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Meloni a Parigi, no a formato anti-Trump. «Coinvolgere gli Usa»
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaArriva per ultima, quando tutti sono già attorno al tavolo da quasi un’ora. E lascia l’Eliseo senza parlare, nonostante fosse tutto pronto, facendo cenno con la mano dalla macchina che proprio non era possibile. Giorgia Meloni riparte da Parigi al termine di un vertice «interlocutorio», convocato d’urgenza da Emmanuel Macron e di cui non ha condiviso i presupposti, e la scelta degli inviti. Perché la sede naturale dove prendere decisioni comuni dei 27 doveva essere Bruxelles. E perché andavano sentiti, seppure in un formato ridotto, quantomeno quei Paesi che con la Russia condividono centinaia di chilometri di confine e più sono esposti, un concetto sottolineato dalla premier al tavolo, «al rischio di estensione del conflitto». Non solo, non si può trattare, avrebbe sottolineato, di un «formato anti-Trump», anzi: gli Usa lavorano per «giungere a una pace e noi – avrebbe chiarito la premier – dobbiamo fare la nostra parte». Nessuno, a Roma, mette in dubbio l’urgenza del momento, dopo l’accelerazione inaspettata di Donald Trump e l’incontro organizzato in fretta e furia a Riad tra la delegazione americana e quella russa per esplorare le condizioni per un negoziato di pace con Kiev. Però certo, è la convinzione ai piani alti dell’esecutivo, bisognava coinvolgere i Paesi baltici e pure Svezia e Finlandia, appena entrate nella Nato.Le critiche del vicepresidente VanceLa premier dopo lunga riflessione decide comunque di partecipare al summit per portare tutte le perplessità dell’Italia – e lo confermano alcune espressioni che si vedono dalle immagini al tavolo – a partire da quelle sull’ipotesi di dispiegare soldati europei in Ucraina. Una opzione che Meloni avrebbe definito davanti agli altri leader «la più complessa e la meno efficace». Soprattutto senza adeguate «garanzie di sicurezza» per Kiev, senza le quali qualunque negoziato rischierebbe, secondo la premier, di fallire. Meloni avrebbe esortato quindi a «esplorare altre strade» e soprattutto a coinvolgere gli Stati Uniti perché, il suo ragionamento «è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana». Meloni avrebbe anche condiviso, nel merito, le critiche mosse dal vicepresidente Usa Vance. L’attuale amministrazione ha certo «lanciato una sferzata» al Vecchio Continente, avrebbe puntualizzato Meloni ricordando che «analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee». In sintesi, il pensiero della presidente del Consiglio italiana, «non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi».Loading…Il confronto dei prossimi giorniMeloni prima di volare a Parigi incontra prefetti e questori, un appuntamento anticipato ma irrinunciabile tanto da farle varcare il portone dell’Eliseo alle cinque del pomeriggio, senza essere accolta da Macron che la accompagnerà invece alla macchina alla fine, con tanto di baci sulle guance di saluto. Mentre gli altri leader fanno il punto nelle rispettive ambasciate, lei riparte, mantenendo la posa del silenzio che da qualche settimana è calato sul fronte internazionale. Meloni da una ventina di giorni non incontra la stampa, e dalla sua viva voce non si registrano interventi diretti a commento delle politiche annunciate, o attuate da Trump, compresa la spinosa questione dei dazi. Certo, nella convinta solidarietà a Sergio Mattarella dopo gli attacchi russi della scorsa settimana ha ribadito, di fatto, che la posizione dell’Italia rimane a fianco a Kiev. Posizione riaffermata anche nella telefonata con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. «Siamo sempre stati convintamente al loro fianco, molto più di altri partner», osservano i suoi. Che probabilmente avranno occasione nei prossimi giorni di confrontarsi con i loro omologhi americani in due diverse occasioni di scambio, il Cpac di Washington che vede la presenza italiana nella delegazione di Ecr, e pure alla riunione dell’assemblea parlamentare della Nato in programma a Bruxelles, dove ci sarà anche una delegazione americana (già in Europa per il vertice sulla difesa che si è appena chiuso a Monaco). LEGGI TUTTO
Acconti Irpef senza il taglio aliquote. Dossier aperto su platea e coperture
