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Spese militari Italia, governo pensa a commissione speciale per velocizzare acquisti
Velocizzare gli acquisti di materiale ed equipaggiamento militari per far fronte alle carenze difensive, bypassando il controllo preventivo della Corte dei Conti e creando un’apposita commissione speciale per verificare e vagliare la regolarità dei contratti. Questo, in sintesi, l’emendamento che il ministero della Difesa presenterà nei prossimi giorni. Immediata la reazione dell’opposizione
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Nei prossimi giorni il ministero della Difesa presenterà un emendamento, probabilmente al dl infrastrutture, con il quale velocizzare gli acquisti di materiale ed equipaggiamento necessari per far fronte alle carenze di capacità difensive dell’Italia attraverso l’approvvigionamento urgente di armi, munizioni e materiale bellico nuovo o aggiuntivo. I contratti relativi avrebbero una sorta di “corsia preferenziale”, bypassando il controllo della Corte dei Conti, bilanciando però la deroga con la creazione di una commissione speciale della Corte che sarà composta da un magistrato del Consiglio di Stato, da un avvocato dello Stato, da un rappresentante per ciascuna forza armata e da un rappresentante della Direzione nazionale degli armamenti.
Niente controllo preventivo Corte Conti, ma commissione ad hoc
I pilastri su cui si fonda l’emendamento sono sostanzialmente due. Il primo è quello di evitare il controllo preventivo della Corte dei Conti, bilanciando però la deroga con la creazione di una commissione speciale che sarà composta da un magistrato del Consiglio di Stato, da un avvocato dello Stato, da un rappresentante per ciascuna forza armata e da un rappresentante della Direzione nazionale degli armamenti. Il secondo, invece, è quello che riguarda la volontà di sottoporre i contratti a segreto, contrariamente a quanto previsto dal decreto legislativo sui contratti pubblici.
Il documento, già redatto dagli uffici legislativi, è pronto per essere presentato come emendamento al decreto infrastrutture. L’intenzione della Difesa, comunque, è quella di arrivare a un via libera nel più breve tempo possibile. LEGGI TUTTORe-industrializzare Italia e Ue: oggi le proposte Pd
Ascolta la versione audio dell’articoloIl costo dell’energia, l’impatto della demografia sul mercato del lavoro e sul reperimento di manodopera qualificata, le difficoltà delle piccole imprese ad accedere a fondi europei e nazionali che non tengono conto delle loro dimensioni, il complicato passaggio dalla ricerca applicata alla produzione. E naturalmente – Mario Draghi docet – la necessità ormai ineludibile di uno sforzo unitario a livello europeo, con debito e investimenti comuni, per rilanciare la competitività del Vecchio continente e centrare gli obiettivi della transizione ecologica e digitale altrimenti irraggiungibili dai singoli Paesi membri.Rivedere Industria 5.0 e disallineare energia e gasIl titolo è “Le rotte del futuro: re-industrializzare l’Italia e l’Europa” e l’appuntamento è oggi e domani a Roma per la Conferenza nazionale del Forum Industria del Pd presieduto da Andrea Orlando in coordinamento con la segretaria Elly Schlein e con il responsabile economico Antonio Misiani. «Chiederemo di modificare Industria 5.0, l’attuale meccanismo di contribuzione al settore, e di rivedere il meccanismo con cui viene fissato il prezzo dell’energia che è parametrato a quello del gas, compreso quello delle rinnovabili: dovrebbero costare molto meno, ma sono vendute a prezzi più alti – anticipa Orlando -. Poi c’è il grande tema dei salari e del welfare, decisivo per evitare l’emigrazione italiana verso altri Paesi».Loading…Salario minimo e rafforzamento della contrattazione collettivaNon a caso tra i punti centrali del Libro