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Santanchè: «Il Cin farà emergere almeno il 20% del sommerso»
Certamente si può fare meglio, ma mi sono assunta la responsabilità di intervenire su un problema che non è certo sorto negli ultimi due anni e che non era stato affrontato prima. Detto ciò, a gennaio presenterò uno studio della situazione nelle città che è stato molto complesso e riserverà delle sorprese. Un’azione politica deve avvalersi di numeri e da lì partiremo.Su quali direttrici si muoverà?Dobbiamo tenere insieme due pilastri: la proprietà privata, che per me è sacra, e il contrasto al sommerso e alla concorrenza sleale. Il problema dei centri storici riguarda solo quattro città: Firenze, Roma, Venezia e Milano. Dobbiamo studiare i numeri e non avere furore ideologico. E poi ragionare con buon senso e non dire troppi no a chi lavora.Negli ultimi giorni ha fatto discutere la circolare del ministero dell’Interno per cui i locatori devono identificare de visu gli ospiti. Servono dei correttivi?La circolare non fa che chiarire la corretta applicazione di norme già varate dal Parlamento nel 2018. A livello territoriale, si sta iniziando ad applicare queste prescrizioni che rispondono a evidenti esigenze di sicurezza. Peraltro, il superamento delle keybox è necessario anche sul piano della difesa del decoro urbano e della vivibilità delle nostre città. Se poi la tecnologia può venire in aiuto, ad esempio con il riconoscimento facciale, io sono sempre favorevole. LEGGI TUTTO
Diritti umani, tra razzismo e violenza sulle minoranze: ecco perché l’Italia dovrebbe introdurre un’Indu
“Sono pervenute nuove segnalazioni di tortura e altro maltrattamento da parte di agenti carcerari e di polizia. Gli attivisti per la giustizia climatica sono incorsi in restrizioni sproporzionate al diritto di riunione pacifica. La violenza di genere è rimasta a livelli inaccettabilmente elevati”, così apre il Rapporto 2023-2024 di Amnesty International rispetto la tutela dei diritti umani all’interno del nostro Paese. Manifestazione contro la violenza sulle donne – Nanopress.it“L’accesso all’asilo è stato notevolmente limitato, anche attraverso misure illegali. E’ perdurata la preoccupazione per i discorsi d’odio e i crimini d’odio, mentre le garanzie contro la discriminazione sono risultate inadeguate – continua il report – L’accesso all’aborto è rimasto difficile in alcune parti del Paese. L’Italia rischiava di non riuscire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio”.Ora, dopo mesi dall’inizio del 2024, la situazione non è cambiata. Al contrario, l’emergenza rispetto la tutela dei diritti umani si è solo accentuata.La condizione dei diritti umani in ItaliaA tal proposito, dunque, basta citare solo alcuni dei più recenti fatti che hanno coinvolto le istituzioni italiane in tal senso.Tra questi, il caso di Ousmane Sylla. Il ragazzo di 22 anni originario della Guinea che – dimenticato, maltrattato e privato della propria libertà personale proprio dalle istituzioni italiane – lo scorso 4 febbraio, ha deciso di togliersi la vita impiccandosi alla cancellata del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, nella periferia di Roma.Ancora, si possono citare le numerose manifestazioni pro-Palestina represse, in diversi casi, con misure particolarmente violente da parte delle forze dell’ordine. E seppur i dati – come riportato in Aula dopo le cariche agli studenti di Pisa e Firenze dal ministro Piantedosi – dimostrano che a parità del numero di manifestazioni, le situazioni di “criticità” che hanno generato repressioni violente da parte della polizia, sono quantitativamente inferiori; analizzando i fatti concreti, si può arrivare alla conclusione che in nessuna di esse il fine giustificava effettivamente i mezzi (messi in atto dalle forze dell’ordine). Manifestazione pro Palestina a Roma – Nanopress.itPer non parlare dei provvedimenti che l’attuale governo sta introducendo: a partire dal forte attacco che la libertà di stampa e di informazione sta subendo all’interno del Paese. Fino ad arrivare a mettere a repentaglio il diritto all’aborto – e dunque il diritto all’autodeterminazione della donna – attraverso l’introduzione di volontari Pro vita all’interno dei consultori. I numerosi (e in molti casi) tragici eventi che hanno, e continuano, a caratterizzare il nostro Paese, dimostrano chiaramente che avremmo