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Elezioni comunali, Monfalcone si conferma roccaforte della Lega: flop della lista islamica
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaVittoria schiacciante del centrodestra a Monfalcone (Gorizia). Luca Fasan (candidato della Lega sostenuto da tutto il centrodestra) si è imposto con il 70,9% (pari 8.272 voti). Distanziato Diego Moretti (26,2%; 3.057 voti), capogruppo Pd in Consiglio Fvg e candidato del Pd e altre 3 liste. Solo il 2,9% e 343 voti a Bou Konate, candidato della lista islamica Italia Plurale. Quella che doveva essere la novità di queste elezioni amministrative si è rivelata insomma un flop.Flop della lista islamica Italia pluraleCandidato sindaco della lista (che conta 18 nomi) è Bou Konate, ingegnere venuto dal Senegal che ha già un passato politico proprio a Monfalcone, dove era stato assessore al Lavori pubblici nel 2001. Monfalcone è una roccaforte del Carroccio. Il Comune è stato guidato nell’ultimo decennio dalla leghista Anna Maria Cisint (ora europarlamentare a Strasburgo), che ha chiuso le moschee abusive, vietato il bagno alle donne vestite, tolto le panchine agli immigrati irregolari. E che ha commentato così il risultato elettorale: «La lista islamica la rimandiamo al mittente, anche se apre un tema importante, quello dell’islamizzazione che ormai è una realtà e che io combatto insieme ad altri perchè soltanto così noi come città e come popolo potremo avere un futuro». A Monfalcone la Lega è primo partito con il 31%. A seguire la lista civica Fasan sindaco con il 24%. Distanziati nel centrodestra FdI (9,7%) e Forza Italia (5,7%). Nel centrosinistra il Pd è al 10,7%.Loading…A Monfalcone alta concentrazione di stranieri residenti: la metà del BanglaseshMonfalcone ha una delle percentuale più alte di stranieri residenti: sono 10mila (lavorano quasi tutti nel grande polo industriale di Fincantieri), pari al 33% della popolazione totale. E di questi circa la metà, circa 5mila, sono del Bangladesh, Paese a stragrande maggioranza islamica.Vittoria del centrodestra anche Il centrodestra vince anche a Pordenone, dove le consultazioni comunali sono state convocate anticipatamente per l’elezione a eurodeputato del sindaco Alessandro Ciriani (Fratelli d’Italia). Il candidato Alessandro Basso, consigliere regionale in carica di Fratelli d’Italia, sostenuto da 5 liste di area, a due terzi dello spoglio, è ben oltre il 50%. Mentre il consigliere regionale in carica del Pd, Nicola Conficoni, appoggiato da 5 liste di area, è sotto il 40% LEGGI TUTTO
Perché Meloni vuole cambiare il Rosatellum per un proporzionale con premio oltre il 40%
Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaPremio di maggioranza al posto dei collegi, preferenze e/o listini bloccati, soglie di sbarramento. E chi più ne ha più ne metta. La riforma della legge elettorale è un evergreen, un classico di ogni legislatura. Con la maggioranza di turno che, va da sé, prova ad acconciarsi il sistema elettorale che più la potrebbe favorire. A volte riuscendoci (Silvio Berlusconi con il Porcellum che cancellò in Mattarellum) a volte no (Matteo Renzi con l’Italicum prima, bocciato dalla Corte costituzionale, e con il proporzionale con sbarramento al 5% poi, affossato nel segreto dell’urna alla Camera).Al via l’eterno gioco della legge elettorale: perché ora, visto che si vota a giugno 2027?Il gioco del cambio delle regole elettorali è dunque, se non lecito, sdoganato dalla prassi degli ultimi lustri. C’è solo una regola, rigorosamente non scritta: la legge per eleggere il Parlamento, se va cambiata, va cambiata nell’ultimo anno di legislatura, se non altro perché nessun parlamentare ha la sicurezza di essere rieletto e di conseguenza nessun parlamentare ha interesse a mettere sul tavolo della politica la pistola carica di un nuovo sistema elettorale pronto all’uso per eventuali elezioni anticipate. E allora perché il tema è tornato d’attualità, quando le prossime elezioni politiche si dovrebbero tenere solo a giugno 2027, con soli tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura? (La volta scorsa si è votato il 23 settembre per la repentina caduta del governo Draghi, ma l’accordo tra Palazzo Chigi e Quirinale è già quello di un leggero anticipo per non interferire con la