Verde del Pd sulle politiche industriali che sarà presentato durante la due giorni romana c’è il capitolo “Lavoro e salario dignitoso: oltre il minino”. «La qualità del lavoro è centrale per una politica industriale equa e moderna – si legge nel documento -. Si propone l’introduzione di un salario minimo legale, il rafforzamento della contrattazione collettiva e incentivi pubblici legati alla creazione di occupazione stabile, sicura e ben retribuita. Le missioni industriali devono generare lavoro qualificato, valorizzare le competenze e favorire la riqualificazione professionale. Si suggerisce inoltre di sperimentare la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, come strumento di equità e aumento della produttività».A ottobre le proposte diventeranno emendamenti alla legge di bilancioLa Conferenza nazionale organizzata dal Pd, che vedrà presenti anche molti ospiti europei oltre al presidente di Confindustria Emanuele Orsini e al leader della Cgil Maurizio Landini, arriva dopo un viaggio che Orlando ha condotto nei mesi scorsi nelle realtà industriali del Paese toccando 10 regioni (Schlein ha presenziato in Liguria e Lombardia) e percorrendo 2.500 chilometri e che continuerà nei prossimi mesi per arrivare, ad ottobre, a proposte concrete su cui si baseranno anche gli emendamenti per la prossima legge di bilancio.Un’Agenzia nazione per la ricerca e una nuova governance per l’industriaDa segnalare la proposta della creazione di un’Agenzia nazionale per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico per colmare il divario tra ricerca e industria e la proposta di riforma radicale della governance industriale: «Si propone di affidare alla Presidenza del Consiglio il coordinamento delle politiche industriali attraverso un Comitato interministeriale, e di integrare nel Def una sezione dedicata alla strategia industriale con obiettivi chiari e misurabili. Proponiamo inoltre di: istituire un’Agenzia per le Partecipazioni e un Consiglio della Strategia Industriale indipendente, riformare Invitalia e Cdp per renderle attuatori attivi della politica industriale, attivare una Conferenza permanente Stato-Regioni per il coordinamento territoriale e promuovere un partenariato pubblico-privato per definire congiuntamente priorità e investimenti strategici». Re-industrializzare, dunque, «lasciando perdere ciò che anche a sinistra abbiamo ascoltato in passato sull’economia senza industria e solo di servizi». LEGGI TUTTO
Amministrative, domenica si vota a Genova: sfida Salis-Piciocchi. Ecco chi sono
Ascolta la versione audio dell’articoloSono 481mila i genovesi chiamati alle urne per scegliere il nuovo sindaco e rinnovare il consiglio comunale. La sfida nel capoluogo ligure è a sette: i contendenti sono in ordine alfabetico Mattia Crucioli (Uniti per la Costituzione), Raffaella Gualco (Genova Unita), Antonella Marras (Sinistra Alternativa), Pietro Piciocchi (centrodestra), Cinzia Ronzitti (Partito Comunista dei Lavoratori), Silvia Salis (centrosinistra-campo largo) e Francesco Toscano (Democrazia Sovrana Popolare). Al di là dei numeri e al centro del dibattito ci sono i temi importanti per il tessuto socioeconomico cittadino, soprattutto la sanità, forse il punto più dolente dell’intera Liguria. Ma anche le nuove infrastrutture come lo skymetro, la gestione dei servizi pubblici e il welfare che si intrecciano ormai quotidianamente con attacchi più o meno velati di tipo personale. La campagna elettorale si gioca molto sui social e nelle piazze con presenze politiche nazionali che però non riescono a far decollare del tutto la discussione sui programmi. Tra visioni opposte su cosa fare per il futuro di una città difficile e complessa come Genova e attacchi personali diretti, colpi bassi e insinuazioni, gli oltre 481 mila elettori genovesi dovranno andare a votare