IN EVIDENZA
Burkina Faso, golpe militare. In arresto il presidente
Anche il Burkina Faso, come la Guinea e il Mali, è finito nella mani dei militari. Nel poverissimo Paese dell’Africa occidentale, schiacciato da quasi un decennio di brutalità jihadista, forze armate ribelli hanno destituito il presidente Roch Marc Christian Kaboré e dissolto il Parlamento. Accusando le autorità di aver fallito contro l’Isis e al Qaida, che hanno ucciso migliaia di persone e costretto un milione e mezzo a fuggire dalle proprie case. La crisi, scoppiata con episodi di ammutinamento in varie caserme e manifestazioni anti-governative in cui è stato dato alle fiamme il quartier generale del partito di Kaborè, è degenerata nello spazio di 24 ore con la notizia dell’arresto del presidente. Il capo dello Stato, insieme con il leader del Parlamento e alcuni ministri, sono stati condotti in una caserma della capitale Ouagadougou, hanno poi confermato diverse fonti di sicurezza, mentre nei pressi della residenza di Kaborè sono stati visti tre veicoli militari crivellati di proiettili e tracce di sangue. E decine di militari incappucciati si sono appostati davanti alla sede della tv pubblica. Nel caos è apparso un tweet del presidente che invitava «coloro che hanno imbracciato le armi a riporle». Impossibile però sapere se l’avesse scritto di suo pugno, mentre il partito denunciava persino un «tentativo di ucciderlo». In serata i golpisti hanno fatto chiarezza, annunciato in tv di aver preso il potere e di aver chiuso le frontiere. Con la promessa di rito di un «ritorno all’ordine costituzionale in un tempo ragionevole». LEGGI TUTTO
Referendum 2025, Zanettin: contrati alla riduzione della cittadinanza
Referendum 2025, Zanettin: contrati alla riduzione della cittadinanza | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
Comunali, a Trento si conferma il centrosinistra. Bolzano al ballottaggio con il centrodestra in vantaggio
Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaA Trento il sindaco uscente, l’ex segretario della Cgil provinciale, Franco Ianeselli è riconfermato al primo turno (come avvenuto cinque anni fa), a Bolzano il centrodestra ha concrete possibilità di eleggere il sindaco: l’assessore comunale uscente Claudio Corrarati partirà in vantaggio al ballottaggio tra due settimane.Trento resta al centrosinistraTrento resta perciò al centrosinistra. Ianeselli va verso la riconferma con oltre il 54% dei consensi doppiando la candidata del centrodestra Ilaria Goio che si è fermata al 25,4%. Il Pd si conferma primo partito nel capoluogo (24,8% dei voti), mentre Fratelli d’Italia ha raggiunto il 14,3% e la Lega si è fermata al 4,3%.Loading…Ballottaggio a BolzanoA Bolzano, come detto, si andrà al ballottaggio, il prossimo 18 maggio, tra l’assessore comunale uscente Juri Andriollo (27,3%) e, per il centrodestra, Claudio Corrarati (36,3%) per molti anni a capo del Cna altoatesino. Ago della bilancia saranno la Svp che sfiora il 16% ma anche la lista civica Io sto con Bolzano, che ha ottenuto il 12,9%.Affluenza in caloL’affluenza è crollata un po’ ovunque. A Bolzano si è recato alle urne solo il 52,16% degli elettori, mentre nel 2020, quando però si votò su due giorni, fu il 60,65%. Ancora più significativo il calo a Trento, dove l’affluenza è crollata dal 60,98 al 49,93%. A livello provinciale, invece, ha votato in Alto Adige il 60,0% (440 sezioni su 441) rispetto al 65,4% di cinque anni fa e in Trentino il 54,53% rispetto al 64,08%.Ianeselli: non scontata riconferma a Trento a primo turno«Essere riconfermati al primo turno non era scontato» ha commentato Ianeselli, Sull’assenteismo ha detto: «Non possiamo parlarne solo quando si vota e poi dimenticare tutto». LEGGI TUTTO
Abodi: “Prossima settimana in Cdm decreto con commissario stadi”
Nel decreto sport “ci sarà anche il prossimo commissario con una piattaforma commissariale che collaborerà con i sindaci e darà un’accelerata decisiva a tutti i processi di infrastrutturazione che riguardano gli stadi” ha detto il ministro per lo Sport e i Giovani
ascolta articolo
Il ministro per lo Sport e i Giovani, parlando a Sky TG24, ha fatto un’ampia panoramica dei prossimi passi che il governo si accinge a compiere. “Quest’anno sarà decisivo, la prossima settimana porteremo in Consiglio dei ministri un decreto sport – ha detto Andrea Abodi – dentro il quale ci sarà anche il prossimo commissario con una piattaforma commissariale che collaborerà con i sindaci e darà un’accelerata decisiva a tutti i processi di infrastrutturazione che riguardano gli stadi”.
