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Sabato primo contatto Trump-Von Der Leyen, le mosse di Meloni
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl piano di un summit fra Donald Trump e i vertici Ue è più vivo che mai nell’agenda di Giorgia Meloni. I funerali di Papa Francesco non possono rappresentare l’occasione giusta, non solo per una questione di forma, ma anche perché sul dossier dazi si registrano ancora distanze che non consentono di parlare di cornici di intesa. Ma ai piani alti del governo sono convinti che ci siano i margini almeno per una stretta di mano tra il presidente americano e Ursula von der Leyen e Antonio Costa, se non anche per brevi colloqui distensivi. O, nella migliore delle ipotesi, per fissare la data di un nuovo incontro ufficiale, magari tra maggio e giugno, un traguardo entro il quale provare ad accelerare l’iter verso un accordo commerciale a dazi-zero tra le due sponde dell’Atlantico.Ipotesi bilaterali a margine dei funerali del PapaDietro le quinte in questi giorni “continuano” i “contatti tecnici” con gli Usa sul tema dazi, fanno sapere dalla Commissione Ue. A Bruxelles un possibile vertice politico con la controparte è considerata “una buona idea”, ma solo “una volta che sarà raggiunto un accordo nella sostanza”. Lo staff di von der Leyen non ha escluso poi bilaterali a margine delle esequie del Pontefice.Loading…Il gelo tra Washington e BruxellesIn questo scenario, la macchina diplomatica a Roma è avviata, anche se i tempi saranno stretti. Perché Trump (con la moglie Melania) partirà venerdì mattina, per arrivare tra la tarda serata e la notte italiana e tornare negli Stati Uniti sabato. Gli occhi saranno puntati su lui e von der Leyen. Perché l’ultimo incontro tra i due è datato. E i primi mesi del secondo mandato del tycoon alla Casa Bianca sono stati contraddistinti dal gelo fra Washington e Bruxelles, fra gli affondi dell’Amministrazione americana contro l’Europa, la strategia di Trump sull’Ucraina e le sue mosse protezionistiche.Il ruolo di MeloniMeloni conta di esercitare il ruolo da facilitatrice dei rapporti Usa-Ue consacrato dalla sua visita a Washington. L’ottimismo del presidente americano sull’accordo con l’Europa e l’invito accettato per una visita ufficiale a Roma, con la promessa di considerare un incontro con i vertici Ue, hanno dato sostanza alla strategia di Meloni. Intanto l’addio al Papa riunirà circa duecento potenti del mondo, un’occasione che molti provano a paragonare con la riapertura di Notre-Dame, quando quattro mesi fa al padrone di casa Emmanuel Macron riuscì il colpo diplomatico della stretta di mano fra il presidente americano e quello ucraino Volodymyr Zelensky (anche lui atteso a Roma).La sede del verticeNei prossimi giorni la premier si ritroverà nella Capitale i protagonisti di questa complessa partita geopolitica, inclusi molti leader europei. Fra di loro anche alcuni, Macron incluso, che storcono il naso di fronte all’ipotesi di Roma come sede di un summit Usa-Ue, che sul fronte europeo è comunque di competenza di Costa, in quanto presidente del Consiglio. C’è chi spinge per Bruxelles, chi per la Polonia, che ha la presidenza di turno. Per Meloni potrebbe essere anche un compromesso accettabile: l’obiettivo diplomatico prioritario in questo momento è avvicinare Stati Uniti ed Europa, e portarli a condividere la data di un summit, creando condizioni negoziali per avvicinare un’intesa. Molti leader saranno già a Roma alla vigilia delle esequie. Non a caso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto anticipare le celebrazioni per la Festa della Liberazione, dalle 16 alle 12, per poter eventualmente ricevere venerdì pomeriggio a Roma dei capi di Stato e di governo LEGGI TUTTO
Live In Milano, Crosetto: “Solo Putin e Netanyahu possono fermare le guerre”
Parte dal Teatro Dal Verme la diretta dell’evento Sky con primo ospite il ministro della Difesa intervistato dal direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis e da Tonia Cartolano. “Pensavamo che la guerra non facesse più parte della nostra vita, ma tutto è cambiato. È il tempo delle autarchie. A Gaza situazione non più tollerabile”
Gli unici che possono fermare la guerra in Ucraina e quella a Gaza sono Putin e Netanyahu. Va dritto al punto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervistato a Live In Milano dal direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis e da Tonia Cartolano. È il primo ospite dell’evento che porta il tg fuori dagli studi televisivi con tanti giovani presenti e con le loro domande per gli ospiti: “I ragazzi sono il cuore delle nostre puntate di Live In – ha detto De Bellis in apertura – Live in è uno strumento per capire il mondo” (SEGUI LA GIORNATA DI LIVE IN MILANO IN DIRETTA).