urgentemente bisogno di un’istituzione nazionale per i diritti umani (Indu). Cosa sono le InduUn’Istituzione nazionale per i diritti umani è un ente indipendente che ha lo scopo di controllare, supportare e indirizzare l’amministrazione statale rispetto la tutela dei diritti umani, fungendo da ponte tra il diritto interno e quello internazionale.Al giorno d’oggi, su 193 Stati riconosciuti dall’Onu, ben 120 sono dotati di un’Indu. L’Italia, purtroppo, fa parte della minoranza di Paesi che non ne posseggono una.In particolare, in Europa, solo cinque Paesi sono ancora privi di Indu. Tra questi, oltre alla nostra penisola, anche la Repubblica Ceca, l’Estonia, Malta e la Romania. Va detto che, nonostante l’Italia si sia sempre mostrata aperta nell’acquisizione di obblighi internazionali riguardanti la tutela dei diritti umani, anche attraverso la creazione di organi interni, come il Garante per la protezione dei dati personali o il Garante diritti dei detenuti. Purtroppo, questo tipo di tutele si sono rilevate non abbastanza efficienti, settoriali e limitate, dunque, a specifici ambiti, lasciandone scoperti molti altri. Diritti delle donne – NanopressLe Istituzioni nazionali per i diritti umani (classificate come attori internazionali di terzo tipo), invece, nascono proprio con lo scopo di controllare e supportare lo Stato nella tutela indipendente e completa dei diritti umani. Andando, dunque, a prevenire le violazioni in tal senso, anche attraverso una stretta collaborazione con le organizzazioni internazionali, regionali e interregionali.Perché non ne possediamo una in Italia?Attualmente la questione delle Indu è completamente scomparsa dall’agenda politica nazionale. Nonostante la vicenda va avanti ormai da decenni – essendo giunta in più occasioni sia alla Camera che in Senato – nessuna proposta di legge in tal senso ha mai avuto seguito.A pochi giorni dalle elezioni europee, ci si augura che il governo, prima o poi, possa comprendere i numerosi vantaggi che l’acquisizione di tali istituzioni potrebbe comportare per il Paese.In primo luogo, esse permetterebbero di “restaurare” e/o migliorare la reputazione internazionale dell’Italia in termini di tutela dei diritti. Ma, ancor di più, un’istituzione di questo tipo – potendo ricevere ricorsi individuali rispetto violazioni di diritti umani – garantirebbe uno smaltimento burocratico, alleggerendo così la stracolma macchina giudiziaria italiana. LEGGI TUTTO
Atto dovuto, carte al tribunale dei ministri
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa premier Giorgia Meloni finisce sotto inchiesta per l’affaire Osema Almasri, il generale libico ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità nel carcere di Mitiga (Tripoli). Sotto accusa ci sono anche l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il Guardasigilli Carlo Nordio. Nei loro confronti sono ipotizzati i reati di favoreggiamento personale, in riferimento al mancato arresto del militare, e il peculato, connesso al rimpatrio del libico con volo di Stato.L’iscrizione nel registro degli indagati – conseguenza obbligatoria dopo la denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex sottosegretario alla Giustizia col Governo Prodi II – rappresenta un atto dovuto per la Procura di Roma, tanto che contestualmente alla notifica dell’avviso di garanzia il procuratore capo Francesco Lo Voi si è spogliato del procedimento e ha inviato gli atti al Tribunale dei ministri, competente in caso di reati commessi da esponenti di Governo nell’esercizio delle loro funzioni.Loading…Sarà ora questo collegio (tre magistrati ordinari) a dover trovare riscontro alla denuncia e chiarire tutta la vicenda. Iniziata il 18 gennaio scorso a Torino, quando la Digos ha arrestato Almasri – in viaggio da dodici giorni tra Inghilterra, Belgio, Germania e come ultima tappa l’Italia – sulla base di un atto d’accusa diramato lo stesso giorno dalla Corte dell’Aya e contestualmente rilanciato con una Red notices dell’Interpol.Stando alle procedure, l’arresto compiuto dalla Digos era stato irregolare, in quanto per essere eseguito doveva avere l’impulso della Procura generale di Roma (competente in questi casi) allertata preventivamente dal ministero della Giustizia. E qui nasce il nodo. Secondo via Arenula il 18 gennaio non era arrivato nulla dall’Aya. L’aspetto che potrebbe avere risvolti penali, però, è che