Europei del 2032
Parlando dei prossimi Europei del 2032, il ministro ha affermato che sono “una sfida già in parte vinta perché l’Italia sarà il Paese organizzatore insieme alla Turchia. La Federazione dovrà indicare 5 stadi all’Uefa, 3 città sono leggermente in vantaggio. Torino è uno stadio già pronto, Roma con l’Olimpico dovrà fare qualcosa anche se ci aspettiamo che qui nascerà almeno un altro stadio. Napoli è in competizione, Milano dovrà sciogliere l’equivoco di San Siro, poi mancheranno due città. Non potrà mancare il Sud; e il cuore dell’Italia e del Sud è Napoli, che deve fare qualcosa ed è arrivato il tempo di farlo”, ha concluso. LEGGI TUTTO
Il Rearm di Ursula spacca il Pd: riformisti contro linea Schlein
Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di lettura«All’Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati. È e resta questa la posizione del Pd. Oggi all’Europarlamento si votava una risoluzione sulla difesa comune, con molti punti che condividiamo, ma la risoluzione dava anche appoggio al piano ReArm EU proposto da Ursula Von der Leyen cui abbiamo avanzato e confermiamo molte critiche proprio perché agevola il riarmo dei singoli Stati facendo debito nazionale, ma non contribuisce alla difesa comune e anzi rischia di ritardarla. Quel piano va cambiato».Schlein tiene il punto: no al ReArm di UrsulaA frattura avvenuta, con mezzo Pd che a Strasburgo vota a favore della risoluzione della maggioranza Ppe-Pse-Liberali e l’altro mezzo che segue le indicazioni di Largo del Nazareno e si astiene, la segretaria tiene il punto: il ReArm Eu presentato dalla presidente della Commissione Ue e approvato dal Consiglio Ue con il voto anche dell’Italia va nella direzione sbagliata.Loading…Astensione come compromesso, ma il Pd si spacca lo stessoSchlein avrebbe voluto votare direttamente no, come tra gli italiani hanno fatto il M5s di Giuseppe Conte, Alleanza Verdi/Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli e la Lega di Matteo Salvini: la linea dell’astensione è stata un compromesso per non evidenziare ancora di più una divisione in due che non è mai stata così netta e drammatica da quando Schlein è stata eletta segretaria due anni fa. «Almeno non stiamo nell’ammucchiata del “no” degli anti europei», commenta in serata il capodelegazione nonché ex segretario dem Nicola Zingaretti. Il quale, pur essendo stato uno dei grandi elettori di Schlein e pur condividendo le critiche al ReArm («non serve un riarmo dei singoli eserciti ma una difesa comune»), è preoccupato per il rischio isolamento tra i Socialisti europei. Preoccupazione espressa anche da altri ex segretari e padri nobili, da Walter Veltroni a Luigi Zanda, da Paolo Gentiloni a Enrico Letta fino a Romano Prodi.Ceccanti: in politica estera impossibili le posizioni intermedieDalle tabelle dell’Aula emerge tra l’altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli undici italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. «Del resto – commenta il costituzionalista ed ex parlamentare del Pd Stefano Ceccanti- su questioni di politica internazionale di così grande rilevanza è difficile attribuire un senso a scelte intermedie tra il sì e il no ed è inevitabile seguire una chiara logica binaria: nella Nato o fuori? si o no all’intervento in Serbia? Non è un caso che gli astenuti, a parte gli 11 dem, sono singoli