Iveco Group, società della galassia Exor, sarebbe a un passo da diventare indiana, entrando a far parte della famiglia Tata Motors. Dunque, un altro «gioiello» italiano, in questo caso fondato a Torino nel 1975, che si appresterebbe a cambiare casacca. Tata Motors, vecchia conoscenza di casa Agnelli, a questo punto si preparerebbe ad acquisire il costruttore di camion, veicoli commerciali, bus, motori e mezzi per la difesa, divisione che però non rientrerebbe nella possibile vendita. Essendo Iveco Group tra le aziende considerate di interesse strategico nazionale, in caso di conferma dei negoziati, potrebbe entrare in gioco la nor mativa sul golden power per fissare le opportune condizioni. «No comment», intanto, da Torino e nessuno commento da Mumbai, quartier generale di Tata, lo stesso gruppo, che già controlla Jaguar e Land Rover, legato anni fa da una partnership con Fiat per la produzione di veicoli in India. L’indiscrezione, rilanciata da Reuters, ha subito impattato positivamente sulle azioni Iveco. Il titolo, quotato dal 2022 dopo lo scorporo da Cnh, ha infatti chiuso la giornata con un +8,32% a 16,60 euro. Iveco, dal 2024 nelle mani dello svedese Olof Persson, vale 4,48 miliardi e la holding Exor, di cui è ceo John Elkann, ne detiene il 27,1%, con il 43,1% dei diritti di voto. Non è la prima volta che la società entra nel mirino di possibili acquirenti: era accaduto nel 2021 con i cinesi di Faw, ma il governo italiano aveva detto no. La società italiana è la più piccola se si guarda ai concorrenti in Europa, dove i big si chiamano Volvo, Daimler e Traton (Volkswagen). Fuori dalle trattative resta la divisione Difesa, che potrebbe essere scorporata o ceduta entro l’anno. Tre le offerte (fino a 1,9 miliardi di euro) sul tavolo per l’ambita Iveco Defense: Leonardo insieme alla tedesca Rheinmetall; il produttore di carri armati franco-tedesco Knds; l’azienda di armamenti Czechoslovak Group di Praga. I sindacati metalmeccanici, in una nota, chiedono di essere convocati con urgenza da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy. Gianluca Ficco (Uilm): «I timori sul futuro di Iveco e dei suoi 14mila dipendenti si acuiscono». E Samuele Lodi (Fiom): «Mentre la proprietà con le vendite moltiplica i risultati finanziari, l’Italia si impoverisce economicamente e industrialmente». Se ne saprà di più il 30 luglio, se non prima, in occasione della trimestrale di Iveco. Gli analisti prevedono ricavi per 3,56 miliardi, un risultato operativo adjusted a 211 milioni e l’utile netto adjusted a 110 milioni con una posizione finanziaria netta delle attività industriali indicata a 1,03 miliardi. Se Iveco Group vola in Borsa, non è così per Stellantis: -3,18% a 7,91 euro.
L’assemblea straordinaria dei soci, svoltasi ad Amsterdam, ha sì ratificato la nomina a ceo di Antonio Filosa, ma a preoccupare il mercato sono il rinvio dei dati sulle spedizioni di nuove vetture e lo stop della produzione a Pomigliano d’Arco, imposto dai dazi, di Dodge Hornet, il «gemello» di Alfa Romeo Tonale destinato al mercato Usa.