Crosetto: “Pensavamo di non vedere più guerre, è il tempo delle autarchie”
“È cambiato il mondo, è tornato ad essere quello che è stato per secoli – ha detto Crosetto – eravamo stati molto fortunati. Pensavamo non facesse parte del nostro vissuto quotidiano. L’umanità dimentica presto. Viviamo anni in cui i riferimenti del mondo non saranno le grandi democrazie, ma sarà l’epoca delle grandi potenze. E non è mai sinonimo di democrazia, ma di autarchia. Basta una persona per sconvolgere il mondo, come avviene in Ucraina”.
E aggiunge: “Basta la decisione di un uomo per fermare le guerre, per Ucraina Putin, per Gaza Netanyahu. Tutte la altre nazioni possono dare un contributo per la pace, ma sono costrette ad attendere che quelle singole persone chiudano il rubinetto degli attacchi e delle bombe. In Russia si parla di tregua, ma poi Putin aumenta la riserva di soldati. Si sta preparando a qualcosa in più di quello che stiamo vedendo. Fare il ministro della Difesa significa prepararsi anche alla guerra che non succederà mai. Non sono tempi buoni. La Difesa deve costruire le condizioni per difendere un Paese”.
Crosetto: “Difesa europea non esiste, tutti dobbiamo prepararci per assicurarci la pace”
“La difesa europea non esiste – spiega Crosetto – dobbiamo prepararci insieme. Il fatto che la Germania rinforzi le forze armata è importante anche per la sicurezza dell’Italia. Anche per il Regno Unito sono passi positivi. Nella difesa europea ci sono anche Paesi che non fanno parte dell’Europa dei 27. Più si è forti, più si aumenta la deterrenza per assicurarsi la pace”. E ancora: “Come abbiamo raggiunto il 2% del Pil per spese in difesa? Abbiamo calcolato spese che fanno parte della difesa del Paese, come satelliti, carabinieri, guardia di finanza ecc, ovviamente le parti che vengono usate per la difesa. Cosa che faranno anche gli altri Stati. Calcolando tutte queste spese raggiungiamo il 2%. Però anche questo valore sarà messo in discussione. Gli Usa vorrebbero avere una spesa del 5% per i Paesi dell’Alleanza”.
Crosetto: “Ucraina? Conta la volontà di Putin”
“La speranza la nutro sempre. In 24 ore non ci credevo che si sarebbe risolto. Non è la volontà di Trump a pesare, è solo quella di Putin. Solo Putin può decidere di far finire la guerra. Già il fatto che abbiano discusso il ritorno di prigionieri e bambini è positivo. I risultati si ottengono con grande difficoltà, con un lavoro lungo e faticoso. Trump ha calcolato male i suoi interlocutori”
Crosetto: “Deroga ai limiti di bilancio? Chiesta, ma vogliamo spalmare i costi in 20-30 anni”
“Io penso che la deroga al bilancio per le spese sulla Difesa sia una cosa utile. TI permette di spendere in difesa senza toccare il sociale. Deve essere spalmata però in 20-30 anni. Non volgiamo fare una spesa che scarichiamo su un governo futuro. È un investimento necessario. L’abbiamo chiesta, ma dipende dalla durata”.
