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“Richiamate 40mila auto”. Cosa sta succedendo a Porsche
Ancora una volta Porsche è costretta a richiamare numerose unità, per la precisione in questo nuovo caso 40.421, del modello elettrico Taycan vendute in tutto il mondo: una situazione che riguarderebbe tutte le tipologie della vettura, comprese le versioni Cross Turismo e Sport Turismo.Esisterebbe, infatti, la concreta possibilità che il cablaggio realizzato sotto il sedili anteriori (quindi sia dal lato conducente che da quello passeggero) possa essere danneggiato durante la regolazione longitudinale degli stessi. Il rischio è che sia gli airbag che i pretensionatori delle cinture di sicurezza possano essere disattivati e divenire quindi inutilizzabili. Il richiamo, identificabile con il codice interno “Ana5” riguarda modelli realizzati in fabbrica tra il 10 luglio del 2019 e il 18 maggio del 2021.Non si tratta del primo problema che i clienti Porsche hanno riscontrato nel modello in questione. Già poco dopo il primo lancio sul mercato, infatti furono segnalati dei difetti relativi alla connettività, risolti in un secondo momento tramite aggiornamenti al software.I primi richiami di Porsche Taycan (maggio 2022) hanno riguardato circa 6mila modelli venduti in Cina e fabbricati tra gennaio 2020 e marzo 2021, sempre per il problema connesso al rischio di danno del cablaggio sotto i sedili anteriori. Nel medesimo periodo dell’anno, il richiamo è stato effettuato anche per numerose vetture vendute nel mercato Australiano. Si parla complessivamente di oltre 75mila Taycan già richiamate in tutto il mondo.Oltre al controllo di eventuali danni rilevabili nel cablaggio, i tecnici dovrebbero procedere con l’applicazione di una fascia protettiva in tessuto flessibile con lo scopo di evitare che i cavi entrino in contatto diretto con le parti mobili dei meccanismi del sedile. L’intervento previsto per i veicoli richiamati da Porsche sarà gratuito. LEGGI TUTTO
Mattarella: urgente la difesa comune europea, stare fermi non è più un’opzione
Ascolta la versione audio dell’articolo«In questi giorni il Simposio celebra il ventennale dalla sua prima edizione e, come ogni anno, il tema proposto – la competitività – compare in cima all’agenda dei governi europei e delle istituzioni comunitarie. Progredire senza indugi e con efficacia in quest’ambito è largamente considerata condizione indispensabile all’ulteriore approfondimento del progetto d’integrazione continentale, al rilancio strategico dell’Unione Europea e alla preservazione di un’economia prospera per i suoi Stati Membri e i suoi cittadini». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al Cotec di Coimbra.Mattarella: Ue agisca, stare fermi non è più un’opzione Il capo dello Stato ha aggiunto che «il nostro Simposio ha quindi il merito di lanciare ”Un appello all’azione” di grande attualità: è infatti urgente, direi prioritario, che l’Europa agisca, perché stare fermi non è più un’opzione. I rischi dell’immobilismo sono ben identificati nel Rapporto Draghi come in quello Letta, sul futuro del mercato interno: le ipotetiche conseguenze per l’Europa, ad esempio in termini di arretramento nelle condizioni materiali di benessere diffuso o di un allontanamento irreversibile dalla frontiera tecnologica, ne accrescerebbero anche le vulnerabilità sui piani strategico e geopolitico, riducendone la capacità di contrastare le attuali perturbazioni dell’ordine internazionale. Scongiurare tali rischi è fondamentale».Loading…Citato Puccini: «Nessun dorma» dentro la Ue E ancora. Mattarella ha citato la Turandot di Puccini – poco prima eseguita al vertice Cotec di Coimbra – per rendere appieno il senso dell’urgenza ad agire che deve animare sempre di più la politica europea. Un vero e proprio appello “all’azione” da parte del presidente della Repubblica che è intervenuto dopo la relazione di Mario Draghi. «Poc’anzi la romanza che abbiamo ascoltato, ’Nessun dorma’ potrebbe applicarsi alla nostra Unione» ha spiegato.