sessione di bilancio e quindi l’approvazione della finanziaria di fine anno). Ma, soprattutto, che interesse ha la premier a cambiare la legge elettorale che l’ha fatta vincere tre anni fa quando il suo partito è saldamente primo nei sondaggi, tra il 28 e il 30%, e la coalizione di centrodestra supera la somma delle opposizioni, somma per altro politicamente molto difficile?Loading…Tutti i rischi del Rosatellum per la premier Meloni: con le opposizioni unite esito incertoQui occorre fare un passo indietro. Giorgia Meloni lo aveva già fatto capire nella conferenza stampa di fine/inizio anno: anche se la riforma del premierato non dovesse essere pronta all’uso in tempo per la prossima legislatura, la legge elettorale con cui andremo a votare tra la fine del 2027 e l’inizio del 2028 potrà subire “migliorie”. L’idea ormai prevalente a Palazzo Chigi è quella di approvare il premierato in Parlamento con calma e di celebrare il referendum confermativo solo dopo le politiche per non correre troppi rischi (il tonfo di Renzi, costretto a lasciare Palazzo Chigi dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 2016, è sempre ben presente ai nostri politici). Ma l’attuale legge elettorale – ossia il Rosatellum, basato sul 37% di collegi uninominali e per il resto su un proporzionale con liste bloccate – ha agli occhi della premier il difetto di costringerla a una defatigante trattativa con i partiti minori del centrodestra per la “spartizione” dei collegi uninominali. Basta un dato: oggi la Lega, che nel 2022 ha ben fatto pesare il suo radicamento al Nord, ha 94 parlamentari sul totale di 600, corrispondenti al 16 per cento degli eletti, quando alle urne prese poco meno del 9%. Ma non solo. C’è soprattutto il dato di fatto che con il Rosatellum non c’è la certezza della vittoria: nel 2018 l’esito è stato quello di nessuna maggioranza, tanto che nella scorsa legislatura sono nati tre governi di segno politico diverso (giallo-verde M5s-Lega, giallo-rosso a guida M5s-Pd, la grande coalizione di Draghi); al contrario nel 2022, grazie al fatto che il centrosinistra si è presentato diviso in tre (Pd con Avs e Più Europa, M5s da solo e Terzo polo di Renzi e Calenda), il centrodestra è riuscito a vincere nella quasi totalità dei collegi ottenendo una supermaggioranza.Per non correre rischi al Sud meglio un proporzionale con premio al di sopra del 40%E se alla fine le opposizioni dovessero trovare l’accordo mettendosi tutte assieme, magari solo per un accordo elettorale nei collegi come ha proposto un big del Pd come Dario Franceschini? Secondo le proiezioni il centrosinistra unito, dal M5s ai centristi passando naturalmente per il Pd, vincerebbe tutti i collegi uninominali di regioni come la Campania e la Puglia: grazie al recupero al Sud, in particolare al Senato il centrosinistra potrebbe dunque impedire la formazione di una maggioranza chiara di centrodestra. Dal punto di vista di Palazzo Chigi meglio optare subito, anche senza premierato, sulla soluzione da sempre preferita dal centrodestra e che è anche il “canovaccio” per la futura elezione diretta del premier: un proporzionale con un premio che assicuri a chi vince una maggioranza del 55%. Insomma, sul tavolo c’è un Porcellum che però preveda una soglia per far scattare il premio: nel 2014 la Corte costituzionale, nel bocciare quella legge, ha stabilito infatti che il premio non può in ogni caso superare il 15%. Soglia al 40%, dunque. Cosa fare al di sotto di quella soglia, vista l’allergia del centrodestra e in particolare della Lega al ballottaggio nazionale, non è chiaro. Meloni sarebbe favorevole a prevedere in questo caso residuale un ballottaggio tra le prime due coalizioni, ma la resistenza degli alleati è tale che in Fratelli d’Italia non si esclude di non prevedere alcuna norma di chiusura: se nessuno raggiunge il 40% non scatta il premio e la fotografia del Parlamento resta proporzionale. Ipotesi considerata appunto men che residuale a Palazzo Chigi, a meno che uno degli alleati non voglia affossare Sansone (ossia Meloni) con tutti i filistei sfilandosi dalla coalizione. Un suicidio, insomma.La mina piazzata sotto il campo largo: l’indicazione del capo della coalizioneQuanto alla scelta degli eletti, le ipotesi sul tavolo sono due: o piccoli listini bloccati di tre o quattro