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaTra i paradossi del Fisco italiano c’è anche quello che la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef per alcuni contribuenti non si tradurrà in una diminuzione delle tasse nella dichiarazione dei redditi da presentare nel 2025. Arriva, infatti, ora al pettine il nodo di quella che tecnicamente si chiama sterilizzazione degli effetti sugli acconti della prima riduzione da quattro a tre aliquote che il decreto attuativo della delega fiscale (il Dlgs 216/2023) aveva introdotto per il 2024. Riduzione che poi l’ultima manovra ha messo a regime, però senza un coordinamento tra le due norme.Recupero solo nella dichiarazione 2026Tradotto in pratica, vuol dire che gli acconti d’imposta per il 2024 e il 2025 si calcolano come se quell’accorpamento del primo scaglione fino a 28mila euro sotto l’aliquota del 23% (eliminando quindi quella del 25%) non esistesse per ora. Risultato? Secondo le prime simulazioni effettuate dai Caf della Cgil si determinerebbe un effetto paradossale con un aumento di tassazione dai 75 ai 260 euro per i lavoratori dipendenti e dai 100 ai 260 euro per i pensionati. Soldi che potranno essere recuperati solo con la dichiarazione 2026 e che quindi determinano una sorta di anticipo a tasso zero per l’Erario.Loading…Impatto su pensionati e dipendentiUn problema che poco più di un anno fa era solo prospettico e, invece, ora si materializza con l’avvio della campagna della dichiarazione dei redditi. E che soprattutto rischia, secondo la denuncia della Cgil, di penalizzare solo dipendenti e pensionati e quindi quei contribuenti che pagano tutto e che vedono tassati tutti i loro redditi da lavoro e pensione. In realtà, bisogna considerare due aspetti. Il primo è che si tratta di un effetto solo temporaneo, perché l’anticipo maggiorato che si rischia di pagare ora poi sarà recuperato con la dichiarazione dei redditi 2026. La perdita è solo temporanea e, in ogni caso, al di là delle situazioni tipo molto dipenderà dai bonus fiscali (detrazioni e deduzioni) che il singolo contribuente potrà far valere in dichiarazione e che portano anche per l’anno in corso a mitigare la possibile penalizzazione. Penalizzazione che ora risulterebbe visibile nell’immediato solo per le addizionali comunali perché, per espressa previsione della riforma fiscale, sono rimaste comunque a quattro aliquote e perché vengono applicate mese dopo mese direttamente in busta paga.Il dossier apertoIn teoria, quindi, ci sarebbero i tempi per un intervento per rimediare al cortocircuito tra riforma Irpef e manovra, come chiesto a gran voce da tutte le forze di opposizione che ora riconoscono gli effetti di una norma sottoposta comunque al parere delle commissioni parlamentari prima di approdare in «Gazzetta Ufficiale». Il dossier è stato aperto sui tavoli governativi ma l’input è quello di procedere con cautela cercando di capire quali sono i numeri effettivi della platea interessata e quelli delle coperture.Il problema sul cuneo fiscaleSul tavolo, infatti, c’è anche la necessità di prevedere un’integrazione – come del resto già anticipato dalla sottosegretaria all’Economia Lucia Albano in risposta a un question time a fine gennaio – per la perdita di 1.200 euro annuali di trattamento integrativo che la riscrittura del cuneo fiscale, sempre nell’ultima manovra, ha determinato per i contribuenti con retribuzione lorda tra 8.500 e 9.000 euro. LEGGI TUTTO
Figli coppie donne, sentenza divide la politica
Figli coppie donne, sentenza divide la politica | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
Mattarella: “Più l’Ue è efficace, più è ampio il consenso”
“Sono anch’io convinto come tanti che quanto più le istituzioni comunitarie si dimostrano trasparenti e efficienti, efficaci nel fornire risposte rapide e razionali alle esigenze e alle fondate preoccupazioni dei cittadini, tanto più se ne rafforza l’indispensabile consenso sociale”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo al Collegio dei Commissari Ue a Bruxelles. Mattarella è arrivato alla Commissione europea per la seconda giornata della sua visita ufficiale alle istituzioni Ue. Ad accoglierlo all’ingresso di Palazzo Berlaymont è stata la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Il saluto è avvenuto nello spazio riservato alle accoglienze ufficiali, allestito per l’occasione con le bandiere dell’Italia e dell’Ue.
“Momento complicato, ora serve responsabilità”
“Fortunatamente ci sono differenze politiche nell’Europarlamento e nella delegazione italiana, e dall’ascolto reciproco di queste differenze emerge la ricchezza che il Parlamento può fornire”, ha poi aggiunto il capo dello Stato incontrando la delegazione degli eurodeputati italiani “Siamo tutti in questo momento responsabili, in un momento così complicato avvertiamo tutti molto intensamente la proiezione europea della nostra responsabilità perché è il veicolo con cui possiamo contribuire alla prospettiva di pace e stabilità”.