Crosetto: “Serve subito tregua a Gaza, gli attacchi non sono più tollerabili”
“Gli Usa stanno cercando di spiegare a Netanyahu che la tattica è sbagliata per liberare la Palestina e i palestinesi da Hamas – sottolinea Crosetto riguardo alla guerra a Gaza – il modo con cui sono svolti gli attacchi non è più tollerabile. Una popolazione civile che non ha nulla a che vedere con Hamas non può subire questa soluzione. Noi siamo il Paese che più ha portato aiuti, anche con Food For Gaza, ma la situazione è tale che serve assolutamente una tregua, poi deve intervenire la comunità internazionale. C’è una mancanza di umanità che non è tollerabile. C’è differenza tra Netanyahu e Putin. Netanyahu ha anche un problema interno, alcuni pensano addirittura che stia facendo ancora troppo poco. Stiamo alimentando una spirale di odio che Hamas vuole. E – spiega Crosetto – l’unica soluzione possibile è due popoli, due Stati”. Sul fronte aiuti, rimarca il ministro, “siamo stati il primo Paese al mondo a portare aiuti a Gaza, con i ponti aerei e navali. Tutti i giorni, anche negli scorsi giorni. L’operazione Food for Gaza ha portato centinaia di aiuti e medicinali. Ogni giorno c’è qualcosa di italiano che arriva a Gaza, o palestinesi che vengono curati da noi. Dal punto di vista umanitario siamo uno dei Paesi che si è mosso di più. Partecipare alle manifestazioni? Io lavoro in ufficio. Quello che ho da dire sul tema, lo manifesto coi fatti. Posso utilizzare ogni strumento in mio possesso per portare aiuto non solo in Palestina ma dove è necessario”:
Poi sulle acquisizioni di aziende all’estero, Crosetto spiega: “Quando viene acquisita una azienda da un Paese straniero, la prima preoccupazione del Paese in cui si trova l’azienda è il lavoro, come nel caso del cantiere navale in Francia per Fincantieri. L’integrazione tra gruppi industriali può portare tecnologie nuove e investimenti in più. Va eliminato un po’ di egoismo nazionalista e industriale. Nel prossimo futuro in campo terrestre e aeronautico le cooperazioni aumenteranno tra Paesi”. LEGGI TUTTOAffluenza referendum, quali sono i 28 Comuni dove si è raggiunto il quorum
Nel referendum dell’8 e 9 giugno l’affluenza definitiva è stata del 30,6%, molto lontana da quel 50% +1 degli aventi diritto necessario per raggiungere il quorum. Ma alcuni Comuni hanno fatto registrare dati in controtendenza rispetto alla media nazionale. Sono 28 in totale, da Nord a Sud, quelli in cui l’istituzione del referendum ha retto ancora. Di questi 28 Comuni, solo in 11 si sono tenute anche le elezioni amministrative (LE REAZIONI POLITICHE AI RISULTATI – I SINDACI ELETTI).
I Comuni con la maggiore affluenza
L’affluenza più alta è stata registrata a Rosello, in provincia di Chieti, paese con 144 elettori: qui le percentuali hanno sfiorato il 66%. A Massello (Torino), 54 elettori, l’affluenza è vicina al 65%, a Soleminis (Cagliari), dove però si è votato anche per le amministrative, con 1622 elettori, l’affluenza è arrivata a quota 60%. Se si guarda invece ai centri più grandi, sono solo quattro – e tutti tra Emilia-Romagna e Toscana – quelli in cui, nonostante l’assenza di altre consultazioni, la quota dell’affluenza ha superato in media il 53%. Parliamo di Anzola dell’Emilia (Bologna), Fabbrico (Reggio Emilia), Pontassieve (Firenze) e Sesto Fiorentino (Firenze). LEGGI TUTTO
Referendum, Conte: democrazia va alimentata ogni giorno
Referendum, Conte: democrazia va alimentata ogni giorno | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
Campo larghissimo, la ricetta di Genova e Ravenna si può estendere a tutta Italia?