in un contesto fortemente polarizzato.Chi è Silvia SalisIl centosinistra va alle urne con uno schieramento ampio che secondo alcuni osservatori potrebbe far da modello anche a livello nazionale. Realizzato il campo largo con, tra gli altri, M5s, Avs e Italia Viva, a sostegno della candidata Silvia Salis, il centrosinistra giocherà anche la carta del civismo rappresentato dalla stessa Salis (Silvia Salis Sindaca e Riformiamo Genova con Silvia Salis), vicepresidente del Coni e atleta plurimedagliata. con un progetto civico che punta a ricucire le fratture sociali, riportare l’amministrazione vicino ai quartieri e restituire ai cittadini la possibilità di immaginare un futuro diverso. Il suo percorso unisce sport, istituzioni e impegno civile. Cinque le liste che appoggiano la candidata alla carica di sindaco scelta per sbaragliare le destre e tornare in Comune a Genova dopo anni di centrodestra. Il Comune di Genova in una nota ribadisce di aver sempre garantito gli spazi elettorali alla candidata sindaca del campo progressista Silvia Salis, dopo che il suo staff elettorale denuncia di essere stato costretto a spostare il comizio conclusivo della campagna elettorale in piazza della Vittoria da piazza Matteotti «poiché occupata da maxi-gazebo e una piscina-idromassaggio» per l’evento annuale Genova Design Week 2025. «Il Comune di Genova – prosegue la nota – ha provveduto a concedere, come nuovo spazio per il comizio elettorale, piazza della Vittoria, come richiesto dal Partito Democratico».Loading…Chi è Pietro PiciocchiIl centrodestra punta invece su Pietro Piciocchi, che dell’ex sindaco e oggi governatore Marco Bucci è stato vice in Comune a Genova oltre che super-assessore con ben 26 deleghe, alcune delle quali pesantisisme. Il centrodestra si presenta unito con FI, FdI, Lega, Udc, nuovo Psi-Dc assieme a Noi Moderati Orgoglio Genova (per cui si candida Ilaria Cavo (Noi moderati) e Vince Genova. Sette dunque le liste che appoggiano la candidatura di Piciocchi. Il candidato punta su sicurezza, pulizia urbana e infrastrutture strategiche come Terzo Valico e aeroporto. Il vicesindaco Piciocchi commenta l’autorizzazione per il comizio elettorale, della candidata rivale così: «Non è vero che il Comune di Genova ha ritirato l’autorizzazione per la serata conclusiva di Silvia Salis in piazza Matteotti. La manifestazione era regolarmente autorizzata, gli organizzatori sapevano della concomitanza di altri eventi già previsti, tanto da essere pronti ad allestire il palco a ridosso del sagrato della Chiesa del Gesù». LEGGI TUTTO
Meloni ha ricevuto il presidente francese Macron a Palazzo Chigi: prove di convergenza su Ucraina e conti Ue
Ascolta la versione audio dell’articoloSi è concluso intorno alle 22:00 di martedì 3 giugno a Palazzo Chigi, secondo quanto si è appreso, un “lungo” incontro bilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron. Il faccia a faccia è durato quasi tre ore. Al termine, una cena di lavoro allargata alle delegazioni.«È il parterre delle grandi occasioni, c’è molto interesse per questo bilaterale» ha scherzato Meloni rivolta al “plotone” di fotografi poco prima di accogliere a Palazzo Chigi Macron. Con grandi sorrisi, le mani strette a lungo, baci sulle guance e qualche parola sussurrata all’orecchio. A dividerli ci sono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, i formati con cui approcciare a livello internazionale il cammino verso la pace e pure l’atteggiamento da tenere con Donald Trump sui dazi, per citare solo gli ultimi dossier su cui sono state macroscopiche le distanze tra Roma e Parigi. A unirli, la necessità di mettere in campo strumenti Ue per finanziare la difesa. Sia l’Italia sia la Francia sono Paesi caratterizzati da un elevato debito pubblico.Loading…Il “momento del disgelo”Ma ora è il momento del disgelo. E proprio