La riforma della magistratura onoraria è “solo uno dei tasselli di un lavoro più ampio che il governo sta facendo per riformare la giustizia italiana, per mettere fine alle storture a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni, per coniugare le necessarie garanzie con l’equità e la velocità dei processi”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel corso di un videomessaggio al convegno ‘Magistrature & riforme’ di Federmot, la Federazione magistrati onorari di tribunale. “L’Italia merita una giustizia più giusta, più vicina ai cittadini, più vicina vicino alle imprese”, ha aggiunto. “È un impegno che questo governo si è assunto e che intende rispettare perché siamo persone di parola e intendiamo consegnare a chi verrà dopo di noi un’Italia migliore di quella che è stata consegnata a noi”.
“Abbiamo dato tutele e diritti ai magistrati onorari”
“Questo governo ha avuto il coraggio di affrontare una questione colpevolmente ignorata per troppo tempo e in pochi mesi ha approvato una riforma storica che mette fine a una vera e propria ingiustizia di Stato”, ha aggiunto Meloni. “Abbiamo chiuso una stagione di incertezza e ne abbiamo aperta una di buonsenso, di dignità nella quale i magistrati onorari non sono più una categoria dimenticata, ma una componente valorizzata, pienamente riconosciuta del sistema giudiziario”. Il governo, ha proseguito, ha garantito “a migliaia di servitori dello Stato le tutele e i diritti che attendevano da decenni: uomini e donne che rappresentano un pilastro fondamentale del nostro sistema giudiziario, ma che per oltre venticinque anni sono stati considerati lavoratori di serie C, indegni persino di godere dei diritti fondamentali che sono riconosciuti a tutti i lavoratori, come il diritto alle ferie, alla previdenza, alla malattia, alla maternità”. Per Meloni con la riforma si afferma “un principio semplice, ma fondamentale: chi serve lo Stato merita rispetto, certezza, dignità” e si garantiscono “tutele concrete, compensi adeguati, chiarezza nei ruoli, chiarezza nei diritti”. “È una riforma che non nasce nel Palazzo, ma che viene da lontano ed è il frutto di un percorso di ascolto, di confronto, di battaglie che sono state portate avanti fuori e dentro le sedi delle istituzioni. Una battaglia che abbiamo portato avanti quando eravamo all’opposizione, che non abbiamo chiuso in un cassetto quando gli italiani ci hanno accordato la loro fiducia, ci hanno affidato la responsabilità di governare la nazione. Ne abbiamo fatto un punto del nostro programma, abbiamo lavorato per trasformarlo in realtà. È un impegno che ci eravamo presi non solo con i magistrati onorari, ma con tutti i cittadini italiani perché riconoscere il ruolo dei magistrati onorari significa costruire una giustizia più giusta e più veloce”.