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La passione per l’atomo sfonda nelle università


Da quando il dibattito sul nucleare è ripartito, l’interesse dei giovani studenti per questa branca dell’ingegneria è in continuo aumento nel nostro Paese. Secondo quanto raccolto da Il Giornale, infatti, il corso di ingegneria nucleare del Politecnico di Milano del professor Marco Ricotti è arrivato a triplicare i suoi numeri negli ultimi cinque anni con 150 nuovi iscritti (mentre il resto d’Italia ha raddoppiato). Un andamento vivace si può riscontrare anche per il Politecnico di Torino, dove il corso di Ingegneria nucleare – il cui referente è il professor Vittorio Verda – è un orientamento del corso di laurea magistrale in Ingegneria Energetica e Nucleare: ebbene, il numero di iscritti è passato dai 49 del 2022/23, a 70 nel 2023/24 fino ai 76 nel 2024/25. Spostando lo sguardo al resto d’Italia, invece, il totale dei nuovi iscritti a ingegneria nucleare nell’ultimo anno è stato di circa 350 studenti. Anche il trend dei laureati in ingegneria nucleare è in aumento, che al momento hanno un ritmo di 150-200 nuovi ingegneri ogni anno ma i numeri incrementeranno visto l’attuale andamento delle iscrizioni. Insomma, questi numeri sono un indice di come la materia interessi sempre di più la politica nazionale e internazionale. L’Italia, infatti, ha messo in cantiere una legge delega – di cui si sta occupando il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin – per permettere di fare ricerca e realizzare prototipi direttamente nel nostro Paese, un aspetto che sarà un volano per gli investimenti (Edison, controllata della francese Edf, ha parlato di 4 miliardi di investimenti nel caso arrivi il «sì» del Parlamento). Ma è anche la stessa Unione europea a puntarci, avendo incluso l’energia nucleare all’interno della tassonomia europea.

«Per rispettare gli obiettivi della transizione energetica l’apporto dell’energia nucleare è fondamentale», spiega a Il Giornale il professor Verda. Anche l’International Energy Agency, l’organismo intergovernativo maggiormente accreditato rispetto all’elaborazione di scenari energetici, ha previsto al 2050 una crescita della capacità produttiva da nucleare compresa, a livello mondiale, tra il 53% e il 109% rispetto ad oggi. «In particolare», prosegue Verda, «questa seconda percentuale corrisponde allo scenario per il quale si prevede il raggiungimento dell’azzeramento delle emissioni nette di CO2. A livello europeo, l’Agenzia Internazionale per l’energia atomica, prevede un incremento della capacità produttiva fino all’84%».

Va da sé, quindi, che le prospettive in quest’ambito potrebbero essere notevoli con la filiera italiana che, due anni fa, contava 2.800 addetti. Secondo il portale AlmaLaurea, i laureati in ingegneria nucleare iniziano a lavorare subito dopo la laurea nell’87% dei casi e trova lavoro in tre mesi e mezzo da quando inizia a cercare un impiego.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed


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