Ascolta la versione audio dell’articolo«Ormai è chiaro, il centrodestra esulta per i sondaggi, noi vinciamo le elezioni. Essere testardamente unitari, è necessario ripeterlo oggi più che mai, non è una tesi o un dibattito politologico ma un dato oggettivo: uniti si vince, congratulazioni a tutte le forze che hanno contribuito a queste belle vittorie!».Schlein esulta per la vittoria del suo “testardamente unitari”Quando la segretaria del Pd Elly Schlein dirama la sua nota serale la neosindaca “civica” di Genova Silvia Salis ha già ricevuto le congratulazioni del rivale di centrodestra Pietro Piciocchi per la sua elezione («è stata una vittoria con grandi numeri, complimenti») e anche la vittoria del dem Alessandro Barattoni a Ravenna è più che consolidata. Due vittorie al primo turno in due capoluoghi, proprio mentre il centrodestra porta avanti la sua proposta anti-ballottaggi per abbassare dal 50% al 40% la soglia per l’elezione, alle quali si aggiunge anche la vittoria del neosindaco di Assisi Valter Stoppini. Ottimismo pure a Taranto, dove il candidato del Pd e del centrosinistra (ma non del M5s) Pietro Bitetti è nettamente avanti. Il dato politico più evidente, al netto del fatto che sia Genova sia Ravenna sono due città storicamente orientate a sinistra, è proprio quello che i tre neosindaci sono tutti sostenuti da un campo largo in versione extra: dal M5s ad Avs fino ai centristi di Azione, Italia Viva e Più Europa. Da qui l’esultanza di Matteo Renzi, spesso vittima dei veti del leader del M5s Giuseppe Conte: «Quando il centrosinistra non mette veti, come accaduto alle ultime regionali in Liguria, succede che vince – dice l’ex premier e leader di Italia Viva -. Oggi Meloni ha preso una scoppola mica da ridere. L’effetto trascinamento e l’idea della luna di miele… Non è così. Si è un po’ rotto l’incantesimo».Loading…Il caso di Matera («nessun apparentamento tra 5 Stelle e dem») e il silenzio di ConteDi certo, come dice la stessa Schlein, l’esigenza di unità non è un capriccio ma per così dire una necessità matematica: solo unite le opposizioni possono essere davvero competitive. Ma la strategia “testardamente unitari” della segretaria dem, pur restando l’unica possibile per provate a sconfiggere il centrodestra alle prossime elezioni politiche, stenta a prendere il volo e a farsi regola. Basta volgere lo sguardo a Matera, il quarto capoluogo in cui si è votato in questo primo turno che ha coinvolto 117 comuni di cui 31 oltre i 15mila abitanti: il candidato del centrosinistra Roberto Cifarelli, del Pd ma in campo senza simbolo, è sì in testa con oltre il 40%, ma il candidato del M5s Domenico Bennardi, che di Matera è già stato sindaco e che si è attestato all’8%, ha già dichiarato che non farà convergere i suoi voti su Cifarelli: «Non appoggeremo nessuno e non faremo apparentamenti. Lasceremo libero arbitrio ai nostri elettori». Altro che campo extralarge. Da parte sua Conte, mentre non smentisce la posizione dei suoi a Matera, si limita a elogiare la sola scelta della candidatura civica a Genova («è la dimostrazione che progetti nati dal basso ed inclusivi delle proposte della società civile sono percepiti dai cittadini come più vicini alle proprie esigenze e, per questo, meritevoli di fiducia ed entusiasmo»).Nel M5s restano forti la vocazione all’indipendenza e la resistenza a convergere su candidati demInsomma, il principale ostacolo all’unità di tutte le opposizioni resta proprio il più importante alleato del Pd, quel M5s che