nomi riconoscibili da parte degli elettori oppure capilista bloccati e preferenza per tutti gli altri, il che significherebbe però che i partiti piccoli e medi riuscirebbero ad eleggere quasi solo i capilista. Un motivo, questo, di scontro con il Pd e con il M5s, che insistono almeno formalmente sulle preferenze tout court (meno formalmente è vero che tutti i leader di partito vogliono controllare e scegliere le candidature). Ma, preferenze a parte, il Porcellum rivisitato contiene una vera e propria bomba pronta ad esplodere sotto il Pd di Elly Schlein e di conseguenza sotto l’intero centrosinistra: il premio di maggioranza, così come era nel Porcellum, si porta dietro il vincolo del nome del capo della coalizione e quindi il candidato premier. Per Meloni è un modo per avere già alle prossime politiche un premierato di fatto, con la scelta del premier anche se non con la sua elezione diretta, pur senza riforma della Costituzione. Ma questo si traduce in problemi a non finire per il costituendo campo largo, visto che non c’è una premiership riconosciuta da tutti e visto che il leader del M5s Giuseppe Conte non nasconde la sua ambizione di tornare un giorno a Palazzo Chigi. Come dice il costituzionalista ed ex parlamentare del Pd Stefano Ceccanti, «finché si resta nel Rosatellum si possono anche fare accordi solo “in negativo” e non chiarire la questione dei candidati premier, ma se si passa ad una legge con il premio di maggioranza puoi fare le primarie di coalizione, puoi indicare di comune accordo un federatore, puoi anche indicare un nome temporaneo e dire che comunque verrà proposto il nome del leader del partito che prenderà più voti: l’unica cosa che non puoi fare è eludere il problema». Già. LEGGI TUTTO
Nettuno, scontro fra due auto: morti un bambino di 5 anni e la zia incinta
Alla guida dell’auto su cui viaggiavano le vittime c’era la madre del piccolo, rimasta a sua volta ferita. Per il bambino e la zia non c’è stato nulla da fare. Nettuno, scontro fra due auto: morto un bambino di 5 anni e la zia incinta – Nanopress.itA scontrarsi sono state due auto: la Kia, con a bordo la famiglia, e una Mini, che pare procedesse contromano. Sulla dinamica del sinistro sono tuttora in corso gli accertamenti delle forze dell’ordine. Incidente a Nettuno: morto un bambino di 5 anni e la zia incintaÈ drammatico il bilancio dell’incidente stradale avvenuto nella serata di mercoledì, 4 settembre, a Nettuno, comune vicino Roma. Nell’incidente hanno perso la vita Sabrina Spallotta, 39 anni e incinta, e suo nipote di 5 anni. La madre del bambino, Simona Spallotta, anche lei incinta, è rimasta gravemente ferita e portata all’ospedale San Camillo.Nell’incidente sono state coinvolte una Kia – a bordo della quale viaggiava la famiglia – e una Mini. Le due auto si sono scontrate frontalmente nei pressi di un incrocio. Le indagini delle forze dell’ordine sono tuttora in corso per determinare la dinamica dell’incidente.Per la vittima e il nipotino non c’è stato nulla da fare, i due sono morti sul colpo. Il conducente della Mini è rimasto a sua volta ferito, ma non sarebbe in pericolo di vita. LEGGI TUTTO
Milleproroghe: tutte le novità su rottamazione, polizze e contratti approvate dalla Camera
Proroga sugar tax in un altro provvedimentoLa proroga della sugar tax, la tassa sulle bevande edulcorate che scatterà il primo luglio prossimo, non entra nel milleproroghe, ma il governo promette che il tema verrà affrontato con un altro provvedimento nei prossimi mesi.Pa, assunzioni senza mobilità Viene prorogata di un altro anno, per tutto il 2025, la possibilità per la Pubblica amministrazione di bandire concorsi, e quindi di assumere, senza l’obbligo preliminare di avviare la mobilità volontaria. Sempre nella Pa, inoltre, la durata degli incarichi dirigenziali e direttivi gratuiti per lavoratori in quiescenza potrà essere al massimo di 2 anni, anziché di uno.Fisco, ecco il salvagente per chi non ha pagato la rottamazione delle cartelleSlitta la consulta dei tifosiSlitta di due anni la costituzione della consulta dei tifosi nei cda delle società sportive. Il decreto sposta il termine dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025, ma con l’ok ad un emendamento di FI il rinvio è ulteriormente spostato a fine 2027. La richiesta iniziale era di arrivare a fine 2028, ma si è trovata una mediazione dopo le fibrillazioni nella maggioranza.Stop alle multe per i no vaxAnnullate le multe da 100 euro emesse contro quanti non hanno ottemperato l’obbligo vaccinale durante la pandemia Covid. L’intervento riguarda solo coloro che non hanno ancora pagato la sanzione o la cartella. Non ci sarà alcun rimborso per quanti hanno già pagato la sanzione.Contratti a termine Per le aziende arriva la possibilità di usare per un altro anno, fino al 31 dicembre 2025, la norma che consente di stipulare contratti a termine più lunghi di 12 mesi con causali meno rigide LEGGI TUTTO