per appianare divergenze finora complicate da ricomporre, e verificare che si possa «procedere insieme sulle questioni essenziali», come ha fatto sapere alla vigilia l’Eliseo, il presidente francese ha promosso la sua visita in Italia. Dedicata esclusivamente al bilaterale con la premier – che dura a lungo, oltre due ore – seguito da una cena di lavoro. Una tappa romana necessaria, aveva spiegato sempre l’Eliseo, per dare il tempo a Macron e Meloni di «parlare e approfondire» le materie più urgenti (c’è anche il Medio Oriente, tra l’altro, a vedere i due governi su posizioni non proprio allineate).Tra i due il colloquio sarà franco, e la premier, stando ai meloniani, chiederà al capo di una nazione che ha definito “amica”, oltre che alleata, di evitare di incorrere ancora in episodi, come l’oramai famigerata foto di Tirana, che hanno reso plastico lo scontro. «Pari dignità» se si vuole andare d’accordo, il messaggio recapitato al presidente francese, che si intrattiene a Palazzo Chigi fino a sera. Poi la ripartenza per Parigi, senza dichiarazioni alla stampa, e senza passaggi al Quirinale, che certo non può che approvare il riavvicinamento tra i due e che anzi, secondo alcuni avrebbe favorito l’incontro.Poco prima di ricevere il francese, Meloni aveva avuto uno scambio di circa un’ora con Robert Fico. Su Gaza e della necessità di un “cessate il fuoco” che vale altrettanto per Kiev. E che non tutti i Paesi europei, nella visione del primo ministro slovacco, sembrano volere davvero, convinti che «continuare la guerra sia il modo per danneggiare la Russia». Col leader nazionalista di Bratislava la premier aveva parlato anche della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina – che si terrà a Roma a luglio – per la quale confida in una nutrita presenza internazionale. Magari anche dello stesso Macron. Vanno poste «le basi» per un «rafforzamento delle relazioni» tra due nazioni «fondatrici dell’Unione», avevano fatto sapere anche fonti italiane, sottolineando i «profondi rapporti bilaterali» e la «collaborazione economica di livello strategico» – magari sbloccando quel Trattato del Quirinale che, al di là dei contenuti, ben rappresenta la sintonia politica tra due paesi cugini. Sul tavolo anche nuove integrazioni tra le due economie con un focus su ricerca e tecnologie d’avanguardia. Ma si guarda anche alle comuni sfide europee, a partire dall’automotive, capitolo su cui Roma confida in una triangolazione con Parigi e Berlino. Alla premier italiana, oltre alla competitività, stanno a cuore anche i dossier difesa e migranti, senza scordare il “rafforzamento delle relazioni transatlantiche”. Il tutto, viene spiegato, con l’obiettivo di costruire “un’Europa più sovrana, più forte e più prospera”. Sul tavolo anche le modalità per reperire “le ingenti risorse” necessarie a finanziare le priorità strategiche europee. Con un “mix” che secondo Roma deve prevedere investimenti privati e fondi comuni. LEGGI TUTTO
“È stata rapita per un’adozione clandestina”: parla il papà di Angela Celentano
Angela Celentano scomparve la mattina del 10 agosto 1996 mentre si trovava in gita con la famiglia sul Monte Faito, a Vico Equense, Napoli.“È stata rapita per un’adozione clandestina”: parla il papà di Angela Celentano – Nanopress.itDa allora, la sua famiglia non ha mai smesso di cercarla. In un’intervista a Il Giornale, il papà di Angela si è detto convinto che la figlia sia stata rapita per essere adottata clandestinamente. Catello Celentano si sta muovendo per istituire una commissione d’inchiesta, che prenda spunto proprio dal caso di sua figlia.