si dichiara “progressista indipendente” e che fatica a ritrovarsi sempre in una logica unitaria. E fatica ancora di più a dare il suo contributo a candidati che sono espressione del Pd. Come si comporterà Conte quando arriverà il momento di scegliere il candidato premier della coalizione (ipotesi non peregrina, vista l’intenzione del centrodestra di superare i collegi uninominali del Rosatellum per un proporzionale con premio di maggioranza al 55% e indicazione del capo della coalizione sulla scheda elettorale)? E che cosa accadrà quando bisognerà stendere un programma elettorale, viste le posizioni anti armi all’Ucraina e in parte anti Ue dei 5 Stelle?Se il centrosinistra è forte nelle zone urbane, il centrodestra continua a dominare nei piccoli centriC’è poi da tenere in conto che il centrosinistra, e in particolare il Pd, è storicamente forte nei centri urbani ma debolissimo in provincia e nei piccoli centri, dove prevale il centrodestra. Anche questa volta occorre attendere i dati definitivi per leggere eventuali tendenze regionali. Insomma, la strada del “testardamente unitari” di Schlein è ancora tutta in salita. LEGGI TUTTO
Sabato primo contatto Trump-Von Der Leyen, le mosse di Meloni
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl piano di un summit fra Donald Trump e i vertici Ue è più vivo che mai nell’agenda di Giorgia Meloni. I funerali di Papa Francesco non possono rappresentare l’occasione giusta, non solo per una questione di forma, ma anche perché sul dossier dazi si registrano ancora distanze che non consentono di parlare di cornici di intesa. Ma ai piani alti del governo sono convinti che ci siano i margini almeno per una stretta di mano tra il presidente americano e Ursula von der Leyen e Antonio Costa, se non anche per brevi colloqui distensivi. O, nella migliore delle ipotesi, per fissare la data di un nuovo incontro ufficiale, magari tra maggio e giugno, un traguardo entro il quale provare ad accelerare l’iter verso un accordo commerciale a dazi-zero tra le due sponde dell’Atlantico.Ipotesi bilaterali a margine dei funerali del PapaDietro le quinte in questi giorni “continuano” i “contatti tecnici” con gli Usa sul tema dazi, fanno sapere dalla Commissione Ue. A Bruxelles un possibile vertice politico con la controparte è considerata “una buona idea”, ma solo “una volta che sarà raggiunto un accordo nella sostanza”. Lo staff di von der Leyen non ha escluso poi bilaterali a margine delle esequie del Pontefice.Loading…Il gelo tra Washington e BruxellesIn questo scenario, la macchina diplomatica a Roma è avviata, anche se i tempi saranno stretti. Perché Trump (con la moglie Melania) partirà venerdì mattina, per arrivare tra la tarda serata e la notte italiana e tornare negli Stati Uniti sabato. Gli occhi saranno puntati su lui e von der Leyen. Perché l’ultimo incontro tra i due è datato. E i primi mesi del secondo mandato del tycoon alla Casa Bianca sono stati contraddistinti dal gelo fra Washington e Bruxelles, fra gli affondi dell’Amministrazione americana contro l’Europa, la strategia di Trump sull’Ucraina e le sue mosse protezionistiche.Il ruolo di MeloniMeloni conta di esercitare il ruolo da facilitatrice dei rapporti Usa-Ue consacrato dalla sua visita a Washington. L’ottimismo del presidente americano sull’accordo con l’Europa e l’invito accettato per una visita ufficiale a Roma, con la promessa di considerare un incontro con i vertici Ue, hanno dato sostanza alla strategia di Meloni. Intanto l’addio