neanche nei giorni successivi, il 20 gennaio, il Ministero ha mandato comunicazioni alla Procura generale, col risultato che il 21 la Corte d’Appello ha dovuto rimettere in libertà Almasri (si veda l’articolo a destra).L’altro tema che dovrà essere affrontato è il rimpatrio del militare per «urgenti ragioni di sicurezza», ha spiegato il ministro Piantedosi, considerata «la pericolosità del soggetto». Il problema è che Almasri, sotto accusa per crimini contro l’umanità, omicidio, violenze sessuali plurime e stupro di guerra nelle carceri libiche, è avvenuto attraverso l’utilizzo di un volo di Stato. Si pensi che, secondo le ricostruzioni, il Falcon battente bandiera italiana è atterrato intorno alle 11 del 21 gennaio scorso all’aeroporto Caselle di Torino, mentre la decisione di rimettere in libertà Almasri è giunta solo nel pomeriggio. LEGGI TUTTO
Terzo mandato, Zaia attacca: «No a lezioni da chi è da 30 anni in Parlamento»
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl 2025 chiamerà i cittadini alle urne per eleggere sei nuovi governatori, quelli di Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Di questi solo due sono investiti dal problema del terzo mandato, vietato dalla legge nazionale: Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto (che in caso di ricandidatura sarebbe per la verità al quarto). Ed è stato proprio il Governatore del Veneto a sottolineare, a margine di un punto stampa a Venezia, che la questione del terzo mandato «è un’anomalia tutta nostra. Io non perdo i sonni, ma è inaccettabile dire che si blocchino dei mandati a amministratori eletti direttamente dal popolo altrimenti si creano centri di potere. Ed è stucchevole che la lezione venga da bocche che da 30 anni sono sfamate dal Parlamento». «Se ci fosse lo sblocco dei mandati è ovvio che mi ricandiderei – ha continuato -, darei risposta ai tanti cittadini che mi chiedono di farlo». «Io non sto facendo alcuna battaglia sul terzo mandato – ha precisato -, ma l’aspetto più importante è quello dei veneti. Non ci siamo mai trovati di fronte a una chiamata del popolo come questa. E nessuno risponde al popolo».Quanto alle prossime elezioni regionali in Veneto, «giorno dopo giorno vedremo l’evoluzione della situazione – ha chiarito Zaia -, ne ho già fatte di corse in solitaria, così come nel centrodestra, è ovvio che noi speriamo di fare una corsa unitaria». «Aldilà della localizzazione dei tavoli, noi veneti abbiamo una capacità di lettura se una decisione è favorevole o contraria, che è istantanea. Per cui facciano pure le riflessioni, ben vengano, dopodiché – ha concluso – si tratterà di capire che continuità si darà a questa amministrazione, e soprattutto quanto saranno rispettati i veneti».Loading…Fontana: «Il governo sbaglia, il terzo mandato è giusto»Contro i limiti al terzo mandato si è schierato anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. «Ribadisco che è un errore» quello del governo che ha impugnato la legge regionale della Campania sul terzo mandato per i governatori, proprio perché «c’è un’elezione diretta, massima espressione di democrazia. Credo che sia un motivo in più per dire che è giusto il terzo mandato», ha affermato.Il pressing della LegaLa Lega dunque mostra i muscoli sul Veneto, rivendicando la candidatura per Zaia o comunque per un proprio esponente, ma si ritrova isolata, visto che Fi si è detta d’accordo con FdI sullo stop al terzo mandato. Il dibattito non sembra invece più scuotere il centrosinistra, alle prese con l’iniziativa del governatore della Campania, che, tuttavia, non appare trovare sponde a livello nazionale né in alcuna componente del Pd, né in altri partiti. LEGGI TUTTO
L’influencer Siu è uscita dal coma, il marito respinge le accuse