sparsi che non rappresentano nessuno».Il sì di Bonaccini e dei riformisti un segnale a Schlein: il Pd non è tuoQuanto agli equilibri interni al Pd, scorrendo l’elenco dei favorevoli il colpo d’occhio è immediato: il presidente e punto di riferimento della minoranza riformista Stefano Bonaccini, che è stato il competitor di Schlein all’ultimo congresso, e con lui Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo. E c’è anche il caso Lucia Annunziata, che aveva inizialmente votato a favore e poi ha rettificato in astensione: per evitare che nel mini congresso di Strasburgo la segretaria andasse in minoranza? Se si considera che tra gli astenuti ci sono gli indipendenti pacifisti Marco Tarquinio e Cecilia Strada, che avevano dichiarato il loro no, e gli ex sindaci Dario Nardella e Matteo Ricci, che al contrario erano orientati per il sì, si capisce che la conta è di fatto sfavorevole alla segretaria. Di certo i riformisti dem hanno voluto dare un segnale chiaro rivendicando – si spiega in ambienti di Energia popolare – «la sintonia con i padri fondatori, con lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la famiglia dei Socialista europei… il partito non è di proprietà di Schlein». LEGGI TUTTO
Burkina Faso, golpe militare. In arresto il presidente
Anche il Burkina Faso, come la Guinea e il Mali, è finito nella mani dei militari. Nel poverissimo Paese dell’Africa occidentale, schiacciato da quasi un decennio di brutalità jihadista, forze armate ribelli hanno destituito il presidente Roch Marc Christian Kaboré e dissolto il Parlamento. Accusando le autorità di aver fallito contro l’Isis e al Qaida, che hanno ucciso migliaia di persone e costretto un milione e mezzo a fuggire dalle proprie case. La crisi, scoppiata con episodi di ammutinamento in varie caserme e manifestazioni anti-governative in cui è stato dato alle fiamme il quartier generale del partito di Kaborè, è degenerata nello spazio di 24 ore con la notizia dell’arresto del presidente. Il capo dello Stato, insieme con il leader del Parlamento e alcuni ministri, sono stati condotti in una caserma della capitale Ouagadougou, hanno poi confermato diverse fonti di sicurezza, mentre nei pressi della residenza di Kaborè sono stati visti tre veicoli militari crivellati di proiettili e tracce di sangue. E decine di militari incappucciati si sono appostati davanti alla sede della tv pubblica. Nel caos è apparso un tweet del presidente che invitava «coloro che hanno imbracciato le armi a riporle». Impossibile però sapere se l’avesse scritto di suo pugno, mentre il partito denunciava persino un «tentativo di ucciderlo». In serata i golpisti hanno fatto chiarezza, annunciato in tv di aver preso il potere e di aver chiuso le frontiere. Con la promessa di rito di un «ritorno all’ordine costituzionale in un tempo ragionevole». LEGGI TUTTO
Referendum 2025, Zanettin: contrati alla riduzione della cittadinanza
Referendum 2025, Zanettin: contrati alla riduzione della cittadinanza | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
POLITICA
Tajani: pieno sostegno a Israele, lavoriamo per la de-escalation. Opposizioni attaccano: governo si contraddice
Guerra Medioriente, Renzi: Europa debole
Tajani: l’Iran ha superato la linea rossa, ora al lavoro per la de-escalation
Attacco Israele-Iran, Tajani: crisi in Medioriente strettamente interconnesse