La scelta di Intermarine di affidarsi alla tedesca Mtu, invece che all’italiana Isotta Fraschini Motori del gruppo Fincantieri, anticipata ieri dal Giornale, ha scatenato polemiche sia dal fronte politico che sindacale.
Se la situazione fosse invertita, infatti, difficilmente il sistema tedesco rinuncerebbe alla scelta di un fornitore nazionale per un componente strategico come il motore destinato alle cinque unità navali previste dal contratto con la Marina militare italiana. Fim-Cisl e Fiom-Cgil giudicano questa decisione «inattesa e ingiustificata sotto il profilo tecnico ed economico». I due sindacati hanno ribadito l’importanza di Isotta Fraschini, definendola «l’ultima realtà italiana con competenze nel settore motoristico navale e terrestre» e un asset strategico per l’occupazione e lo sviluppo del Mezzogiorno. Secondo le due sigle, il prodotto italiano è più competitivo e la scelta di Intermarine rischia di penalizzare «una filiera che sta affrontando la transizione green» e che rappresenta un riferimento per il settore dell’idrogeno. Dario Iaia, deputato e presidente provinciale Fdi di Taranto, ha espresso preoccupazione sottolineando che la scelta di acquistare tecnologia tedesca per la flotta cacciamine della Marina rischia di determinare ricadute sull’occupazione.
«Bisognerebbe guardare con maggiore attenzione verso il know how italiano », ha dichiarato. Stupisce quindi che Matteo Colaninno, presidente del gruppo, ex deputato ed esponente confindustriale, non riesca a incarnare appieno lo spirito istituzionale nazionale.