa. Ma ai piani alti del governo sono convinti che ci siano i margini almeno per una stretta di mano tra il presidente americano e Ursula von der Leyen e Antonio Costa, se non anche per brevi colloqui distensivi. O, nella migliore delle ipotesi, per fissare la data di un nuovo incontro ufficiale, magari tra maggio e giugno, un traguardo entro il quale provare ad accelerare l’iter verso un accordo commerciale a dazi-zero tra le due sponde dell’Atlantico.Ipotesi bilaterali a margine dei funerali del PapaDietro le quinte in questi giorni “continuano” i “contatti tecnici” con gli Usa sul tema dazi, fanno sapere dalla Commissione Ue. A Bruxelles un possibile vertice politico con la controparte è considerata “una buona idea”, ma solo “una volta che sarà raggiunto un accordo nella sostanza”. Lo staff di von der Leyen non ha escluso poi bilaterali a margine delle esequie del Pontefice.Loading…Il gelo tra Washington e BruxellesIn questo scenario, la macchina diplomatica a Roma è avviata, anche se i tempi saranno stretti. Perché Trump (con la moglie Melania) partirà venerdì mattina, per arrivare tra la tarda serata e la notte italiana e tornare negli Stati Uniti sabato. Gli occhi saranno puntati su lui e von der Leyen. Perché l’ultimo incontro tra i due è datato. E i primi mesi del secondo mandato del tycoon alla Casa Bianca sono stati contraddistinti dal gelo fra Washington e Bruxelles, fra gli affondi dell’Amministrazione americana contro l’Europa, la strategia di Trump sull’Ucraina e le sue mosse protezionistiche.Il ruolo di MeloniMeloni conta di esercitare il ruolo da facilitatrice dei rapporti Usa-Ue consacrato dalla sua visita a Washington. L’ottimismo del presidente americano sull’accordo con l’Europa e l’invito accettato per una visita ufficiale a Roma, con la promessa di considerare un incontro con i vertici Ue, hanno dato sostanza alla strategia di Meloni. Intanto l’addio al Papa riunirà circa duecento potenti del mondo, un’occasione che molti provano a paragonare con la riapertura di Notre-Dame, quando quattro mesi fa al padrone di casa Emmanuel Macron riuscì il colpo diplomatico della stretta di mano fra il presidente americano e quello ucraino Volodymyr Zelensky (anche lui atteso a Roma).La sede del verticeNei prossimi giorni la premier si ritroverà nella Capitale i protagonisti di questa complessa partita geopolitica, inclusi molti leader europei. Fra di loro anche alcuni, Macron incluso, che storcono il naso di fronte all’ipotesi di Roma come sede di un summit Usa-Ue, che sul fronte europeo è comunque di competenza di Costa, in quanto presidente del Consiglio. C’è chi spinge per Bruxelles, chi per la Polonia, che ha la presidenza di turno. Per Meloni potrebbe essere anche un compromesso accettabile: l’obiettivo diplomatico prioritario in questo momento è avvicinare Stati Uniti ed Europa, e portarli a condividere la data di un summit, creando condizioni negoziali per avvicinare un’intesa. Molti leader saranno già a Roma alla vigilia delle esequie. Non a caso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto anticipare le celebrazioni per la Festa della Liberazione, dalle 16 alle 12, per poter eventualmente ricevere venerdì pomeriggio a Roma dei capi di Stato e di governo LEGGI TUTTO

  • Caso Almasri, Nordio prepara una lettera alla Corte dell’Aja. Cosa succede adesso – Chi è Lo Voi