Buone notizie dall’ospedale di Novara, dove è tuttora ricoverata Soukaina El Basri. Siu è uscita dal coma, anche se resta tuttora ricoverata nel reparto di rianimazione. L’influencer Siu è uscita dal coma – Nanopress.itIntanto, nelle prossime ore si terrà l’udienza di convalida del fermo del marito, Jonathan Maldonato, che continua a dichiararsi innocente. L’uomo ha riferito agli inquirenti che la moglie si trovava in un profondo stato di depressione e che abbia tentato il suicidio.L’influencer Siu è uscita dal comaL’influencer Soukaina El Basri, conosciuta da tutti come Siu, è uscita dal coma. La donna, che il 16 maggio scorso è rimasta gravemente ferita, si trova tuttora ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Novara. Il sospetto è che il marito, Jonathan Maldonato, sia coinvolto nell’aggressione. Nei giorni scorsi, l’uomo è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio. Tuttavia, ci sono diverse versioni dei fatti e molte domande ancora senza risposta. La donna ha subito una ferita al torace che ha causato la lacerazione dell’arteria mammaria. I sospetti sulle violenzeLa coppia sembrava avere una vita familiare serena, come dimostra una foto postata sui social da Maldonato insieme alla moglie e alle loro due figlie, due bambine di 4 e 6 anni. Tuttavia, le testimonianze raccolte dagli investigatori suggeriscono una situazione più complessa. Inizialmente, Maldonato ha dichiarato che la moglie si era ferita da sola urtando contro lo spigolo di un mobile, ma gli inquirenti hanno diversi dubbi su questa versione dei fatti, visto anche il bollettino medico, che parla di una ferita compatibile con l’utilizzo di un oggetto appuntito.Durante le indagini, sono emersi ulteriori indizi che hanno portato all’arresto del marito di Siu. Nel maggio dello scorso anno, la donna lo aveva denunciato per maltrattamenti, salvo poi ritirare la denuncia qualche mese dopo. Maldonato ha riferito agli inquirenti che la moglie si trovava in un profondo stato di depressione e che avrebbe tentato il suicidio. La denuncia per violenze ritirata a dicembre – Nanopress.itUn racconto che, tuttavia, non è suffragato dalle testimonianze degli amici di Siu, secondo i quali la donna sarebbe stata minacciata più volte dal marito di portarle via le figlie. Un’altra amica di Siu, come riferisce Open, ha riferito che l’uomo non voleva che lei sfilasse e spesso le sequestrava il cellulare. Quest’ultima si è detta convinta che l’influencer sia stata aggredita dal marito. Sarà lei adesso a dover chiarire esattamente come sono andate le cose. LEGGI TUTTO
Santanchè: «Il Cin farà emergere almeno il 20% del sommerso»
Certamente si può fare meglio, ma mi sono assunta la responsabilità di intervenire su un problema che non è certo sorto negli ultimi due anni e che non era stato affrontato prima. Detto ciò, a gennaio presenterò uno studio della situazione nelle città che è stato molto complesso e riserverà delle sorprese. Un’azione politica deve avvalersi di numeri e da lì partiremo.Su quali direttrici si muoverà?Dobbiamo tenere insieme due pilastri: la proprietà privata, che per me è sacra, e il contrasto al sommerso e alla concorrenza sleale. Il problema dei centri storici riguarda solo quattro città: Firenze, Roma, Venezia e Milano. Dobbiamo studiare i numeri e non avere furore ideologico. E poi ragionare con buon senso e non dire troppi no a chi lavora.Negli ultimi giorni ha fatto discutere la circolare del ministero dell’Interno per cui i locatori devono identificare de visu gli ospiti. Servono dei correttivi?La circolare non fa che chiarire la corretta applicazione di norme già varate dal Parlamento nel 2018. A livello territoriale, si sta iniziando ad applicare queste prescrizioni che rispondono a evidenti esigenze di sicurezza. Peraltro, il superamento delle keybox è necessario anche sul piano della difesa del decoro urbano e della vivibilità delle nostre città. Se poi la tecnologia può venire in aiuto, ad esempio con il riconoscimento facciale, io sono sempre favorevole. LEGGI TUTTO
Diritti umani, tra razzismo e violenza sulle minoranze: ecco perché l’Italia dovrebbe introdurre un’Indu
“Sono pervenute nuove segnalazioni di tortura e altro maltrattamento da parte di agenti carcerari e di polizia. Gli attivisti per la giustizia climatica sono incorsi in restrizioni sproporzionate al diritto di riunione pacifica. La violenza di genere è rimasta a livelli inaccettabilmente elevati”, così apre il Rapporto 2023-2024 di Amnesty International rispetto la tutela dei diritti umani all’interno del nostro Paese. Manifestazione contro la violenza sulle donne – Nanopress.it“L’accesso all’asilo è stato notevolmente limitato, anche attraverso misure illegali. E’ perdurata la preoccupazione per i discorsi d’odio e i crimini d’odio, mentre le garanzie contro la discriminazione sono risultate inadeguate – continua il report – L’accesso all’aborto è rimasto difficile in alcune parti del Paese. L’Italia rischiava di non riuscire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio”.Ora, dopo