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In 4 nella Smart a 2 posti, muore una bimba di 8 anni: denunciata la mamma della piccola Michelle
L’incidente si è registrato nella mattinata di domenica, 25 agosto, sulla Domitiana a Giugliano, provincia di Napoli. In 4 nella Smart a 2 posti, muore una bimba di 8 anni: denunciata la mamma della piccola Michelle – Nanopress.itPer la piccola Michelle non c’è stato nulla da fare. La sorella di 16 anni, che era seduta nel vano portabagagli, è rimasta ferita in modo lieve ed è stata trasferita all’ospedale di Pozzuoli.Incidente a Giugliano. denunciata la mamma della piccola MichelleLa madre della bambina di 8 anni, morta nell’incidente stradale registrato domenica mattina a Giugliano (periferia nord di Napoli) sulla strada Domitiana, è stata denunciata per omicidio stradale. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, che stanno svolgendo le indagini sul caso, la donna era seduta come passeggero nella Smart guidata dal suo compagno, Francesco D’Alterio, che è stato arrestato con la stessa accusa. La bimba si trovava in braccio alla madre al momento dell’incidente, e la vettura, nonostante fosse omologata per due passeggeri, trasportava quattro persone. L’auto, priva di assicurazione e guidata dal compagno, che è risultato poi senza patente, si è ribaltata lungo la Domitiana, causando la morte della piccola Michelle Volpe. La sorella di 16 anni, seduta nel vano portabagagli, è rimasta ferita leggermente. Il conducente ha riportato solo qualche escoriazione. L’uomo era stato scarcerato poche ore prima del drammatico incidente, dopo aver scontato una condanna ai domiciliari per furto.Disposta l’autopsiaIntanto, sul corpo della piccola Michelle è stato disposto l’esame autoptico. L’incidente è avvenuto intorno alle 5 di domenica mattina. A bordo della vettura, omologata per due persone, viaggiavano D’Alterio, la compagna e le due figlie della donna, tra cui la piccola Michelle. La bambina è morta praticamente sul colpo, mentre la sorella maggiore ha riportato qualche lieve escoriazione. LEGGI TUTTO
Strangolò il figlio di 2 anni e mezzo, mamma assolta perché incapace di intendere | La rabbia del papà: “Devi morire”
La Corte d’Assise di Napoli ha assolto Adalgisa Gamba, la 41enne accusata di aver ucciso il figlio di 2 anni e mezzo, il piccolo Francesco, perché giudicata incapace di intendere e di volere al momento dei fatti. La donna pensava che il figlio fosse affetto da autismo. Proprio il giorno dopo il delitto, aveva appuntamento per una visita specialistica. Uccise il figlio di 2 anni, mamma assolta perché incapace di intendere – Nanopress.itIl giudice della Corte d’Assise di Napoli ha applicato una misura di sicurezza della libertà vigilata presso una struttura di riabilitazione per almeno 15 anni.L’omicidio del piccolo FrancescoEra il 2 gennaio del 2022 quando i Carabinieri di Torre del Greco (Napoli) intervennero sulla spiaggia del litorale partenopeo per soccorrere una donna, che era stata a sua volta soccorsa da due giovani che stavano passeggiando sulla battigia. Adalgisa Gamba, questo il nome della donna, riferì ai carabinieri di aver subito una violenza sessuale, poi parlò di un incidente mentre era in mare con il figlio di 2 anni e mezzo, il piccolo Francesco. Ad allertare i carabinieri, prima della chiamata dei due giovani, era stato il marito della 41enne, che – rientrato a casa – non aveva trovato né la moglie, né il bambino e si era preoccupato. Adalgisa Gamba fu trovata seduta su uno scoglio, con in braccio il piccolo Francesco, ormai senza vita.Le indagini e l’esame autoptico accertarono che il bambino morì per soffocamento. Il piccolo fu strangolato dalla madre, forse con una sciarpa. La donna pensava che il figlio fosse affetto da autismo. Proprio il giorno dopo il delitto aveva appuntamento per una visita specialistica.Adalgisa Gamba giudicata incapace di intendere e di volereLa Corte d’Assise di Napoli ha assolto Adalgisa Gamba, perché giudicata incapace di intendere e di volere al momento dei fatti. All’imputata è stata imposta una misura di sicurezza della libertà vigilata presso una struttura di riabilitazione, per almeno 15 anni.Al momento della sentenza, in aula era presente anche il marito di Adalgisa Gamba, che ha espresso tutto il suo disappunto per la decisione dei giudici. “Sei un’assassina, devi morire” le ha urlato l’uomo. Per le motivazioni della sentenza si dovranno attendere 90 giorni. Il legale della donna si è detto soddisfatto, perché giustizia è stata fatta con il riconoscimento della malattia da cui è affetta la sua assistita. LEGGI TUTTO
Difesa, Crosetto firma un decreto per riconoscere la figura del veterano
Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaArrivano il “Veterano della Difesa” ed il “Veterano delle Missioni internazionali”. Sono le nuove qualifiche introdotte con un decreto del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ufficializza anche l’11 novembre come giornata per la celebrazione del “Veterano”.Riconoscimento estesoL’iniziativa amplia la platea del personale insignito della qualifica di “Veterano delle Missioni internazionali” e “Veterano della Difesa”, estendendo questo riconoscimento anche a coloro che, pur non avendo riportato traumi fisici o psichici invalidanti, abbiano servito onorevolmente il Paese, sia in Patria che nelle missioni internazionali.Loading…Le medaglieInfine, il provvedimento prevede l’istituzione di Medaglie al merito di “Veterano della Difesa” e “Veterano delle Missioni Internazionali”, la cui progettazione avverrà attraverso un concorso di idee rivolto agli studenti delle scuole, con l’obiettivo di coinvolgere le nuove generazioni nella valorizzazione della memoria e dei valori della Difesa.Crosetto: dare il giusto valore alla figura dei VeteraniSi tratta, spiega Crosetto, di «un passo importante per garantire il giusto riconoscimento a tutti coloro che hanno servito il nostro Paese con dedizione e onore. Per questo risultato desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento al sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago e a tutti i componenti del tavolo tecnico per il prezioso lavoro svolto. È nostro dovere – sottolinea – dare il giusto valore a questa figura che rappresenta una risorsa fondamentale per la nostra Nazione. Come dico sempre la famiglia della Difesa si basa su valori e ideali che devono ispirare il personale e alimentare l’orgoglio e il senso di appartenenza. L’esempio che hanno dato i Veterani, la voglia di affrontare ogni sfida e di ricominciare, deve essere motivo della massima riconoscenza da parte di tutti». LEGGI TUTTO
Tragedia a Pavia: 17enne trovata morta in strada, grave l’amica
Il dramma si è registrato in via Bonomi, periferia del capoluogo lombardo. Quando i sanitari del 118 sono giunti sul posto, per la vittima non c’era più nulla da fare.Tragedia a Pavia: 17enne trovata morta in strada, grave l’amica – Nanopress.itAl momento sono in corso gli accertamenti delle forze dell’ordine. Nessuna ipotesi viene esclusa, dall’incidente stradale all’assunzione di sostanze stupefacenti. Pavia, 17enne trovata morta in strada: grave l’amicaNella notte tra domenica 4 e lunedì 5 agosto, una ragazza di 17 anni è stata trovata morta in via Bonomi, alla periferia di Pavia. Accanto a lei, un’amica di 18 anni è stata trovata in arresto cardiaco; la ragazza è stata rianimata sul posto e trasportata al Policlinico San Matteo, dove si trova in condizioni gravi.La polizia ha trovato un monopattino vicino alle due ragazze, ma non ci sarebbero segni di incidente stradale. Gli investigatori stanno effettuando accertamenti per chiarire le cause del decesso della 17enne e del malore della sua amica. Al momento sono in corso gli accertamenti delle forze dell’ordine. Nessuna ipotesi viene esclusa, dall’incidente stradale all’assunzione di sostanze stupefacenti. LEGGI TUTTO
“Santino mi disse che Serena Mollicone dalla caserma non era più uscita”: la testimonianza chiave sul delitto di Arce
Nel corso del processo d’appello per l’omicidio di Serena Mollicone, è stato ascoltato Marco Malnati, amico del brigadiere Tuzi. Per la prima volta, Malnati ha testimoniato in tribunale.La testimonianza chiave nel caso Mollicone – Nanopress.itLa testimonianza dell’amico di Santino Tuzi, morto suicida nel 2008, potrebbe dare una svolta al caso della 18enne scomparsa il 1° giugno del 2001 e ritrovata senza vita, due giorni dopo, nel bosco dell’Anitrella.La testimonianza chiave nel caso MolliconeA 23 anni dall’omicidio di Serena Mollicone sono ancora tante le ombre e i misteri che tuttora aleggiano su uno dei casi di cronaca nera più seguiti degli ultimi anni. Questa mattina, nel corso dell’udienza del processo d’appello, è stato ascoltato Marco Malnati, amico di Santino Tuzi, il brigadiere che la mattina della scomparsa di Serena Mollicone era in servizio nella caserma di Arce.Marco Malnati, che ha testimoniato per la prima volta in tribunale, ha rivelato: «Santino Tuzi mi disse di aver visto entrare Serena in caserma quella mattina e di non averla più vista uscire». Una testimonianza cruciale quella di Malnati, che potrebbe dare una svolta al caso.Malnati ha riferito anche che la confidenza gli sarebbe stata fatta tra il 2007 e il 2008 mentre era in un bar che frequentava spesso insieme al brigadiere. Quando gli è stato chiesto come mai non avesse fatto questa rivelazione prima, il testimone ha riferito di non averlo fatto per paura. «Prima non avevo parlato per paura, ma adesso se mi devono ammazzare, lo facessero pure». Il brigadiere Santino Tuzi fu trovato morto l’11 aprile 2008, nella sua auto, con accanto la pistola di ordinanza. L’omicidio di Serena MolliconeSerena Mollicone scomparve la mattina del primo giugno del 2001. Il suo corpo fu ritrovato, due giorni dopo, in un bosco dell’Anitrella, nel comune di Monte San Biagio. La ragazza aveva mani e piedi legati e sul capo una busta di plastica. Secondo quanto riferito lo scorso dicembre dalla consulente della Procura, Cristina Cattaneo, l’agonia di Serena Mollicone è durata da una a dieci ore. Se fosse stata soccorsa, avrebbe potuto salvarsi. Secondo la consulente, la ferita sullo zigomo era compatibile con il buco trovato nella porta della caserma dei carabinieri di Arce. L’omicidio di Serena Mollicone – Nanopress.itLa mattina della scomparsa, dopo una visita medica, Serena era stata nella caserma di Arce dove avrebbe avuto una violenta discussione con Marco Mottola, figlio dell’allora comandante dei carabinieri. La ragazza sarebbe stata scaraventata contro la porta. A ucciderla non fu il colpo, bensì la mancanza di ossigeno. Il padre e la madre di Marco lo avrebbero poi aiutato a occultare il corpo di Serena. Nel processo di primo grado, la famiglia Mottola è stata assolta da tutte le accuse. LEGGI TUTTO