In agenda incontro tra Mattarella e Metsola
A conclusione della visita, Mattarella si recherà al Parlamento europeo, dove incontrerà la presidente Roberta Metsola e avrà un momento di confronto con gli eurodeputati italiani. “Ringrazio per l’opportunità di avere oggi un incontro con voi in un momento storico davvero decisivo per la nostra Unione. Questo momento induce a ripercorrere la strada compiuta in questi decenni, e pur consapevoli di lacune e ritardi avvertire l’orgoglio della nostra Ue che tutti abbiamo contribuito a edificare”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo al Collegio dei Commissari. LEGGI TUTTODecreto Albania, con ok Senato è legge. Dai rimpatri rafforzati ai Cpr, le novità
Nell’ambito della procedura del trattenimento dello straniero, si fa salva la facoltà di disporre il trasferimento dello stesso in altro centro, senza che venga meno il trattenimento adottato e che sia richiesta una nuova convalida. La mancata convalida del provvedimento di trattenimento nei confronti del richiedente che ha presentato la domanda non preclude l’eventuale successiva adozione di un provvedimento di trattenimento, qualora ne ricorrano i presupposti. Quando quest’ultimo provvedimento è adottato immediatamente o, comunque, non oltre quarantotto ore dalla comunicazione della mancata convalida, il richiedente permane nel centro fino alla decisione sulla convalida del provvedimento LEGGI TUTTO
Meloni a Parigi, no a formato anti-Trump. «Coinvolgere gli Usa»
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaArriva per ultima, quando tutti sono già attorno al tavolo da quasi un’ora. E lascia l’Eliseo senza parlare, nonostante fosse tutto pronto, facendo cenno con la mano dalla macchina che proprio non era possibile. Giorgia Meloni riparte da Parigi al termine di un vertice «interlocutorio», convocato d’urgenza da Emmanuel Macron e di cui non ha condiviso i presupposti, e la scelta degli inviti. Perché la sede naturale dove prendere decisioni comuni dei 27 doveva essere Bruxelles. E perché andavano sentiti, seppure in un formato ridotto, quantomeno quei Paesi che con la Russia condividono centinaia di chilometri di confine e più sono esposti, un concetto sottolineato dalla premier al tavolo, «al rischio di estensione del conflitto». Non solo, non si può trattare, avrebbe sottolineato, di un «formato anti-Trump», anzi: gli Usa lavorano per «giungere a una pace e noi – avrebbe chiarito la premier – dobbiamo fare la nostra parte». Nessuno, a Roma, mette in dubbio l’urgenza del momento, dopo l’accelerazione inaspettata di Donald Trump e l’incontro organizzato in fretta e furia a Riad tra la delegazione americana e quella russa per esplorare le condizioni per un negoziato di pace con Kiev. Però certo, è la convinzione ai piani alti dell’esecutivo, bisognava coinvolgere i Paesi baltici e pure Svezia e Finlandia, appena entrate nella Nato.Le critiche del vicepresidente VanceLa premier dopo lunga riflessione decide comunque di partecipare al summit per portare tutte le perplessità dell’Italia – e lo confermano alcune espressioni che si vedono dalle immagini al tavolo – a partire da quelle sull’ipotesi di dispiegare soldati europei in Ucraina. Una opzione che Meloni avrebbe definito davanti agli altri leader «la più complessa e la meno efficace». Soprattutto senza adeguate «garanzie di sicurezza» per Kiev, senza le quali qualunque negoziato rischierebbe, secondo la premier, di fallire. Meloni avrebbe esortato quindi a «esplorare altre strade» e soprattutto a coinvolgere gli Stati Uniti perché, il suo ragionamento «è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana». Meloni avrebbe anche condiviso, nel merito, le critiche mosse dal vicepresidente Usa Vance. L’attuale amministrazione ha certo «lanciato una sferzata» al Vecchio Continente, avrebbe puntualizzato Meloni ricordando che «analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee». In sintesi, il pensiero della presidente del Consiglio italiana, «non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi».Loading…Il confronto dei prossimi giorniMeloni prima di volare a Parigi incontra prefetti e questori, un appuntamento anticipato ma irrinunciabile tanto da farle varcare il portone dell’Eliseo alle cinque del pomeriggio, senza essere accolta da Macron che la accompagnerà invece alla macchina alla fine, con tanto di baci sulle guance di saluto. Mentre gli altri leader fanno il punto nelle rispettive ambasciate, lei riparte, mantenendo la posa del silenzio che da qualche settimana è calato sul fronte