mesi dall’inizio del 2024, la situazione non è cambiata. Al contrario, l’emergenza rispetto la tutela dei diritti umani si è solo accentuata.La condizione dei diritti umani in ItaliaA tal proposito, dunque, basta citare solo alcuni dei più recenti fatti che hanno coinvolto le istituzioni italiane in tal senso.Tra questi, il caso di Ousmane Sylla. Il ragazzo di 22 anni originario della Guinea che – dimenticato, maltrattato e privato della propria libertà personale proprio dalle istituzioni italiane – lo scorso 4 febbraio, ha deciso di togliersi la vita impiccandosi alla cancellata del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, nella periferia di Roma.Ancora, si possono citare le numerose manifestazioni pro-Palestina represse, in diversi casi, con misure particolarmente violente da parte delle forze dell’ordine. E seppur i dati – come riportato in Aula dopo le cariche agli studenti di Pisa e Firenze dal ministro Piantedosi – dimostrano che a parità del numero di manifestazioni, le situazioni di “criticità” che hanno generato repressioni violente da parte della polizia, sono quantitativamente inferiori; analizzando i fatti concreti, si può arrivare alla conclusione che in nessuna di esse il fine giustificava effettivamente i mezzi (messi in atto dalle forze dell’ordine). Manifestazione pro Palestina a Roma – Nanopress.itPer non parlare dei provvedimenti che l’attuale governo sta introducendo: a partire dal forte attacco che la libertà di stampa e di informazione sta subendo all’interno del Paese. Fino ad arrivare a mettere a repentaglio il diritto all’aborto – e dunque il diritto all’autodeterminazione della donna – attraverso l’introduzione di volontari Pro vita all’interno dei consultori. I numerosi (e in molti casi) tragici eventi che hanno, e continuano, a caratterizzare il nostro Paese, dimostrano chiaramente che avremmo urgentemente bisogno di un’istituzione nazionale per i diritti umani (Indu). Cosa sono le InduUn’Istituzione nazionale per i diritti umani è un ente indipendente che ha lo scopo di controllare, supportare e indirizzare l’amministrazione statale rispetto la tutela dei diritti umani, fungendo da ponte tra il diritto interno e quello internazionale.Al giorno d’oggi, su 193 Stati riconosciuti dall’Onu, ben 120 sono dotati di un’Indu. L’Italia, purtroppo, fa parte della minoranza di Paesi che non ne posseggono una.In particolare, in Europa, solo cinque Paesi sono ancora privi di Indu. Tra questi, oltre alla nostra penisola, anche la Repubblica Ceca, l’Estonia, Malta e la Romania. Va detto che, nonostante l’Italia si sia sempre mostrata aperta nell’acquisizione di obblighi internazionali riguardanti la tutela dei diritti umani, anche attraverso la creazione di organi interni, come il Garante per la protezione dei dati personali o il Garante diritti dei detenuti. Purtroppo, questo tipo di tutele si sono rilevate non abbastanza efficienti, settoriali e limitate, dunque, a specifici ambiti, lasciandone scoperti molti altri. Diritti delle donne – NanopressLe Istituzioni nazionali per i diritti umani (classificate come attori internazionali di terzo tipo), invece, nascono proprio con lo scopo di controllare e supportare lo Stato nella tutela indipendente e completa dei diritti umani. Andando, dunque, a prevenire le violazioni in tal senso, anche attraverso una stretta collaborazione con le organizzazioni internazionali, regionali e interregionali.Perché non ne possediamo una in Italia?Attualmente la questione delle Indu è completamente scomparsa dall’agenda politica nazionale. Nonostante la vicenda va avanti ormai da decenni – essendo giunta in più occasioni sia alla Camera che in Senato – nessuna proposta di legge in tal senso ha mai avuto seguito.A pochi giorni dalle elezioni europee, ci si augura che il governo, prima o poi, possa comprendere i numerosi vantaggi che l’acquisizione di tali istituzioni potrebbe comportare per il Paese.In primo luogo, esse permetterebbero di “restaurare” e/o migliorare la reputazione internazionale dell’Italia in termini di tutela dei diritti. Ma, ancor di più, un’istituzione di questo tipo – potendo ricevere ricorsi individuali rispetto violazioni di diritti umani – garantirebbe uno smaltimento burocratico, alleggerendo così la stracolma macchina giudiziaria italiana. LEGGI TUTTO
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