«Ue in ritardo su Difesa, farla con urgenza»La Difesa comune europea, per Mattarella, «ben esemplifica le conseguenze dell’inazione e delle ingiustificate ritrosie a procedere lungo il cammino dell’integrazione». Il presidente della Repubblica ha ricordato che «gli Stati membri ne discutono da oltre settant’anni. Da quando a Parigi, nel maggio 1952 fu firmato il Trattato che istituiva la Comunità Europea di Difesa. Questa veniva rilanciata, in forme diverse e meno ambiziose, tra il ’98 e il 2000. Non è difficile immaginare quale sarebbe oggi la condizione dell’Unione, di fronte al mutato contesto geopolitico, se avessimo scelto a suo tempo di compiere quel salto di qualità politico nel processo di integrazione. Oggi siamo in ritardo, in rincorsa rispetto agli eventi e dobbiamo, di conseguenza, avvertirne l’urgenza»«Orgogliosi della eccezionalità europea»Abbiamo davanti «una sfida impegnativa – ha incalzato Mattarella -, eppure, senza sottovalutare la gravità della situazione, abbiamo il dovere – oltre che molte buone ragioni – di restare ottimisti. L’Unione si erge su solide fondamenta: un’economia di mercato aperta alla concorrenza e agli scambi internazionali; un sistema di banche centrali indipendente; un quadro giuridico stabile e affidabile; una concezione di Stato di diritto saldamente ancorata a una convinta tradizione democratica; politiche di redistribuzione attive ispirate al principio di solidarietà. Occorre essere orgogliosi di questa ”eccezionalità europea” e progredire su tali presupposti» LEGGI TUTTO
Campo larghissimo, la ricetta di Genova e Ravenna si può estendere a tutta Italia?
Ascolta la versione audio dell’articolo«Ormai è chiaro, il centrodestra esulta per i sondaggi, noi vinciamo le elezioni. Essere testardamente unitari, è necessario ripeterlo oggi più che mai, non è una tesi o un dibattito politologico ma un dato oggettivo: uniti si vince, congratulazioni a tutte le forze che hanno contribuito a queste belle vittorie!».Schlein esulta per la vittoria del suo “testardamente unitari”Quando la segretaria del Pd Elly Schlein dirama la sua nota serale la neosindaca “civica” di Genova Silvia Salis ha già ricevuto le congratulazioni del rivale di centrodestra Pietro Piciocchi per la sua elezione («è stata una vittoria con grandi numeri, complimenti») e anche la vittoria del dem Alessandro Barattoni a Ravenna è più che consolidata. Due vittorie al primo turno in due capoluoghi, proprio mentre il centrodestra porta avanti la sua proposta anti-ballottaggi per abbassare dal 50% al 40% la soglia per l’elezione, alle quali si aggiunge anche la vittoria del neosindaco di Assisi Valter Stoppini. Ottimismo pure a Taranto, dove il candidato del Pd e del centrosinistra (ma non del M5s) Pietro Bitetti è nettamente avanti. Il dato politico più evidente, al netto del fatto che sia Genova sia Ravenna sono due città storicamente orientate a sinistra, è proprio quello che i tre neosindaci sono tutti sostenuti da un campo largo in versione extra: dal M5s ad Avs fino ai centristi di Azione, Italia Viva e Più Europa. Da qui l’esultanza di Matteo Renzi, spesso vittima dei veti del leader del M5s Giuseppe Conte: «Quando il centrosinistra non mette veti, come accaduto alle ultime regionali in Liguria, succede che vince – dice l’ex premier e leader di Italia Viva -. Oggi Meloni ha preso una scoppola mica da ridere. L’effetto trascinamento e l’idea della luna di miele… Non è così. Si è un po’ rotto l’incantesimo».Loading…Il caso di Matera («nessun apparentamento tra 5 Stelle e dem») e il silenzio di ConteDi certo, come dice la stessa Schlein, l’esigenza di unità non è un capriccio ma per così dire una necessità matematica: solo unite le opposizioni possono essere davvero competitive. Ma la strategia “testardamente unitari” della segretaria dem, pur restando l’unica possibile per provate a sconfiggere il centrodestra alle prossime elezioni politiche, stenta a prendere il volo e a farsi regola. Basta volgere lo sguardo a Matera, il quarto capoluogo in cui si è votato in questo primo turno che ha coinvolto 117 comuni di cui 31 oltre i 15mila abitanti: il candidato del centrosinistra Roberto Cifarelli, del Pd ma in campo senza simbolo, è sì in testa con oltre il 40%, ma il candidato del M5s Domenico Bennardi, che di Matera è già stato sindaco e che si è attestato all’8%, ha già dichiarato che non farà convergere i suoi voti