internazionale. Meloni da una ventina di giorni non incontra la stampa, e dalla sua viva voce non si registrano interventi diretti a commento delle politiche annunciate, o attuate da Trump, compresa la spinosa questione dei dazi. Certo, nella convinta solidarietà a Sergio Mattarella dopo gli attacchi russi della scorsa settimana ha ribadito, di fatto, che la posizione dell’Italia rimane a fianco a Kiev. Posizione riaffermata anche nella telefonata con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. «Siamo sempre stati convintamente al loro fianco, molto più di altri partner», osservano i suoi. Che probabilmente avranno occasione nei prossimi giorni di confrontarsi con i loro omologhi americani in due diverse occasioni di scambio, il Cpac di Washington che vede la presenza italiana nella delegazione di Ecr, e pure alla riunione dell’assemblea parlamentare della Nato in programma a Bruxelles, dove ci sarà anche una delegazione americana (già in Europa per il vertice sulla difesa che si è appena chiuso a Monaco). LEGGI TUTTO
Acconti Irpef senza il taglio aliquote. Dossier aperto su platea e coperture
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaTra i paradossi del Fisco italiano c’è anche quello che la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef per alcuni contribuenti non si tradurrà in una diminuzione delle tasse nella dichiarazione dei redditi da presentare nel 2025. Arriva, infatti, ora al pettine il nodo di quella che tecnicamente si chiama sterilizzazione degli effetti sugli acconti della prima riduzione da quattro a tre aliquote che il decreto attuativo della delega fiscale (il Dlgs 216/2023) aveva introdotto per il 2024. Riduzione che poi l’ultima manovra ha messo a regime, però senza un coordinamento tra le due norme.Recupero solo nella dichiarazione 2026Tradotto in pratica, vuol dire che gli acconti d’imposta per il 2024 e il 2025 si calcolano come se quell’accorpamento del primo scaglione fino a 28mila euro sotto l’aliquota del 23% (eliminando quindi quella del 25%) non esistesse per ora. Risultato? Secondo le prime simulazioni effettuate dai Caf della Cgil si determinerebbe un effetto paradossale con un aumento di tassazione dai 75 ai 260 euro per i lavoratori dipendenti e dai 100 ai 260 euro per i pensionati. Soldi che potranno essere recuperati solo con la dichiarazione 2026 e che quindi determinano una sorta di anticipo a tasso zero per l’Erario.Loading…Impatto su pensionati e dipendentiUn problema che poco più di un anno fa era solo prospettico e, invece, ora si materializza con l’avvio della campagna della dichiarazione dei redditi. E che soprattutto rischia, secondo la denuncia della Cgil, di penalizzare solo dipendenti e pensionati e quindi quei contribuenti che pagano tutto e che vedono tassati tutti i loro redditi da lavoro e pensione. In realtà, bisogna considerare due aspetti. Il primo è che si tratta di un effetto solo temporaneo, perché l’anticipo maggiorato che si rischia di pagare ora poi sarà recuperato con la dichiarazione dei redditi 2026. La perdita è solo temporanea e, in ogni caso, al di là delle situazioni tipo molto dipenderà dai bonus fiscali (detrazioni e deduzioni) che il singolo contribuente potrà far valere in dichiarazione e che portano anche per l’anno in corso a mitigare la possibile penalizzazione. Penalizzazione che ora risulterebbe visibile nell’immediato solo per le addizionali comunali perché, per espressa previsione della riforma fiscale, sono rimaste comunque a quattro aliquote e perché vengono applicate mese dopo mese direttamente in busta paga.Il dossier apertoIn teoria, quindi, ci sarebbero i tempi per un intervento per rimediare al cortocircuito tra riforma Irpef e manovra, come chiesto a gran voce da tutte le forze di opposizione che ora riconoscono gli effetti di una norma sottoposta comunque al parere delle commissioni parlamentari prima di approdare in «Gazzetta Ufficiale». Il dossier è stato aperto sui tavoli governativi ma l’input è quello di procedere con cautela cercando di capire quali sono i numeri effettivi della platea interessata e quelli delle coperture.Il problema sul cuneo fiscaleSul tavolo, infatti, c’è anche la necessità di prevedere un’integrazione – come del resto già anticipato dalla sottosegretaria all’Economia Lucia Albano in risposta a un question time a fine gennaio – per la perdita di 1.200 euro annuali di trattamento integrativo che la riscrittura del cuneo fiscale, sempre nell’ultima manovra, ha determinato per i contribuenti con retribuzione lorda tra 8.500 e 9.000 euro. LEGGI TUTTO