Ue: decreto per i Cpr in Albania in linea con la legge europea
Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di lettura«Siamo a conoscenza degli ultimi sviluppi riguardanti questo decreto e il centro in Albania. Siamo in contatto con le autorità italiane. Secondo le nostre informazioni, la legge nazionale italiana si applicherà al centro», come «finora per l’asilo». «E in linea di principio, ciò è in linea con la legge Ue. Continueremo a monitorare l’implementazione del protocollo» e «rimarremo in contatto con le autorità italiane. E in termini di soluzioni innovative, abbiamo detto che siamo pronti a esplorarle, sempre in linea con gli obblighi del diritto dell’Ue e internazionale e dai diritti fondamentali». Così un portavoce della Commissione Ue.Decreto, irregolari anche dall’ItaliaLa struttura italiana di Gjader arriverà a 144 posti e ospiterà anche migranti irregolari trasferiti direttamente dall’Italia, aggiungendosi alla rete nazionale dei centri di permanenza per il ripatrio già esistenti. Ma la sua funzione originaria dedicata alle procedure accelerate di frontiera resta comunque in attesa di essere riattivata, in vista delle prossime mosse dei giudici internazionali. Il centro in Albania intanto cambia pelle e si espande con il decreto approvato venerdì in Consiglio dei ministri, aspettando che la Corte di Giustizia europea si pronunci sulla questione del trattenimento dei migranti e le indicazioni sui Paesi sicuri: una questione da mesi al centro di polemiche e tensioni dopo i pronunciamenti dei magistrati italiani, i quali finora hanno di fatto bocciato il progetto del governo in tema di procedure accelerate.Loading… LEGGI TUTTO
Elezioni comunali, Monfalcone si conferma roccaforte della Lega: flop della lista islamica
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaVittoria schiacciante del centrodestra a Monfalcone (Gorizia). Luca Fasan (candidato della Lega sostenuto da tutto il centrodestra) si è imposto con il 70,9% (pari 8.272 voti). Distanziato Diego Moretti (26,2%; 3.057 voti), capogruppo Pd in Consiglio Fvg e candidato del Pd e altre 3 liste. Solo il 2,9% e 343 voti a Bou Konate, candidato della lista islamica Italia Plurale. Quella che doveva essere la novità di queste elezioni amministrative si è rivelata insomma un flop.Flop della lista islamica Italia pluraleCandidato sindaco della lista (che conta 18 nomi) è Bou Konate, ingegnere venuto dal Senegal che ha già un passato politico proprio a Monfalcone, dove era stato assessore al Lavori pubblici nel 2001. Monfalcone è una roccaforte del Carroccio. Il Comune è stato guidato nell’ultimo decennio dalla leghista Anna Maria Cisint (ora europarlamentare a Strasburgo), che ha chiuso le moschee abusive, vietato il bagno alle donne vestite, tolto le panchine agli immigrati irregolari. E che ha commentato così il risultato elettorale: «La lista islamica la rimandiamo al mittente, anche se apre un tema importante, quello dell’islamizzazione che ormai è una realtà e che io combatto insieme ad altri perchè soltanto così noi come città e come popolo potremo avere un futuro». A Monfalcone la Lega è primo partito con il 31%. A seguire la lista civica Fasan sindaco con il 24%. Distanziati nel centrodestra FdI (9,7%) e Forza Italia (5,7%). Nel centrosinistra il Pd è al 10,7%.Loading…A Monfalcone alta concentrazione di stranieri residenti: la metà del BanglaseshMonfalcone ha una delle percentuale più alte di stranieri residenti: sono 10mila (lavorano quasi tutti nel grande polo industriale di Fincantieri), pari al 33% della popolazione totale. E di questi circa la metà, circa 5mila, sono del Bangladesh, Paese a stragrande maggioranza islamica.Vittoria del centrodestra anche Il centrodestra vince anche a Pordenone, dove le consultazioni comunali sono state convocate anticipatamente per l’elezione a eurodeputato del sindaco Alessandro Ciriani (Fratelli d’Italia). Il candidato Alessandro Basso, consigliere regionale in carica di Fratelli d’Italia, sostenuto da 5 liste di area, a due terzi dello spoglio, è ben oltre il 50%. Mentre il consigliere regionale in carica del Pd, Nicola Conficoni, appoggiato da 5 liste di area, è sotto il 40% LEGGI TUTTO