su Cifarelli: «Non appoggeremo nessuno e non faremo apparentamenti. Lasceremo libero arbitrio ai nostri elettori». Altro che campo extralarge. Da parte sua Conte, mentre non smentisce la posizione dei suoi a Matera, si limita a elogiare la sola scelta della candidatura civica a Genova («è la dimostrazione che progetti nati dal basso ed inclusivi delle proposte della società civile sono percepiti dai cittadini come più vicini alle proprie esigenze e, per questo, meritevoli di fiducia ed entusiasmo»).Nel M5s restano forti la vocazione all’indipendenza e la resistenza a convergere su candidati demInsomma, il principale ostacolo all’unità di tutte le opposizioni resta proprio il più importante alleato del Pd, quel M5s che si dichiara “progressista indipendente” e che fatica a ritrovarsi sempre in una logica unitaria. E fatica ancora di più a dare il suo contributo a candidati che sono espressione del Pd. Come si comporterà Conte quando arriverà il momento di scegliere il candidato premier della coalizione (ipotesi non peregrina, vista l’intenzione del centrodestra di superare i collegi uninominali del Rosatellum per un proporzionale con premio di maggioranza al 55% e indicazione del capo della coalizione sulla scheda elettorale)? E che cosa accadrà quando bisognerà stendere un programma elettorale, viste le posizioni anti armi all’Ucraina e in parte anti Ue dei 5 Stelle?Se il centrosinistra è forte nelle zone urbane, il centrodestra continua a dominare nei piccoli centriC’è poi da tenere in conto che il centrosinistra, e in particolare il Pd, è storicamente forte nei centri urbani ma debolissimo in provincia e nei piccoli centri, dove prevale il centrodestra. Anche questa volta occorre attendere i dati definitivi per leggere eventuali tendenze regionali. Insomma, la strada del “testardamente unitari” di Schlein è ancora tutta in salita. LEGGI TUTTO
Tasse e terzo mandato, scontro nella maggioranza
Ascolta la versione audio dell’articoloUn vertice del centrodestra sul terzo mandato non è riuscito a risolvere i dissidi all’interno della coalizione. Forza Italia ha ribadito la propria contrarietà, la Lega rimane favorevole mentre Fratelli d’Italia ha confermato la volontà di discutere della materia. E dunque la delega della decisione passa nelle mani dei leader Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi.Tajani: Fi contraria, no a incrostazioni potere«Noi siamo contrari» al terzo mandato «ed è una posizione che abbiamo sempre avuto: siamo pronti ad ascoltare sempre tutti» ma «il terzo mandato poi devi farlo anche per i sindaci e diventa una cosa troppo complicata, non si può fare alla vigilia del voto ma siamo contrari proprio al principio». Lo ha detto Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier, parlando alla Camera. «Io sono sempre pronto al dialogo – ha specificato – ad ascoltare le ragioni ma gli altri devono ascoltare le nostre. Le incrostazioni di potentati rischiano di essere dannose per i cittadini».Loading…«Priorità a taglio Irpef, poi rottamazione»Ad agitare le acque nelle ultime ore c’è poi il nodo fisco. Sulla questione intorno alla manovra, come spiegato a chiare lettere dal leader azzurro, «la priorità per noi è il taglio dell’Irpef, poi la rottamazione. Ma la priorità è il taglio dell’Irpef, allargando la base a 60mila euro annui. Rimane anche il ritiro della Sugar tax».Salvini: per la Lega la pace fiscale è priorità ed emergenza Per la Lega e per il governo «una giusta, attesa e definitiva pace fiscale, una rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che stanno bloccando l’economia del Paese, sono una priorità, anzi una emergenza». Così il segretario della Lega e vicepremier Matteo Salvini in una nota. LEGGI TUTTO
Pd-Azione-Italia Viva, al via a Milano il circolo Matteotti: «Unire i riformisti»
