Il passaggio da contratto partita Iva a privato un tempo era un’utopia, ma ora è possibile anche se alcuni rivenditori nei negozianti possono fare difficoltà e persino i call center possono dare informazioni erronee. In effetti è quanto successo anche all’utente. Ricordiamo che le norme tutelano il diritto alla portabilità del numero a prescindere dalla natura del contratto, privato o business (con partita Iva).
Così come le norme consentono la disdetta in qualsiasi momento. Per nessun motivo un utente può essere costretto a restare con l’operatore per 24 mesi. Se gli si impedisce di far valere i propri diritti di portabilità, può rivalersi contro l’operatore (con procedura di conciliazione e indennizzi fino a 50 euro, 2,50 euro per ogni giorno di ritardo, che scatta oltre il secondo dalla richiesta).
Il lettore faccia quindi richiesta di portabilità. Bisogna specificare però la partita Iva a cui è associato il numero. L’intestatario della partita Iva deve coincidere con quello del richiedente, che sarà titolare del contratto con il nuovo operatore (altrimenti sarebbe un subentro e questo sì è impossibile farlo con un passaggio da partita Iva a contratto privato).
Certe portabilità da Iva a privato, con altro operatore, falliscono nonostante l’identità di intestatari a causa di errori procedurali.
Alcuni quindi consigliano di chiedere al proprio operatore, per agevolare le cose, di convertire il contratto da Iva a codice fiscale prima di procedere con la portabilità.
Infine, i costi di disdetta: 200 euro sono davvero tanti. Forse dentro ci sono rate del cellulare associato al contratto e che l’utente ha comunque diritto a pagare mensilmente (invece che tutte d’un colpo). Conviene verificare quanto c’è scritto davvero nel contratto; non è da escludersi che anche questa informazione, sui costi di disdetta, sia stata fornita errata.