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaRapporti ancora molto tesi tra il Governo italiano e la Corte penale internazionale sul caso Almasri. Il confronto tra l’Esecutivo e i giudici della Cpi si gioca su un piano squisitamente procedurale in una vicenda costata l’iscrizione nel registro degli indagati del ministro della Giustizia Carlo Nordio (insieme alla premier Giorgia Meloni, al ministro dell’Interno Piantedosi e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano) per favoreggiamento e omissioni di atti di ufficio dopo un esposto trasmesso dalla Procura di Roma al tribunale dei ministri.La difesa del GuardasigilliVia Arenula nei prossimi giorni, così come annunciato dallo stesso capo del dicastero nell’informativa al Parlamento, invierà all’Aja un documento per chiedere alla Cpi spiegazioni sulle incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del generale libico. Il 5 febbraio in Parlamento, Nordio ha parlato di errori e di “nullità” del mandato di arresto spiccato il 18 gennaio dalla Corte. «E’ arrivato in lingua inglese senza essere tradotto, con una serie di criticità che avrebbero reso impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d’appello» di Roma ha detto. Un atto – a detta del ministro che è tornato a ribadire la ferma volontà del governo di “andare avanti” sulla riforma della giustizia – caratterizzato da “incertezza assoluta” a cominciare, ha sottolineato, «dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere». Nell’atto che verrà trasmesso all’Aja, il ministero potrebbe fare riferimento agli “incomprensibili salti logici” presenti a dire del ministro nel dispositivo della pre-trial Chamber della Corte penale internazionale. «Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale», ha riferito il ministro davanti ai parlamentari.Loading…Detto e contraddetto: le polemiche sul caso AlmasriPossibili altre denunce alla Cpi su AlmasriMa all’attenzione dei magistrati di stanza all’Aja potrebbero arrivare anche altre denunce dopo quella presentata da un cittadino sudanese vittima delle torture del generale libico e in cui si tirano in ballo, oltre al ministro della Giustizia, anche la premier Meloni e il ministro Piantedosi. Secondo la segnalazione, non consegnando il generale alla Cpi, il presidente del Consiglio e i ministri «hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali». «Stiamo valutando di presentare altre denunce alla Corte», annuncia l’avvocato Omer Shatz, direttore di Front-Lex.Le condotte omissive contestate a NordioSul fronte interno, intanto, muove i primi passi l’indagine del tribunale dei Ministri dopo l’invio degli atti da piazzale Clodio. I giudici procederanno in primo luogo all’acquisizione e all’analisi degli atti in attesa della memoria difensiva da parte degli indagati. Favoreggiamento e peculato i reati contestati a Meloni, Piantedosi e al sottosegretario Mantovano. Per Nordio il procuratore della Capitale, Francesco Lo Voi, individua anche condotte omissive. Fattispecie che sarebbero legate alle “mancate interlocuzioni” con la Corte d’Appello di Roma e anche al non avere firmato la richiesta di un nuovo mandato di cattura per il generale libico. Una iniziativa che gli uffici di via Arenula avevano suggerito di fare inviando al ministro Nordio una bozza il 20 gennaio, 24 ore prima della liberazione del cittadino libico. Del profilo penale previsto dall’articolo 328 del codice, non citato nella denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, è stato lo stesso Nordio a parlarne nel corso dell’informativa. LEGGI TUTTO

  • Trovati i corpi di Patrizia e Bianca, le due ragazze disperse nel Natisone: si cerca ancora Cristian

    Si cerca ancora Cristian Casan Molnar, 25 anni, residente in Romania e fidanzato di Bianca Doros. Trovati i corpi di Patrizia e Bianca – Nanopress.itI corpi delle due ragazze sono stati rintracciati a 700 metri e a un chilometro a valle.Trovati i corpi di Patrizia e Bianca, le ragazze disperse nel NatisoneIndividuati due corpi nelle acque del Natisone. A trovarli sarebbero stati i volontari della Protezione civile. Si tratterebbe dei corpi delle due ragazze – Patrizia Cormos, di 20 anni, residente a Basaldella di Campoformido e Bianca Doros, di 23 anni, in Italia da pochi giorni per fare visita alla famiglia – dispersi dallo scorso venerdì pomeriggio, quando i tre amici si erano recati su un isolotto per trascorrere qualche ora di svago. I corpi sono stati individuati a centinaia di metri dal greto dove si erano fermati. La notizia è stata confermata da fonti ufficiali e le operazioni di recupero sono in corso. Vigili del fuoco e Protezione civile hanno lavorato instancabilmente per tre giorni consecutivi nelle attività di ricerca. ❌ #Udine, continua a Premariacco il lavoro dei #vigilidelfuoco per la ricerca dei 3 ragazzi dispersi nel Natisone. In azione elicottero e droni per sorvolo zona dall’alto, mentre sommozzatori e soccorritori fluviali ispezionano forre e cavità in acqua [#1giugno 19:30] pic.twitter.com/58xJ1AyFMS— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) June 1, 2024I corpi sono stati ritrovati non lontano dal ponte Romano, dove erano stati avvistati l’ultima volta. I vigili del fuoco avevano tentato invano di calare delle funi per aiutare i ragazzi, trascinati dalla corrente impetuosa del Natisone in piena. Gli esperti ritengono che la morte delle due ragazze sia avvenuta pochi istanti dopo il loro passaggio sotto il ponte, quando sono scomparse alla vista. Probabilmente, a causa della forza delle acque e della bassa temperatura, i corpi sono finiti in un anfratto o sono rimasti impigliati nella vegetazione. Oggi, con il livello delle acque tornato alla normalità, i corpi sono affiorati, e i familiari delle vittime sono stati immediatamente avvertiti.Si cerca ancora Cristian Casan Molnar, 25 anni, residente in Romania e fidanzato di Bianca Doros. LEGGI TUTTO

