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Il richiamo di Giorgetti: “Tutti devono contribuire”. E Moody’s conferma il rating


Per crescere e tenere i conti in ordine «serve il contributo di tutti». È l’appello del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che in collegamento con l’assemblea dell’Anci, ha rivendicato ancora una volta i successi dell’approccio prudente del governo. «Il crescente e robusto interesse degli investitori per i nostri titoli di Stato, la significativa riduzione dello spread e le positive valutazioni» delle agenzie di rating tra cui due hanno rivisto al rialzo l’outlook.

Stasera, invece, Moody’s ha confermato il giudizio «Baa3», il primo livello dell’investment grade, con un outlook stabile. Trattandosi di una revisione periodica non è stata fornita nessuna indicazione sulle prossime mosse. «Ci aspettiamo che la crescita del Pil reale rimanga moderata, inferiore all’1% quest’anno, a causa della debolezza della domanda interna e delle esportazioni dovute al rallentamento dell’economia tedesca», sottolineano gli analisti aggiungendo che «l’aumento dei consumi privati e la prevista accelerazione della spesa del Pnrr sosterranno una modesta accelerazione della crescita allo 0,9% nel 2025 e all’1% nel 2026». Moody’s è, quindi, un po’ più pessimista del governo sull’evoluzione del deficit/Pil atteso al 4,6% nel 2024 (3,8% per il Psb) e si ridurrà ulteriormente al 3,5% (3,3%) nel 2025 e al 3% (2,8%) nel 2026.

Valutazioni che confermano la bontà delle strategie di Giorgetti. «La sessione di bilancio in corso si colloca in un contesto economico e istituzionale complesso, che vede da un lato l’entrata in vigore delle nuove regole di bilancio europee e dall’altro il permanere dell’incertezza geopolitica», ha ricordato il titolare del Tesoro sottolineando che «l’importanza della stabilità politica» è «un asset da tutelare».

Cresce intanto l’attesa per il vertice di lunedì tra la premier e i vicepremier Antonio Tajani e , chiamato a sciogliere anche diversi nodi sulla manovra. A partire dal canone Rai, che ha posticipato l’ok al decreto Fisco in commissione Bilancio al Senato, mettendo a nudo alcune divergenze tra Lega e Fi. Per via Bellerio la conferma della riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro «è una priorità» e siamo determinati a portarla avanti «fino in fondo», ha messo in chiaro il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo. Per gli azzurri è una scelta «ridicola», ha commentato il vicepremier Tajani.

Questa varietà di posizioni si riverbera anche nella manovra dove ciascun partito di maggioranza ha messo in evidenza i propri emendamenti. Tra i 220 “super-segnalati” alla manovra (circa 220 in un elenco che circola tra i parlamentari) le proposte di Fdi vanno dal contributo di 500 euro l’anno per gli under14 al silenzio-assenso per i fondi pensione. La Lega insiste dall’allargamento della flat tax fino ai redditi a 50mila euro annui e su maggiori fondi per il Ponte. Fi va dal taglio dell’aliquota intermedia Irpef alla riformulazione della web tax.
L’appello di Giorgetti a fare ciascuno la propria parte sembra proprio rivolto ai suoi colleghi e alleati. Non a caso dinanzi alla platea di sindaci ha ricordato come tutti gli enti territoriali siano chiamati a contribuire.

La riduzione delle risorse per gli investimenti pubblici in manovra è dettata dal bisogno di «dare priorità all’utilizzo delle somme» di Pnrr e Fondo di coesione. Su un punto non si arretra. Le risorse per la sanità sono aumentate: +12 miliardi in tre anni. Numeri, ha concluso, che «certificano la falsità delle narrazioni strumentali».


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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