Ascolta la versione audio dell’articoloMilano, patria dei riformisti fin dai tempi di Filippo Turati. Milano, dove i partiti cosiddetti “centristi” (da Italia Viva ad Azione ai radicali di Più Europa) occupano un’area stimata attorno al 15% e dove di contro il M5s non raggiunge le due cifre. Milano, alla ricerca di una difficile successione ai due mandati del sindaco Giuseppe Sala per le comunali del 2027. Fatto sta che proprio nella “capitale morale” d’Italia nasce il primo circolo politico interpartitico che il cronista ricordi, e nasce nel segno dell’antischleinismo: intitolato non a caso al socialista riformista Giacomo Matteotti (sì, proprio lui, il deputato rapito e ucciso dalle squadracce fasciste di Benito Mussolini nel 1924), viene inaugurato dai democratici della minoranza riformista Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Lia Quartapelle e Simona Malpezzi, dalla presidente di Azione Elena Bonetti, dal deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova, dalla renziana Lisa Noja.Europa, Ucraina, Jobs Act: il manifesto dell’«orgoglio» demUna prova generale di un nuovo partito alla destra del Pd di Elly Schlein? La ricerca di una cosa rosa, di una casa del riformismo italiano? Da Guerini a Picierno, i big della minoranza dem rispondono con un secco no: «La casa dei riformisti è il Pd». Ma servirà pure un luogo – è la riflessione – per ribadire le posizioni riformiste: mentre Schlein si stringe nell’alleanza a sinistra con il M5s di Giuseppe Conte e con Alleanza Verdi Sinistra, loro aprono le porte al centro («non possiamo lasciarli fuori dall’alleanza»); mentre Schlein si fa sempre più sensibile alla propaganda contiana sul pacifismo e sul no al riarmo europeo, loro ribadiscono il fermo sostegno alla resistenza ucraina contro l’aggressione della Russia di Putin e la necessità per l’Europa di investire sulla Difesa; mentre Schlein prova a schierare tutto il partito sui referendum promossi dalla Cgil contro quel che resta del renziano Jobs Act, loro difendono quella stagione di riforme, allora condivisa da tutto il Pd, e si rifiutano di sottomettersi ad una pubblica abiura dichiarando che non voteranno a favore. E così via.Loading…Un luogo di confronto, non un partito (per ora)Quasi un manifesto di partito senza per ora voler davvero percorrere la strada di un nuovo partito, dunque. Piuttosto una palestra per scaldare i muscoli in vista del congresso del Pd che seguirà la probabile sconfitta del centrosinistra alle elezioni politiche del 2027. E un luogo di confronto ed elaborazione politica che – sulla falsariga di quanto l’associazione LibertàEguale di Enrico Morando, Stefano Ceccanti e Giorgio Tonini fa ogni anno ad Orvieto – punta a riunire i diversi riformismi indipendentemente dalle famiglie politiche di provenienza: liberali, cattolici democratici, socialisti.E due messaggi: uno a Schlein, l’altro a BonacciniCon due messaggi chiari: uno alla segretaria dem, invitata a non disfarsi della storia stessa del suo partito in nome del cambiamento, pena ritrovarsi con una scatola vuota; e uno ai dirigenti della minoranza di Energia popolare che fanno riferimento a Stefano Bonaccini, accusato di eccessiva accondiscendenza nei confronti di Schlein. Intanto il circolo Matteotti parte. Per arrivare dove si vedrà. LEGGI TUTTO
“Richiamate 40mila auto”. Cosa sta succedendo a Porsche
Ancora una volta Porsche è costretta a richiamare numerose unità, per la precisione in questo nuovo caso 40.421, del modello elettrico Taycan vendute in tutto il mondo: una situazione che riguarderebbe tutte le tipologie della vettura, comprese le versioni Cross Turismo e Sport Turismo.Esisterebbe, infatti, la concreta possibilità che il cablaggio realizzato sotto il sedili anteriori (quindi sia dal lato conducente che da quello passeggero) possa essere danneggiato durante la regolazione longitudinale degli stessi. Il rischio è che sia gli airbag che i pretensionatori delle cinture di sicurezza possano essere disattivati e divenire quindi inutilizzabili. Il richiamo, identificabile con il codice interno “Ana5” riguarda modelli realizzati in fabbrica tra il 10 luglio del 2019 e il 18 maggio del 2021.Non si tratta del primo problema che i clienti Porsche hanno riscontrato nel modello in questione. Già poco dopo il primo lancio sul mercato, infatti furono segnalati dei difetti relativi alla connettività, risolti in un secondo momento tramite aggiornamenti al software.I primi richiami di Porsche Taycan (maggio 2022) hanno riguardato circa 6mila modelli venduti in Cina e fabbricati tra gennaio 2020 e marzo 2021, sempre per il problema