“È stata rapita per un’adozione clandestina”: parla il papà di Angela CelentanoSono ormai 27 anni – il 10 agosto prossimo ne saranno trascorsi esattamente 28 – da quando non si hanno più notizie di Angela Celentano, la bimba di 3 anni scomparsa il 10 agosto 1996 durante una gita sul Monte Faito, a Vico Equense, in provincia di Napoli. La piccola Angela era con i genitori e le due sorelle per partecipare a una gita con il gruppo evangelista di cui facevano parte i Celentano.Il padre di Angela, Catello Celentano, insieme alla sua famiglia, non ha mai smesso di cercare la figlia. Maria e Catello, insieme alle altre due figlie, vivono nell’attesa di una segnalazione che possa far ritrovare loro la serenità perduta. Attualmente, stanno lavorando con esperti della Manisco World per vagliare le segnalazioni ricevute con grande accuratezza, anche se finora non ci sono stati riscontri meritevoli di ulteriori approfondimenti. Catello Celentano crede fermamente che Angela sia viva e che la sua sparizione sia stata un rapimento a scopo di adozione. L’ipotesi di un rapimento clandestino sembra essere la più plausibile, considerando che Angela scomparve rapidamente e senza lasciare tracce.La scomparsa della piccola Angela Celentano – Nanopress.itNonostante sia trascorso tanto tempo, la famiglia Celentano continua a vivere nell’attesa, con fede e speranza. Rosa, Naomi e i nipotini sono la loro forza, e in casa conservano un armadio con doni acquistati per Angela, pronti per quando tornerà e potrà scartarli tutti insieme, come una grande festa.I Celentano al lavoro per una commissione d’inchiestaCatello Celentano si sta muovendo per istituire una commissione d’inchiesta, che prenda spunto proprio dal caso di sua figlia. La commissione di inchiesta sui bambini scomparsi potrebbe portare nuove speranze e risorse per trovare Angela e altri bambini che sono ancora dispersi. La famiglia Celentano resta fiduciosa e determinata nella ricerca di Angela.Negli anni tante sono state le piste battute dagli inquirenti e le segnalazioni che sono arrivate alla famiglia Celentano, ma nessuna ha portato alla verità. LEGGI TUTTO
Spese militari Italia, governo pensa a commissione speciale per velocizzare acquisti
Velocizzare gli acquisti di materiale ed equipaggiamento militari per far fronte alle carenze difensive, bypassando il controllo preventivo della Corte dei Conti e creando un’apposita commissione speciale per verificare e vagliare la regolarità dei contratti. Questo, in sintesi, l’emendamento che il ministero della Difesa presenterà nei prossimi giorni. Immediata la reazione dell’opposizione
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Nei prossimi giorni il ministero della Difesa presenterà un emendamento, probabilmente al dl infrastrutture, con il quale velocizzare gli acquisti di materiale ed equipaggiamento necessari per far fronte alle carenze di capacità difensive dell’Italia attraverso l’approvvigionamento urgente di armi, munizioni e materiale bellico nuovo o aggiuntivo. I contratti relativi avrebbero una sorta di “corsia preferenziale”, bypassando il controllo della Corte dei Conti, bilanciando però la deroga con la creazione di una commissione speciale della Corte che sarà composta da un magistrato del Consiglio di Stato, da un avvocato dello Stato, da un rappresentante per ciascuna forza armata e da un rappresentante della Direzione nazionale degli armamenti.
Niente controllo preventivo Corte Conti, ma commissione ad hoc
I pilastri su cui si fonda l’emendamento sono sostanzialmente due. Il primo è quello di evitare il controllo preventivo della Corte dei Conti, bilanciando però la deroga con la creazione di una commissione speciale che sarà composta da un magistrato del Consiglio di Stato, da un avvocato dello Stato, da un rappresentante per ciascuna forza armata e da un rappresentante della Direzione nazionale degli armamenti. Il secondo, invece, è quello che riguarda la volontà di sottoporre i contratti a segreto, contrariamente a quanto previsto dal decreto legislativo sui contratti pubblici.