Perché Meloni vuole cambiare il Rosatellum per un proporzionale con premio oltre il 40%
Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaPremio di maggioranza al posto dei collegi, preferenze e/o listini bloccati, soglie di sbarramento. E chi più ne ha più ne metta. La riforma della legge elettorale è un evergreen, un classico di ogni legislatura. Con la maggioranza di turno che, va da sé, prova ad acconciarsi il sistema elettorale che più la potrebbe favorire. A volte riuscendoci (Silvio Berlusconi con il Porcellum che cancellò in Mattarellum) a volte no (Matteo Renzi con l’Italicum prima, bocciato dalla Corte costituzionale, e con il proporzionale con sbarramento al 5% poi, affossato nel segreto dell’urna alla Camera).Al via l’eterno gioco della legge elettorale: perché ora, visto che si vota a giugno 2027?Il gioco del cambio delle regole elettorali è dunque, se non lecito, sdoganato dalla prassi degli ultimi lustri. C’è solo una regola, rigorosamente non scritta: la legge per eleggere il Parlamento, se va cambiata, va cambiata nell’ultimo anno di legislatura, se non altro perché nessun parlamentare ha la sicurezza di essere rieletto e di conseguenza nessun parlamentare ha interesse a mettere sul tavolo della politica la pistola carica di un nuovo sistema elettorale pronto all’uso per eventuali elezioni anticipate. E allora perché il tema è tornato d’attualità, quando le prossime elezioni politiche si dovrebbero tenere solo a giugno 2027, con soli tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura? (La volta scorsa si è votato il 23 settembre per la repentina caduta del governo Draghi, ma l’accordo tra Palazzo Chigi e Quirinale è già quello di un leggero anticipo per non interferire con la sessione di bilancio e quindi l’approvazione della finanziaria di fine anno). Ma, soprattutto, che interesse ha la premier a cambiare la legge elettorale che l’ha fatta vincere tre anni fa quando il suo partito è saldamente primo nei sondaggi, tra il 28 e il 30%, e la coalizione di centrodestra supera la somma delle opposizioni, somma per altro politicamente molto difficile?Loading…Tutti i rischi del Rosatellum per la premier Meloni: con le opposizioni unite esito incertoQui occorre fare un passo indietro. Giorgia Meloni lo aveva già fatto capire nella conferenza stampa di fine/inizio anno: anche se la riforma del premierato non dovesse essere pronta all’uso in tempo per la prossima legislatura, la legge elettorale con cui andremo a votare tra la fine del 2027 e l’inizio del 2028 potrà subire “migliorie”. L’idea ormai prevalente a Palazzo Chigi è quella di approvare il premierato in Parlamento con calma e di celebrare il referendum confermativo solo dopo le politiche per non correre troppi rischi (il tonfo di Renzi, costretto a lasciare Palazzo Chigi dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 2016, è sempre ben presente ai nostri politici). Ma l’attuale legge elettorale – ossia il Rosatellum, basato sul 37% di collegi uninominali e per il resto su un proporzionale con liste bloccate – ha agli occhi della premier il difetto di costringerla a una defatigante trattativa con i partiti minori del centrodestra per la “spartizione” dei collegi uninominali. Basta un dato: oggi la Lega, che nel 2022 ha ben fatto pesare il suo radicamento al Nord, ha 94 parlamentari sul totale di 600, corrispondenti al 16 per cento degli eletti, quando alle urne prese poco meno del 9%. Ma non solo. C’è soprattutto il dato di fatto che con il Rosatellum non c’è la certezza della vittoria: nel 2018 l’esito è stato quello di nessuna maggioranza, tanto che nella scorsa legislatura sono nati tre governi di segno politico diverso (giallo-verde M5s-Lega, giallo-rosso a guida M5s-Pd, la grande coalizione di Draghi); al contrario nel 2022, grazie