connesso al rischio di danno del cablaggio sotto i sedili anteriori. Nel medesimo periodo dell’anno, il richiamo è stato effettuato anche per numerose vetture vendute nel mercato Australiano. Si parla complessivamente di oltre 75mila Taycan già richiamate in tutto il mondo.Oltre al controllo di eventuali danni rilevabili nel cablaggio, i tecnici dovrebbero procedere con l’applicazione di una fascia protettiva in tessuto flessibile con lo scopo di evitare che i cavi entrino in contatto diretto con le parti mobili dei meccanismi del sedile. L’intervento previsto per i veicoli richiamati da Porsche sarà gratuito. LEGGI TUTTO
Mattarella: urgente la difesa comune europea, stare fermi non è più un’opzione
Ascolta la versione audio dell’articolo«In questi giorni il Simposio celebra il ventennale dalla sua prima edizione e, come ogni anno, il tema proposto – la competitività – compare in cima all’agenda dei governi europei e delle istituzioni comunitarie. Progredire senza indugi e con efficacia in quest’ambito è largamente considerata condizione indispensabile all’ulteriore approfondimento del progetto d’integrazione continentale, al rilancio strategico dell’Unione Europea e alla preservazione di un’economia prospera per i suoi Stati Membri e i suoi cittadini». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al Cotec di Coimbra.Mattarella: Ue agisca, stare fermi non è più un’opzione Il capo dello Stato ha aggiunto che «il nostro Simposio ha quindi il merito di lanciare ”Un appello all’azione” di grande attualità: è infatti urgente, direi prioritario, che l’Europa agisca, perché stare fermi non è più un’opzione. I rischi dell’immobilismo sono ben identificati nel Rapporto Draghi come in quello Letta, sul futuro del mercato interno: le ipotetiche conseguenze per l’Europa, ad esempio in termini di arretramento nelle condizioni materiali di benessere diffuso o di un allontanamento irreversibile dalla frontiera tecnologica, ne accrescerebbero anche le vulnerabilità sui piani strategico e geopolitico, riducendone la capacità di contrastare le attuali perturbazioni dell’ordine internazionale. Scongiurare tali rischi è fondamentale».Loading…Citato Puccini: «Nessun dorma» dentro la Ue E ancora. Mattarella ha citato la Turandot di Puccini – poco prima eseguita al vertice Cotec di Coimbra – per rendere appieno il senso dell’urgenza ad agire che deve animare sempre di più la politica europea. Un vero e proprio appello “all’azione” da parte del presidente della Repubblica che è intervenuto dopo la relazione di Mario Draghi. «Poc’anzi la romanza che abbiamo ascoltato, ’Nessun dorma’ potrebbe applicarsi alla nostra Unione» ha spiegato.«Ue in ritardo su Difesa, farla con urgenza»La Difesa comune europea, per Mattarella, «ben esemplifica le conseguenze dell’inazione e delle ingiustificate ritrosie a procedere lungo il cammino dell’integrazione». Il presidente della Repubblica ha ricordato che «gli Stati membri ne discutono da oltre settant’anni. Da quando a Parigi, nel maggio 1952 fu firmato il Trattato che istituiva la Comunità Europea di Difesa. Questa veniva rilanciata, in forme diverse e meno ambiziose, tra il ’98 e il 2000. Non è difficile immaginare quale sarebbe oggi la condizione dell’Unione, di fronte al mutato contesto geopolitico, se avessimo scelto a suo tempo di compiere quel salto di qualità politico nel processo di integrazione. Oggi siamo in ritardo, in rincorsa rispetto agli eventi e dobbiamo, di conseguenza, avvertirne l’urgenza»«Orgogliosi della eccezionalità europea»Abbiamo davanti «una sfida impegnativa – ha incalzato Mattarella -, eppure, senza sottovalutare la gravità della situazione, abbiamo il dovere – oltre che molte buone ragioni – di restare ottimisti. L’Unione si erge su solide fondamenta: un’economia di mercato aperta alla concorrenza e agli scambi internazionali; un sistema di banche centrali indipendente; un quadro giuridico stabile e affidabile; una concezione di Stato di diritto saldamente ancorata a una convinta tradizione democratica; politiche di redistribuzione attive ispirate al principio di solidarietà. Occorre essere orgogliosi di questa ”eccezionalità europea” e progredire su tali presupposti» LEGGI TUTTO