al Papa riunirà circa duecento potenti del mondo, un’occasione che molti provano a paragonare con la riapertura di Notre-Dame, quando quattro mesi fa al padrone di casa Emmanuel Macron riuscì il colpo diplomatico della stretta di mano fra il presidente americano e quello ucraino Volodymyr Zelensky (anche lui atteso a Roma).La sede del verticeNei prossimi giorni la premier si ritroverà nella Capitale i protagonisti di questa complessa partita geopolitica, inclusi molti leader europei. Fra di loro anche alcuni, Macron incluso, che storcono il naso di fronte all’ipotesi di Roma come sede di un summit Usa-Ue, che sul fronte europeo è comunque di competenza di Costa, in quanto presidente del Consiglio. C’è chi spinge per Bruxelles, chi per la Polonia, che ha la presidenza di turno. Per Meloni potrebbe essere anche un compromesso accettabile: l’obiettivo diplomatico prioritario in questo momento è avvicinare Stati Uniti ed Europa, e portarli a condividere la data di un summit, creando condizioni negoziali per avvicinare un’intesa. Molti leader saranno già a Roma alla vigilia delle esequie. Non a caso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto anticipare le celebrazioni per la Festa della Liberazione, dalle 16 alle 12, per poter eventualmente ricevere venerdì pomeriggio a Roma dei capi di Stato e di governo LEGGI TUTTO
Live In Milano, Crosetto: “Solo Putin e Netanyahu possono fermare le guerre”
Parte dal Teatro Dal Verme la diretta dell’evento Sky con primo ospite il ministro della Difesa intervistato dal direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis e da Tonia Cartolano. “Pensavamo che la guerra non facesse più parte della nostra vita, ma tutto è cambiato. È il tempo delle autarchie. A Gaza situazione non più tollerabile”
Gli unici che possono fermare la guerra in Ucraina e quella a Gaza sono Putin e Netanyahu. Va dritto al punto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervistato a Live In Milano dal direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis e da Tonia Cartolano. È il primo ospite dell’evento che porta il tg fuori dagli studi televisivi con tanti giovani presenti e con le loro domande per gli ospiti: “I ragazzi sono il cuore delle nostre puntate di Live In – ha detto De Bellis in apertura – Live in è uno strumento per capire il mondo” (SEGUI LA GIORNATA DI LIVE IN MILANO IN DIRETTA).
Crosetto: “Pensavamo di non vedere più guerre, è il tempo delle autarchie”
“È cambiato il mondo, è tornato ad essere quello che è stato per secoli – ha detto Crosetto – eravamo stati molto fortunati. Pensavamo non facesse parte del nostro vissuto quotidiano. L’umanità dimentica presto. Viviamo anni in cui i riferimenti del mondo non saranno le grandi democrazie, ma sarà l’epoca delle grandi potenze. E non è mai sinonimo di democrazia, ma di autarchia. Basta una persona per sconvolgere il mondo, come avviene in Ucraina”.
E aggiunge: “Basta la decisione di un uomo per fermare le guerre, per Ucraina Putin, per Gaza Netanyahu. Tutte la altre nazioni possono dare un contributo per la pace, ma sono costrette ad attendere che quelle singole persone chiudano il rubinetto degli attacchi e delle bombe. In Russia si parla di tregua, ma poi Putin aumenta la riserva di soldati. Si sta preparando a qualcosa in più di quello che stiamo vedendo. Fare il ministro della Difesa significa prepararsi anche alla guerra che non succederà mai. Non sono tempi buoni. La Difesa deve costruire le condizioni per difendere un Paese”.