al fatto che il centrosinistra si è presentato diviso in tre (Pd con Avs e Più Europa, M5s da solo e Terzo polo di Renzi e Calenda), il centrodestra è riuscito a vincere nella quasi totalità dei collegi ottenendo una supermaggioranza.Per non correre rischi al Sud meglio un proporzionale con premio al di sopra del 40%E se alla fine le opposizioni dovessero trovare l’accordo mettendosi tutte assieme, magari solo per un accordo elettorale nei collegi come ha proposto un big del Pd come Dario Franceschini? Secondo le proiezioni il centrosinistra unito, dal M5s ai centristi passando naturalmente per il Pd, vincerebbe tutti i collegi uninominali di regioni come la Campania e la Puglia: grazie al recupero al Sud, in particolare al Senato il centrosinistra potrebbe dunque impedire la formazione di una maggioranza chiara di centrodestra. Dal punto di vista di Palazzo Chigi meglio optare subito, anche senza premierato, sulla soluzione da sempre preferita dal centrodestra e che è anche il “canovaccio” per la futura elezione diretta del premier: un proporzionale con un premio che assicuri a chi vince una maggioranza del 55%. Insomma, sul tavolo c’è un Porcellum che però preveda una soglia per far scattare il premio: nel 2014 la Corte costituzionale, nel bocciare quella legge, ha stabilito infatti che il premio non può in ogni caso superare il 15%. Soglia al 40%, dunque. Cosa fare al di sotto di quella soglia, vista l’allergia del centrodestra e in particolare della Lega al ballottaggio nazionale, non è chiaro. Meloni sarebbe favorevole a prevedere in questo caso residuale un ballottaggio tra le prime due coalizioni, ma la resistenza degli alleati è tale che in Fratelli d’Italia non si esclude di non prevedere alcuna norma di chiusura: se nessuno raggiunge il 40% non scatta il premio e la fotografia del Parlamento resta proporzionale. Ipotesi considerata appunto men che residuale a Palazzo Chigi, a meno che uno degli alleati non voglia affossare Sansone (ossia Meloni) con tutti i filistei sfilandosi dalla coalizione. Un suicidio, insomma.La mina piazzata sotto il campo largo: l’indicazione del capo della coalizioneQuanto alla scelta degli eletti, le ipotesi sul tavolo sono due: o piccoli listini bloccati di tre o quattro nomi riconoscibili da parte degli elettori oppure capilista bloccati e preferenza per tutti gli altri, il che significherebbe però che i partiti piccoli e medi riuscirebbero ad eleggere quasi solo i capilista. Un motivo, questo, di scontro con il Pd e con il M5s, che insistono almeno formalmente sulle preferenze tout court (meno formalmente è vero che tutti i leader di partito vogliono controllare e scegliere le candidature). Ma, preferenze a parte, il Porcellum rivisitato contiene una vera e propria bomba pronta ad esplodere sotto il Pd di Elly Schlein e di conseguenza sotto l’intero centrosinistra: il premio di maggioranza, così come era nel Porcellum, si porta dietro il vincolo del nome del capo della coalizione e quindi il candidato premier. Per Meloni è un modo per avere già alle prossime politiche un premierato di fatto, con la scelta del premier anche se non con la sua elezione diretta, pur senza riforma della Costituzione. Ma questo si traduce in problemi a non finire per il costituendo campo largo, visto che non c’è una premiership riconosciuta da tutti e visto che il leader del M5s Giuseppe Conte non nasconde la sua ambizione di tornare un giorno a Palazzo Chigi. Come dice il costituzionalista ed ex parlamentare del Pd Stefano Ceccanti, «finché si resta nel Rosatellum si possono anche fare accordi solo “in negativo” e non chiarire la questione dei candidati premier, ma se si passa ad una legge con il premio di maggioranza puoi fare le primarie di coalizione, puoi indicare di comune accordo un federatore, puoi anche indicare un nome temporaneo e dire che comunque verrà proposto il nome del leader del partito che prenderà più voti: l’unica cosa che non puoi fare è eludere il problema». Già. LEGGI TUTTO
POLITICA
Scuola, Valditara: “Estendere in Ue il divieto smartphone in classe”
Omicidio di Milano, Sala: Difficile spiegare, capisco sgomento. Delmastro: Approfondimenti
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Renzi a Sky TG24: “Meloni isolata ed esclusa da consessi internazionali in cui si decide”