  • Carceri, da tre mesi manca il capo del Dap. Nordio: presto risolveremo

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl nome previsto per la poltrona del nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, vacante da tre mesi, rischia di creare più di un’incomprensione tra il ministero della Giustizia e il Quirinale, con palazzo Chigi in mezzo a cercare di mediare e ad attivare proprio in queste ore un’interlocuzione per uscire dall’impasse. E in quest’ottica va letta la presenza nella sede del governo del ministro Carlo Nordio, che poi garantisce: «E’ una questione che sarà risolta a breve». Attaccano i sindacati della Polizia Penitenziaria e l’opposizione: «Sul Dap il Guardasigilli è debole, ormai è commissariato».L’incidente diplomaticoAlla base dell’incidente, che già mesi fa avrebbe suscitato irritazione negli ambienti della presidenza della Repubblica, ci sarebbero le modalità sulla proposta del nome di Lina Di Domenico per la sostituzione di Giovanni Russo, che si dimise alle fine del dicembre scorso. La notizia della possibile scelta era trapelata da via Arenula prima di una qualsiasi comunicazione ufficiosa a Sergio Mattarella, nonostante spetti formalmente al capo dello Stato la scelta e dunque la firma che sancisce la nomina. Anzi, rumours ministeriali, raccontano che addirittura ci fu una richiesta al Csm di mettere Di Domenico fuori ruolo per poter ricoprire l’incarico, il tutto senza avvertire il presidente.Loading…I tre mesi di reggenza di Di DomenicoMolto prima del malinteso, la candidata del ministero era subentrata a Russo come reggente del Dap, in quanto già vice. Poi da allora si sono susseguiti tre mesi di reggenza: un’attesa fin troppo lunga e senza precedenti, che avrebbe dovuto portarla – nelle intenzioni del ministero – ad assumere pienamente quel ruolo. Ma la comunicazione formale non è mai arrivata al Quirinale dove ora sono in attesa di conoscere la nuova indicazione del governo.Il ruolo del sottosegretario DelmastroA questo punto la candidatura di Di Domenico sembra sempre di più bruciata dagli eventi, ma non solo per gli errori di forma. Secondo diversi ambienti politici, a pesare sulla vicenda sarebbe anche il fatto che quella di Di Domenico sia una nomina suggerita e supportata dal sottosegretario Andrea Delmastro, recentemente nella bufera per una serie di dichiarazioni oltre alla sua condanna in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio sul caso dell’anarchico Cospito.Quella del nuovo capo del Dap resta una partita aperta, ma prima adesso tocca ricucire con il Quirinale. E si fa strada per il futuro, secondo quanto filtra da ambienti dello stesso Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il nome di Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto a Catania ed in passato direttore generale dell’ufficio detenuti. Ma ora i sindacati attaccano: «Mai nella storia era accaduto che la debolezza di un ministro o la sua indifferenza nei confronti delle carceri abbia consentito ad un sottosegretario delegato di prendere in mano la situazione così come fa Delmastro: comanda tutto lui e dispone trasferimenti di comandanti», sostiene il segretario dell’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, Leo Beneduci. Accuse a cui si associa il fronte dell’opposizione: «Ancora una volta il ministro Nordio viene commissariato dal suo stesso sottosegretario», dice la dem Debora Serracchiani, mentre Ilaria Cucchi di Avs rincara: «È evidente a tutti che Delmastro non può più occuparsi del Dap. Il ministro batta un colpo». LEGGI TUTTO

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