Crosetto: “Difesa europea non esiste, tutti dobbiamo prepararci per assicurarci la pace”
“La difesa europea non esiste – spiega Crosetto – dobbiamo prepararci insieme. Il fatto che la Germania rinforzi le forze armata è importante anche per la sicurezza dell’Italia. Anche per il Regno Unito sono passi positivi. Nella difesa europea ci sono anche Paesi che non fanno parte dell’Europa dei 27. Più si è forti, più si aumenta la deterrenza per assicurarsi la pace”. E ancora: “Come abbiamo raggiunto il 2% del Pil per spese in difesa? Abbiamo calcolato spese che fanno parte della difesa del Paese, come satelliti, carabinieri, guardia di finanza ecc, ovviamente le parti che vengono usate per la difesa. Cosa che faranno anche gli altri Stati. Calcolando tutte queste spese raggiungiamo il 2%. Però anche questo valore sarà messo in discussione. Gli Usa vorrebbero avere una spesa del 5% per i Paesi dell’Alleanza”.
Crosetto: “Ucraina? Conta la volontà di Putin”
“La speranza la nutro sempre. In 24 ore non ci credevo che si sarebbe risolto. Non è la volontà di Trump a pesare, è solo quella di Putin. Solo Putin può decidere di far finire la guerra. Già il fatto che abbiano discusso il ritorno di prigionieri e bambini è positivo. I risultati si ottengono con grande difficoltà, con un lavoro lungo e faticoso. Trump ha calcolato male i suoi interlocutori”
Crosetto: “Deroga ai limiti di bilancio? Chiesta, ma vogliamo spalmare i costi in 20-30 anni”
“Io penso che la deroga al bilancio per le spese sulla Difesa sia una cosa utile. TI permette di spendere in difesa senza toccare il sociale. Deve essere spalmata però in 20-30 anni. Non volgiamo fare una spesa che scarichiamo su un governo futuro. È un investimento necessario. L’abbiamo chiesta, ma dipende dalla durata”.
Crosetto: “Serve subito tregua a Gaza, gli attacchi non sono più tollerabili”
“Gli Usa stanno cercando di spiegare a Netanyahu che la tattica è sbagliata per liberare la Palestina e i palestinesi da Hamas – sottolinea Crosetto riguardo alla guerra a Gaza – il modo con cui sono svolti gli attacchi non è più tollerabile. Una popolazione civile che non ha nulla a che vedere con Hamas non può subire questa soluzione. Noi siamo il Paese che più ha portato aiuti, anche con Food For Gaza, ma la situazione è tale che serve assolutamente una tregua, poi deve intervenire la comunità internazionale. C’è una mancanza di umanità che non è tollerabile. C’è differenza tra Netanyahu e Putin. Netanyahu ha anche un problema interno, alcuni pensano addirittura che stia facendo ancora troppo poco. Stiamo alimentando una spirale di odio che Hamas vuole. E – spiega Crosetto – l’unica soluzione possibile è due popoli, due Stati”. Sul fronte aiuti, rimarca il ministro, “siamo stati il primo Paese al mondo a portare aiuti a Gaza, con i ponti aerei e navali. Tutti i giorni, anche negli scorsi giorni. L’operazione Food for Gaza ha portato centinaia di aiuti e medicinali. Ogni giorno c’è qualcosa di italiano che arriva a Gaza, o palestinesi che vengono curati da noi. Dal punto di vista umanitario siamo uno dei Paesi che si è mosso di più. Partecipare alle manifestazioni? Io lavoro in ufficio. Quello che ho da dire sul tema, lo manifesto coi fatti. Posso utilizzare ogni strumento in mio possesso per portare aiuto non solo in Palestina ma dove è necessario”:
Poi sulle acquisizioni di aziende all’estero, Crosetto spiega: “Quando viene acquisita una azienda da un Paese straniero, la prima preoccupazione del Paese in cui si trova l’azienda è il lavoro, come nel caso del cantiere navale in Francia per Fincantieri. L’integrazione tra gruppi industriali può portare tecnologie nuove e investimenti in più. Va eliminato un po’ di egoismo nazionalista e industriale. Nel prossimo futuro in campo terrestre e aeronautico le cooperazioni aumenteranno tra Paesi”. LEGGI TUTTO