Il documento, già redatto dagli uffici legislativi, è pronto per essere presentato come emendamento al decreto infrastrutture. L’intenzione della Difesa, comunque, è quella di arrivare a un via libera nel più breve tempo possibile. LEGGI TUTTORe-industrializzare Italia e Ue: oggi le proposte Pd
Ascolta la versione audio dell’articoloIl costo dell’energia, l’impatto della demografia sul mercato del lavoro e sul reperimento di manodopera qualificata, le difficoltà delle piccole imprese ad accedere a fondi europei e nazionali che non tengono conto delle loro dimensioni, il complicato passaggio dalla ricerca applicata alla produzione. E naturalmente – Mario Draghi docet – la necessità ormai ineludibile di uno sforzo unitario a livello europeo, con debito e investimenti comuni, per rilanciare la competitività del Vecchio continente e centrare gli obiettivi della transizione ecologica e digitale altrimenti irraggiungibili dai singoli Paesi membri.Rivedere Industria 5.0 e disallineare energia e gasIl titolo è “Le rotte del futuro: re-industrializzare l’Italia e l’Europa” e l’appuntamento è oggi e domani a Roma per la Conferenza nazionale del Forum Industria del Pd presieduto da Andrea Orlando in coordinamento con la segretaria Elly Schlein e con il responsabile economico Antonio Misiani. «Chiederemo di modificare Industria 5.0, l’attuale meccanismo di contribuzione al settore, e di rivedere il meccanismo con cui viene fissato il prezzo dell’energia che è parametrato a quello del gas, compreso quello delle rinnovabili: dovrebbero costare molto meno, ma sono vendute a prezzi più alti – anticipa Orlando -. Poi c’è il grande tema dei salari e del welfare, decisivo per evitare l’emigrazione italiana verso altri Paesi».Loading…Salario minimo e rafforzamento della contrattazione collettivaNon a caso tra i punti centrali del Libro Verde del Pd sulle politiche industriali che sarà presentato durante la due giorni romana c’è il capitolo “Lavoro e salario dignitoso: oltre il minino”. «La qualità del lavoro è centrale per una politica industriale equa e moderna – si legge nel documento -. Si propone l’introduzione di un salario minimo legale, il rafforzamento della contrattazione collettiva e incentivi pubblici legati alla creazione di occupazione stabile, sicura e ben retribuita. Le missioni industriali devono generare lavoro qualificato, valorizzare le competenze e favorire la riqualificazione professionale. Si suggerisce inoltre di sperimentare la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, come strumento di equità e aumento della produttività».A ottobre le proposte diventeranno emendamenti alla legge di bilancioLa Conferenza nazionale organizzata dal Pd, che vedrà presenti anche molti ospiti europei oltre al presidente di Confindustria Emanuele Orsini e al leader della Cgil Maurizio Landini, arriva dopo un viaggio che Orlando ha condotto nei mesi scorsi nelle realtà industriali del Paese toccando 10 regioni (Schlein ha presenziato in Liguria e Lombardia) e percorrendo 2.500 chilometri e che continuerà nei prossimi mesi per arrivare, ad ottobre, a proposte concrete su cui si baseranno anche gli emendamenti per la prossima legge di bilancio.Un’Agenzia nazione per la ricerca e una nuova governance per l’industriaDa segnalare la proposta della creazione di un’Agenzia nazionale per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico per colmare il divario tra ricerca e industria e la proposta di riforma radicale della governance industriale: «Si propone di affidare alla Presidenza del Consiglio il coordinamento delle politiche industriali attraverso un Comitato interministeriale, e di integrare nel Def una sezione dedicata alla strategia industriale con obiettivi chiari e misurabili. Proponiamo inoltre di: istituire un’Agenzia per le Partecipazioni e un Consiglio della Strategia Industriale indipendente, riformare Invitalia e Cdp per renderle attuatori attivi della politica industriale, attivare una Conferenza permanente Stato-Regioni per il coordinamento territoriale e promuovere un partenariato pubblico-privato per definire congiuntamente priorità e investimenti strategici». Re-industrializzare, dunque, «lasciando perdere ciò che anche a sinistra abbiamo ascoltato in passato sull’economia senza industria e solo di servizi». LEGGI TUTTO
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